Herrmann il Gladiatore, più forte di ogni sventura

Herrmann il Gladiatore, più forte di ogni sventura ILCESTISTAÀRGENTINO SARA AD ATENE MALGRADO UNASERIE DI LUTTI CHE GLI HANNO STRAPPATO I GENITORI,«NASOREtU E UflDANZAFA Herrmann il Gladiatore, più forte di ogni sventura Carlo Coscia PENSAVAMO, noi italiani, che l'Oscar della sfortuna olimpica, per non usare un termine più colorito, appartenesse di diritto a Jury Chechi, che si ruppe il tendine d'Achille mentre era al top della forma un mese prima dei Giochi di Barcellona 92. Durissimo colpo, si capisce, ma poi Jury si prese la rivincita sulla malasorte conquistando l'oro quattro anni dopo ad Atlanta e guadagnandosi il sacrosanto diritto di reggere la bandiera nella ormai vicma cerimonia d'apertura delle Olimpiadi di Atene. La triste vicenda del re degli anelli, tuttavia, sembra quasi una goccia nel mare se paragonata a quella, assai più tragica, che ha segnato e sconvolto la vita di Walter Herrmann detto il Gladiatore, 25 anni, centro della Nazionale argentina di basket medaglia d'argento nel 2002 ai Mondiali di Indianapolis vinti dalla Serbia Montenegro. Il giovane Walter, lunga zazzera bionda tenuta a freno da una fascetta biancoceleste, come il calciatore Caniggia, il 18 luglio dell'anno scorso era impegnato a La Piata in amichevole contro il Venezuela. Poiché il match non era trasmesso dalla tv nazionale, la madre Maria Christina, la fidanzata Maria Yanina Garrone, campionessa di nuoto, e la sorella minore Barbara, 12 anni, insieme a un amico di famiglia e a sua figlia, salirono in auto per dirigersi a Bell Ville de Venado Tuerto, 200 chilometri di distanza, dove avrebbero potuto seguire l'incontro su un'emittente locale. Erano quasi arrivati, nel tardo pomerìggio, quando ci fu un Walter terrificante scontro frontale con una vettura su cui viaggiava una coppia di anziani. Tutti morti, sette persone, una tragedia. Walter, avvertito al termine della partita e distrutto dal dolore, voleva lasciare il basket. Confortato dalla sorella maggiore Jorg elina e aiutato dai compagni di squadra, il Gladiatore di Santa Fé decise di andare avanti, disse che la vita doveva continuare. Ma per tenere un po' più lontani i crudeli ricordi, andò a giocare in Spagna, a Malaga, dove disputò un'ottima stagione entrando nella rosa dei probabili olimpici. A fine campionato Walter fece ritomo in Argentina e fu convocato nella selezione B impegnata nei campionati sudamericani. Test importante perché doveva offrire all'allenatore Ruben Mangano i tre nomi mancanti per Atene. Il 18 luglio scorso, a un armo esatto dal tremendo incidente eh e gli aveva portato via le sue tre donne, Walter Herrmann scese in campo a Rio de Janeiro contro il Brasile nella finale dei campionati. H Gladiatore giocò benissimo, 37-punti e 11 rimbalzi. Fu premiato come il mighore in campo e per festeggiare fu issato a spalle per tagliare il canestro. Litigò anche con un avversario che voleva impedirgli di prendersi il pallone come ricordo. Walter è uomo e giocatore di carattere, un lottatore come del resto dice il nomignolo che gli hanno affibbiato. Ma il destino non aveva ancora finito di compiere il suo macabro lavoro. Tornato in hotel, una telefonata: il padre Walter era morto per infarto proprio mentre lui esultava per la prima vittoria dell'Argentina in Brasile (95-78) dal lontano 1947. Altro lutto, altro dolore, ma ormai Walter aveva scelto di guardare sempre e comunque avanti. Una settimana dopo Mangano gli chiese se voleva partecipare alla tournée in Spagna e il giocatore, sorprendendo lo stesso allenatore, disse di essere pronto. Sarà pronto anche ad Atene, deciso a scaricare nel cesto i suoi torménti e le sue sventure. Walter Herrmann detto il Gladiatore, 25 anni