Palermo apre le prigioni dell'Inquisitore di Francesco La Licata

Palermo apre le prigioni dell'Inquisitore Palermo apre le prigioni dell'Inquisitore Francesco La Licata PALERMO ..jT* HISTU è lu locu chi cui « V^ trasi cridi Z L'afflizioni e pena che si pati. Z In chistu locu si discemi e vidi Z la vera nimicitia e crudelitati». La grafia è incerta, la lettura difficile per chi non ha il mestiere di decrittare graffiti sbiaditi dal tempo. Ma una volta appresa la chiave, non si può non afferrare il senso di quelle terribili parole scolpite in uno dei luoghi di dolore più atroci che ilmmaginario collettivo conosca. Stiamo parlando delle carceri segrete dell'Inquisizione, a palazzo Chiaramonte, dove per quasi duecento anni (dal 1605 al 1782) una umanità dolente è stata segregata e torturata, accusata di eresia e costretta all'abiura. Un popolo misto, fatto un po' di ladri, piccoh delinquenti e inadempienti con l'Erario, un po' di maghi, fattucchieri e frequentatori dell'occulto; ma un popolo - anche - di intellettuali, filosofi, scienziati poco organici al potere e per questo invisi agli «inviati» in Sicilia dalla cattolicissima Spagna di Torquemada. Tutti ospitati, si fa per dire, nel ventre del complesso monumentale conosciuto anche come palazzo Steri - oggi sede del Rettorato delTUniversità di Palermo - e sottoposti al «trattamento» di rito neh' apposita sala dove ancor oggi è visibile Inanello» al tetto che reggeva il gancio a cui veniva «appeso» il reprobo e «stirato» fino allo scollamento degli arti. Ecco perché scrivevano e disegnavano, e dipingevano, i detenuti m attesa dell'ultimo interrogatorio: quei muri, divisi in prima, seconda e terza cella del cosiddetto «Carcere dei Penitenziali», altro non sono che un diario del dolore, un urlo contro le storture del potere. E sono migliaia i resti di quel «registro generale» della sofferenza, sparsi per i diversi ambienti del palazzo monumentale (finora visibili solo quelh delle cosiddette Carceri Filippine). Volti di Santi (da Rosalia che libera Palermo Halla peste alla vergine Lucia con gli occhi strappati e posti su un piatto), liriche amorose, semplici anatemi o ironie dissacranti come la scritta in dialetto che, si congratula coi detenuti per «stare in un posto buono, in caso di pioggia». Per anni quegli antri sono rimasti chiusi, negati al grande pubblico, seppure entrati nell'interesse di emmenti intellettuali. Fu Giuseppe Pitrè il primo a scoprire - l'immenso patrimonio nascosto negli stanzoni di palazzo Chiaramonte. Scoperta successiva, le Carceri dei Penitenziati, quella del giornalista e scrittore Giuseppe Quatriglio che si dovette «proteggere» lavorando quasi in clandestinità. Ma chi si appassionò alla scoperta fu Leonardo Sciascia che scrisse una prefazione ai Graffiti e disegni dei prigionieri deWInquisizione (Sellerie), oltre all'indimenticabile Morte deU'Iquisitore, ambientato tra i bui corridoi di palazzo Chiaramonte. Ora le celle dello Steri diventeranno «Museo dell'Inquisizione». Un progetto (da realizzare in poco più di due anni) di cui si è fatto promotore e garante il Rettore dell'Università di Palermo, prof. Giuseppe Silvestri. Insieme col recupero dei graffiti e dei disegni - affidato a Mauro Matteini, direttore della sezione Beni culturali del Cnr e già restauratore di opere come La Primavera e La Nascita di Botticelli e il David di Donatello verrà restituito ai visitatori dello Steri La Vucciria, il quadro che Renato Guttuso nel 1974 donò all'Università. H dipinto cambia sito: da un ufficio privato e perciò poco visitabile si trasferisce in ima zona della Sala delle Armi. A conclusione dei lavori, sarà visibile il luogo dove fra' Diego La Matina, l'eretico protagonista sdasciano della Aforte dell'Inquisitore, riuscì ad uccidere - colpendolo con una sbarra - don Juan Lopez de Cisneros, il giudice che lo interrogava. E' un pianerottolo angusto al primo piano, alla fine degli enormi stanzoni che sono stati, in epoca più moderna, anche aule della giustizia contemporanea. Pochi metri quadrati che si affacciano su una scala: la vìa di fuga che salvò il segretario di don Juan I/jpez così sfuggito all'ira omicida di fra'Diego.

Luoghi citati: Filippine, Palermo, Sicilia, Spagna, Torquemada