Il linguaggio segreto della politica di Filippo Ceccarelli

Il linguaggio segreto della politica Il linguaggio segreto della politica Filippo Ceccarelli BRACCIA incrociate, labbra serrate e sguardi fiammeggianti nei dibattiti in Parlamento. Andatura guardinga, a piccoli passi, le rare volte, ormai, che lo si può osservare nelle occasioni ufficiali. Altrimenti seduto con le gambe accavallate come a costruire delle barriere tra lui e il mondo. E avrà anche fatto caldo, certo, ma chi ha partecipato all'interminabile verifica l'ha veduto più volte allentarsi il colletto. Bisogno d'aria. Di tregua. Quanto appare diverso Berlusconi, dopo la sconfitta! Forse è per questo, e per istintiva cortigianeria, che subito dopo la batosta alcuni tg hanno mandato in onda immagini di repertorio. Si vedeva un Cavaliere che camminava sicuro, spigliato, allegro, baldanzoso. Larghe falcate, testa eretta,'sfrette di rilàno'atìestrà'e'à manca. Ma dove mai? Infatti non era vero niente. Tipica manipolazione televisiva: il presidente Berlusconi, in verità, se ne stava rinchiuso nelle sue ville e nei palazzi. Imbufalito. E quando le telecamere non hanno potuto fare a meno di riprenderlo, è apparso incupito, impettito, irrigidito. Un altro personaggio, un'altramaschera. A volte lo si è visto, per un attimo, passarsi entrambe le mani sul volto, il gesto infantile della disperazione; a tratti agitandole a palme aperte, ritmicamente, come chi voglia allontanare un perìcolo. La postura berlusconiana rifletteva uno stato d'animo davvero lontano da ogni ottimismo. Il doppiopetto scuro lo fasciava come un'armatura. Quando ha accolto il cancelliere Schroeder, a Gabicce, si è mostrato più disinvolto e sorrìdente, con il maglione sulle spalle, «alla caprese», dicono i suoi. Ma poi subito Berlusconi ha infilato una mano in tasca. E quando uno sorrìde e intanto si mette una mano intasca, scrìve Anna Guglielmi ne II linguaggio segreto del corpo (Piemme, 1999) «avete buoni motivi per dubitare di lui». Mai come in politica, mai come in questo tempo eoa video-dipen¬ dente, vale quanto scrìtto da Mirabeau: «La parola è stata data all'uomo per nascondere il suo pensiero». Però il corpo parla. Al di là delle intenzioni, delle tecniche e delle strategie, ma parla. Tanto più gli odierni leader politici padroneggiano la parola, e tanto più si sentono e si muovono a loro agio nei salotti televisivi (dove pure attraverso piccoli monitor hanno addirittura il modo di auto-osservarsi e quindi di «aggiustare» la propria immagine in tempo reale), ecco, tanto più questo loro inconsapevole disvelamento corporeo finisce per apparire veritiero. Basta un dito, una mano, un movimento del piede, un'occhiata di traverso, un tono di voce che suona innaturale. Insomma, chi l'avrebbe mai detto: lo sguardo smaliziato dei telespettatori come un fatto di democrazia. 0 quasi. Com'è ovvio, non bisogna esagerare. Mal'ihtùito - è il cuorè,'dopo tutto - giocano una parte fondamentale in tutta la faccenda, n potere, certo, può sempre regolare a suo piacimento le visioni a distanza» quindi sospenderne gli efifetti. Berlusconi o chiunque altro può sparire dalla vista coUettiva per un mese, o due, o tre. Ma poi? Beh, poi Umberto Bossi, il cui corpo è stato addirittura celato agli scrutini, si è dovuto dimettere. Lo zoom delle telecamere e la moltiplicazione tecnologica delle fonti visive (fotografie e filmati ora anche su Internet) agevola questa osservazione certo un po' guardona, ma anche potenzialmente virtuosa. Perché Fassino bacia la Angiolillo? Perché Calderoli avanza conle mani dietro la schiena? Perché Pollini cammina a testa alta e Fini, ancora ima volta, dà segni di nervosismo tirandosi la manica della giacca? Se la video-politica ha determinato la nascita di una classe di governo del tutto adeguata alla scena mediatica, è anche vero che ha sviluppato nel pubbhco un sesto senso all'altezza della trasformazione. Sono gli effetti della democrazia che dopo tutto garantisce la possibilità di riconoscere, nel tutto, non solo il suo contrario, ma forse pure il suo antidoto.