De Carlo: la mia vita è nei miei libri

De Carlo: la mia vita è nei miei libri LO SCRITTORE DI «TRENO DI PANNA» De Carlo: la mia vita è nei miei libri «Sono fortunato perché ho un pubblico che mi segue» Alain Elkann ANDREA De Carlo, lei è uno scrittore, e basta. Ma sono pochi gli scrittori che se lo possono permettere. Qual è il suo segreto? «Sono scrittore e basta perché ho la fortuna di avere un pubbUco abbastanza vasto. Questo fin dai tempi di «Treno di panna». La mia è l'unica dimensione in cui riesco a scrivere romanzi. Non posso interrompere il tipo di atmosfera che mi è necessario scrivendo altro. E' questione di tempi e ritmi». Quanto tempo ci mette per scrivere? ■'■tu «Il minimo è un anno. Nel caso del romàtìzòtiiie uscirà il 22 settembre da Bompiani, che si chiama "Giro di vento1', ho impiegato due anni di scrittura, ma pensavo a questa storia da una decina di anni». E non riusciva a scriverla? «No. Ho scoperto che ogni storia deve avere un suo tempo. Mi è capitato più di una volta di cominciare un romanzo, scrivere un capitolo o due e non andare avanti, perché mi sembrava che il tempo non fosse giusto, e ne scrivevo un altro che mi veniva naturale». Non ha mai avuto blocchi di scrittura? «Veri blocchi, no. Quando la scrittura non viene, non si può forzar¬ la. Quando mi capita di non sentirmi ispirato, rinuncio». Non le viene l'ansia del vuoto? «Mi è capitato un paio di volte in passato, perché avevo un atteggiamento sbagliato: cercavo di costringermi a scrivere. Adesso non lo faccio più». Quando finisce un romanzo, ne scrive subito un altro? «Ho un senso di liberazione: è il sentimento prevalente. Poi cerco di fare altro, di viaggiare, di non restarci attaccato». Però dovrà fare la promozione del suo romanzo? «Sì, e sarà come ritrovanni di fianco, o di fironte, a un'entità molto familiare, ma che nel frattempo ha acquistato una sua autonomia». Che tipo di promozione farà? «Incontri pubblici, che sono importanti, perché sono le mie uniche occasioni di vedere in faccia i miei lettori». Chi sono i suoi lettori? «Uno spettro variegato: da persone giovani, di 15-16 anni, ad anziani Sono uomini e dorme, anche se i lettori di romanzi sono in prevalenza donne. Ma in un incontro pubblico l'uditorio è generalmente misto». Eia televisione? «Ci sono pochi spazi dove uno scrittore possa andare, mantenendo la sua dignità, e soprattutto dove parlare del suo libro o comunque allibri». Che rapporto ha con le recensioni? «So che nessuno scrittore dovrebbe scrivere basandosi sull'opinione della critica, né quando lo esalta né quando lo fa a pezzi. A volte, comunque, sono opinioni interessanti e utili». Soffre per una stroncatura? «No. Sono distaccato». Non partecipa mai ai premi letterari? «E' una scelta che ho fatto da anni. Credo poco al fatto che i libri e gh autori possano essere messi in gara». Lei vende molto lo stesso, si è chiesto perché? «Credo che la questione sia racchiusa in ciò che un lettore riconosce di sé in un romanzo o nel rapporto che riesce a stabilire con 1 temi e i materiali presentati dallo scrittore». Lei di che cosa parla? «Parlo della mia vita, dei miei rapporti, delle domande che mi faccio. Quindi il mio scrivere romanzi è un modo di estendere questa domanda a chi li legge». Si sente un letterato? «Se devo dire la verità, no. Gli scrittori possono dividersi sommariamente in scrittori-letterati e in scrittori-scrittori, immersi anche nella dimensione quasi fisica del proprio lavoro. Io sento di appartenere a questa seconda categoria». Dice di parlare della sua vita, ma lo fa in prima persona? «Molto spesso si, ma a volte no, come è il caso del mio nuovo romanzo». Lei si trasforma in un personaggio? «No, ci sono in questo caso IO personaggi molto diversi e c'è, credo, un po' di me in ognuno di loro». Conosce bene le persone, le osserva, le capisce? «Le osservo molto, le ascolto, mi incuriosiscono. Capirle è una cosa più complessa che richiede energia, tempo, ma cerco di farlo». I suoi personaggi li conosce a fondo, come i suoi amici, i suoi parenti, le sue donne? «Quello, forse, è il punto di partenza. Poi all'interno di un personaggio c'è un viaggio di scoperta: in questo viaggio, a volte, succede di avere delle sorprese». Questi dieci personaggi chi sono? «Persone molto contemporanee, che potrebbero essere nostri amici o persone che incontriamo per strada o al lavoro». Se lei scrive solo e vive abbastanza isolato, come fa a conoscere la vita dei più, che è diversa dalla sua? «Ho una curiosità antropologica. Ogni volta che entro in contatto con altri è come se mi si attivassero i recettori e mi basta anche un periodo breve di immersione in un ambiente per ricavarne molte informazioni». Ha molta memoria? «Molta memoria sensoriale. Mi ricordo gli odori, i sapori, i modi di parlare, i gesti. Ho poca memoria perinomieperi numeri». E' diffìcile cominciare un libro? «Il punto più difficile sta nelle prime pagine, nell'avvio che poi contiene tutto il resto, non solo la storia ma lo spirito della storia». Bisogna che la prima pagina sìa accattivante? «Certo. La prima pagina è il momento in cui si stabilisce il messaggio e quindi deve contenere lo spirito che sarà la guida della storia». La riscrive molte volte la prima pagina? «Sì, decine di volte. E' solo quando la prima pagina funziona che il resto viene quasi per conto suo». Ék^ La prossima "" opera si chiama "Giro di Vento" La presenterò in una serie di reading Sono le uniche occasioni per guardare A A in faccia i lettori 77 Andrea De Carlo DOMENICA CON

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