Di questo Muti è il fin la meraviglia

Di questo Muti è il fin la meraviglia IL CONCERTO CON I WIENER HA DATO A SCHUBERT UN'ARIA TUTTA NUOVA Di questo Muti è il fin la meraviglia GiangiorgioSatragni SALISBURGO Anche l'ascoltatore più esperto e smaliziato, magari con qualche tratto di snobismo, sarebbe stato colto da stupefatta meraviglia di fronte a quanto compiuto da Riccardo Muti con i Wiener Philharmoniker al Festival di Salisburgo. Si dirà: sempre i sohti classici, lo Schubert della Quarta Sinfonia detta «Tragica» e dell'ultima, la «Grande. Ma d'dtronde i grandi libri non si rileggono sempre e i capolavori della pitturai non sono di continuo contemplati nei musei? E allora ecco ancora Schubert con i viennesi, in una lettura di una beUezza, freschezza ed evidenza tali da restituire la verginità di un primo ascolto. Dietro lo Schubert diciannovenne che nel 1816 scrive una sinfonia in do minore parte della musicologia evoca la figura di Beethoven: eppure il lessico è tutto diverso, con sem- plicità disarmante Muti getta luce sulle vere radici di questo Schubert, Haydn e Mozart, e del primo la rappresentazione sonora del caos nella «Creazione» che Schubert ricalca nell'introduzione lenta della sua sinfonia. Non è una lettura illuminista, è una lettura illuminante: piena di sottigliezze e ripiegamenti interiori, a mostrare come la «tragicità» di Schubert non sia affatto dramma scoperto, bensì inquietudine, col magnifico stacco dell'ultimo tempo, già così vicino ai fermenti romantici di Mendelssohn. Addirittura Bruckner, la cui base sarà l'ultimo Schubert, comincia ad apparire già qui, nel Minuetto che nel ritmo è quasi già uno Scherzo e reca una figurazione che sarà consueta negh Scherzi bruckneriani. Soltanto con i Wiener possono venir fuori simili cose, epifanie della storia del sinfonismo viennese quotidianamente praticato da chi ne è depositario. Muti lo assorbe e lo restituisce a loro moltiphcato: non è affatto banale mettere dopo la «Tragica» la «Grande», dopo il do minore che fa un giro attorno a Beethoven la sinfonia che nel finde cita il Beethoven della «Nona», ma che è un esempio tutto schubertiano di nuova sinfonia monumentale in cui si schiude la dimensione del sublime. Verrebbe da affondare in tutte le ripetidoni e i ritornelli della «divina lunghezza», come diceva Schumann, però Muti e i Wiener lo impediscono con la quantità di sorprese, vuoi una cellula ritmica messa in evidenza, vuoi un motivo secondario che prima ti era sfuggito ed ora è illuminato. L'unità logica è formidabile e sul versante tecnico non sd più cosa ammirare, gli attacchi immateriali dei violini nell'Andante della «Tragica» o l'impasto brunito dei fiati nella «Grande». Chi riceve il satellite Astra, domenica mattina alle 11 su Òsterreich I ascolterà i Wiener in stato di grazia (che vuol dire la grazia al quadrato): Muti li adora e loro adorano lui, che il prossimo anno aprirà qui il Festival con «Il flauto magico» di Mozart e nel 2006 dirigerà il 27 gennaio il concerto ufficiale delle celebrazioni nel giomo duecentocinquantesimo daUa nascita del compositore. Un grande «feeling» con l'Orchestra L'anno prossimo il direttore aprirà il Festival con Mozart e «Il flauto magico» Riccardo Muti dirigerà il 27 gennaio 2006 il concerto ufficiale delle celebrazioni per il 250"anniversario della nascita di Mozart

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