Elvis cambia anche da morto di Marinella Venegoni

Elvis cambia anche da morto GIGANTESCA MOVIDA DI CANTANTI DOPO LA FUSIONE SONY-BMG: ORA 4 MAJOR HANNO L'80 PER CENTO DEL MERCATO Elvis cambia anche da morto Altra casa discografica pure per Dylan, Ramazzotti, Keys Marinella Venegoni BRUCE Springsteen e Bob Dylan cambiano casa discografica. E così J.Lo, e quell'altra smuosona di Beyoncé, e alcuni fra i nostri padri cantautori, da Francesco De Gregori a Franco Battiate, da Ivano Fossati a Roberto Vecchioni. Cambia etichetta, anche da morto, il pòvero Elvis; e con lui Alicia Keys, Avril Lavigne, Pino Daniele, Eros Ramazzotti e molti molti altri. Ma non è una follia di massa, nessuna star ha scelto di partecipare a questa immensa movida: la comunità intemazionale di artisti S- dintorni ha anzi seguito con crescente antipatia le manovre che hanno portato al matrimonio di interesse fra Sony e BMG, due major che insieme fanno un inestimabile patrimonio di musicisti. Le nozze sono diventate una realtà ora che anche l'Antitrust statunitense ha dato il suo assenso, dopo il primo o.k. ch'era arrivato dall'Antitrust delTUe. E il primo frutto di questa unione (che sarà anche una mezza rivoluzione) dovrebbe essere il «dual disc», un aggeggio che può essere allo stesso modo un Cd o un Dvd. Solo cinque erano ormai rimaste, in tutto il mondo, le major discografiche, immensi conglomerati che per decenni avevano governato il1 mercato della musica, ora ridotti a tremebondi giganti dai piedi d'argilla, scossi (Élla crisi scatenata da Internet e dalle masterizzazioni pirata che ormai la tecnologia consente anche al più banale dei computer. E, nell'uragano di questa crisi, le vecchie major avevano perso davvero la testa, mostrandosi incapaci di badare ad altro che non fosse la difesa del patrimonio consolidato. Dopo questa fusione, i vecchi dinosauri restano in quattro: nel!' ordine di importanza, Universal, Sony BMG, Warner ed Emi. Insieme detengono quasi l'SO per cento del mercato; quello che resta naviga dentro una nebulosa di piccole e medie realtà, spesso aggressive, ideative e coraggiose, concentrate sulla crescita artistica (che poi dovrebbe essere la materia principale del contendere). Anche queste «minor» appaiono però preoccupate della nuova fusione, tanto che hanno promesso battaglia legale dopo l'avvenuto placet al matrimonio: temono il mercato unico, prezzi che loro non potranno praticare, ridotta concorrenza. Artisti S- discografici, dicevamo, non è proprio che si amino. Per fondati motivi: l'ultima fusione ira etichette, nel 1998, della Universal con Polygram, fece «licenziare» 300 musicanti, tra gruppi rock e cantanti solisti. La più major delle major è la Vivendi Universal, che detiene ora il 26 per cento delle quote del mercato globale. Ma la nuova concentrazione Sony Bmg (seconda come importanza, con un 25,1 per cento, potrà contare su un giro d'affari complessivo di circa 8 miliardi di euro) è nata proprio per tagliare i costi; esaminerà con cura il proprio «roster» di talenti, e manderà a casa gli artisti che non raggiungono vendite di dischi compatibili con i previsti fatturati. A fame le spese è sempre, in questi casi, la qualità. Per dire: Bob Dylan, punta d'ogni preziosità artistica, da tempo non è più quel gran best-seller. Ma il secondo, robusto taglio, riguarderà il personale. Almeno duemila addetti in tutto il mondo, un quarto dei dipendenti, perderanno il posto. Una sorda guerra è già in corso nei rispettivi staff di Sony è BMG, visto dhe si debbono eliminare le duplicazioni; più triste il destino man mano che si scende nella scala delle competenze, e la nostra esperienza con le passate fusioni in campo italiano è che non sempre sono i migliori a restare al loro posto. Il «New York Times» va anche oltre, e prevede una confusione a tutto campo per la natura stravagante della fusione, Intanto, essa ha lasciato da parte i rispetthli comparti di edizioni, tanto che Sony e Bmg continueranno a competere cercando di mettere sotto contratto autori o talenti executive; ma poi Sony ha tenuto fuori dall'accordo la sua ala giapponese, i cui responsabili cadranno inevitabilmente nella confusione sulle singole operazioni. Concepito come una joint-venture, il nuovo colosso sarà governato da un «board» di 6 direttori, divisi esattamente in due blocchi. Però l'attuale manager operativo Bmg, Rolf Schmidt-Holz, non avrà più compiti di intervento diretto: il responsabile totale sarà Andrew Lack della Sony, un ex manager di tv con poca esperienza musicale, ora impegnato a massaggiare gli ego di dingenti fino a ieri rivali e che navigano nel musiebusiness da decenni. Secondo alcuni osservatori, ci sarà un bel casino, con scontri giganteschi tra i vecchi staff delle due società, però Lack sembra non preoccuparsene: «Non diventi creativo senza il fuoco della competizione nella pancia», ha detto al «New York Times». L'industria della musica sta riattivando i gladiatori. Jennifer Lopez: anche lei cambierà casa discografica dopo la bufera che ha investito il mondo della musica. Tutto è stato provocato dalla fusione (ora sancita definitivamente) tra BMG e Sony. Le major, immensi conglomerati che per decenni avevano governato il mercato della musica, ora ridotti a tremebondi giganti dai piedi d'argilla, scossi dalla crisi scatenata da Internet e dalle masterizzazioni pirata

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