Ancora una strage di clandestini alla deriva di Fabio Albanese

Ancora una strage di clandestini alla deriva STAVANO AFFONDANDO AL LARGO DELLA SICILIA, RECUPERATI DA UN MERCANTILE Ancora una strage di clandestini alla deriva Settantuno africani sbarcano allo stremo delle forze, ventotto le vittime Fabio Albanese SIRACUSA «Su quella barca eravamo in cento, ne sono morti a decine, i loro corpi li abbiamo gettati in mare». L'ultimo sbarco di clandestini sulle coste della Sicilia non racconta solo le drammatiche fasi di un salvataggio di disperati alla deriva su una carretta del mare. Perchè stavolta non tutti hanno completato il viaggio dal Nord Africa all'Europa e, man mano che su quella piccola barca blu di 14 metri che ha vagato per giorni nel Canale di Sicilia, donne e bambini ma anche robusti uomini, morivano per gli stenti, agli altri, ai sopravvissuti, non restava che gettarli in mare «per evitare che a bordo scoppiassero epidemie». La questura di Siracusa, la città dove i 71 sopravvissuti ieri notte sono sbarcati, stima che i morti possano essere tra 26 e 28 anche se si spera che sia una stima per eccesso. «Abbiamo interrogato alcune persone - dice il questore Vincenzo Mauro - che avevano esatta cognizione del numero di immigrati imbarcati. Nel punto di raccolta e imbarco ci hanno detto che c'era un centinaio di persone». L'ultimo cadavere è stato deposto all'alba di ieri sulla banchina del porto dal mercantile tedesco Zuiderdiep che aveva recuperato i disperati alle 16 di sabato. Una beffa, perchè su quel mercantile quel giovane di circa 18 anni era riuscito a salire, affaticato ma vivo. È morto durante l'ultima parte del tragitto, quella che avrebbe dovuto essere la più semplice e sicura, due ore dopo essere salito sul mercantile. E se molti degli altri clandestini sono ancora vivi, e undici sono ricoverati in ospedale a Siracusa, lo devono a Giuseppina Pignatello, medico e direttore dell'ufficio di Sanità marittima a Siracusa, che sul cai^o era riuscita a salire durante la notte, dopo una drammatica corsa per mare su una motovedetta della Guardia costiera. È lei che è riuscita a far recuperare le forze, a far riscaldare e a far bere bibite zuccherate ai clandestini superstiti che rischiavano tutti di morire per lo stesso motivo: assideramento e disidratazione. Un altro immigrato, una giovane donna, era stato soccorso da un elicottero partito da Malta e sceso sopra il ponte del caigo. Ora la ragazza è ricoverata in un ospedale di La Valletta. Con lei avrebbe dovuto salire a bordo un altro clandestino che però, nonostante le condizioni di salute, si è rifiutato d'imbarcarsi sull'elicottero fino ad avere una colluttazione con alcuni membri dell'equipaggio polacco della Zuiderdiep. Poi, raccontano, è entrato in ima sorta di tranche fino, all'arrivo nel porto di Siracusa. È stato lui il primo a scendere dalla nave, corpulento ma smunto, gli occhi persi nel vuoto, adagiato su una barella che è passata in mezzo a decine di soccorritori della Protezione civile e della Croce Rossa che alle 4 erano già da ore in attesa sulla banchina. Li hanno dovuti sorreggere e accompagnare sui pullman e sulle ambulanze tutti e 71. Tre sono donne, erano tutti stremati per un viaggio cominciato da Liberia, Costa aAvorio e Sierra Leone tre o quattro settimane fa, a piedi fino alla Libia e da lì in mare, destinazione Sicilia. Un viaggio che normalmente dura uno o due giorni ma che per un guasto al.'imbarcazione, in balia delle correnti, ha costretto i clandestini a restare in mare per due settimane. Il salvataggio è avvenuto 130 miglia a sud est di Porto Palo di Capo Passero, il lembo più a sud della Sicilia, in acque intemazionali che però in caso di soccorso sarebbero sotto la giurisdizione maltese. Il sono stati individuati dall'equipaggio di un mercantile di 120 metri, lo Zuiderdiep, in navigazione da Tarragona, in Spagna, alla Turchia, poco prima che la piccola imbarcazione che li trasportava affondasse. «Erano le 14,45 qunado ilpersoanle in cabina di comando mi ha detto di avere avvistato una barca - dice il comandante Ryszard Woytaszec, 45 anni, polacco - ho visto con il binocolo l'imbarcazione con tanta gente a bordo che si sbracciava e ho fatto in tempo a vedere anche quattro persone in mare». Poi le richieste di soccorso, alle autorità maltesi e a quelle italiane, dato che le condizioni dei clandestini erano pessime. Da Malta è partito un ehcottero, da Siracusa ima motovedetta della Guardia costiera. «Ne ho visti tanti di sbarchi - dice Angelo Mighore, dirigente della polizia marittima di Siracusa - ma questo è davvero diverso dagli altri. Sono arrivati al limite delle loro forze, hanno visto morire i compagni di viaggio e loro stessi sono scampati per miracolo alla morte». Chi era in condizioni accettabili è stato portato nella palestra di una scuola materna, locali messi a disposizione dal comune di Siracusa. Le ambulanze hanno portato gli altri in ospedale. Per questi ultimi ci sarà un permesso di soggiorno temporaneo per poter essere curati. Il grosso del gvuppo (molti in un primo tempo hanno detto di essere sudanesi) nella tarda serata di ieri era stato trasferito nel Centro di prima accoglienza di Pian del Lago, a Caltamssetta: il futuro riserva loro un decreto di espulsione e il rimpatrio. Erano arrivati in Libia a piedi dai loro Paesi Da lì sono partiti per un viaggio che doveva durare ventiquattro ore

Persone citate: Giuseppina Pignatello, Ryszard Woytaszec, Vincenzo Mauro