ce In mare l'acqua del dissalatore e noi moriamo di sete»
ce In mare l'acqua del dissalatore e noi moriamo di sete» LA DENUNCIA DEL SINDACO DI GELA: FUNZIONA AL «MINIMO TECNICO» E NON SODDISFA IL FABBISOGNO DEI CITTADINI «In mare l'acqua del dissalatore e noi moriamo di sete» La Regione Sicilia ha «congelato» l'impianto dopo la condanna del gestore per associazione mafiosa Fabio Albanese GELA(Caltanissetta) Acqua razionata, da utilizzare con il contagocce per arrivare al successivo turno di erogazione mentre quella del dissalatore finisce in mare. Succede a Gela, quinta città della Sicilia per popolazione, dove si continua a fare i conti con la carenza d'acqua, quella che l'hanno fatta conoscere come una delle città più «assetate» d'Italia, con i tetti delle sue case punteggiati dal blu e grigio dei serbatoi. E questo, nonostante un inverno piovoso e una situazione regionale di gran lunga migliorata per questa estate grazie a dighe e bacini artificiali colmi. E infatti l'acqua c'è, nelle dighe come pure, dissalata e costosa, negli impianti di potabilizzazione; proprio quella che però, a Gela, viene ributtata in mare. Paradosso burocratico, e probabilmente non solo burocratico, a pochi passi dalla terra di Pirandello, che ha indotto il coraggioso sindaco, Rosario Crocetta, a denunciare pubbhcamente l'assurdo: «Mentre i cittadini di Gela combattono contro il continuo razionamento idrico, -ha dichiarato ieri- il dissalatore che dovrebbe rifornire la zona, dopo aver dissalato l'acqua e averla resa disponibile per usi domestici, la ributta in mare». Stando alle accuse del sindaco, alla base di questa vicenda non c'è solo la burocrazia che costrìnge a tenere al minimo l'impianto di dissalazione «V modulo bis», ma c'è anche l'ombra della mafia con un contenzioso che va avanti da un anno e parte proprio da una denuncia di Crocetta che, nel luglio 2003, segnalò alla magistratura, alla Regione e alla stampa una «preoccupante anomalia»; il modulò del dissalatore, realizzato dalla multinazionale Holst Italia che avrebbe dovuto anche gestirlo, era in realtà gestito da una ditta locale, la «Di Vincenzo Spa» di Caltanissetta, il cui titolare, Pietro Di Vincenzo, rinviato a giudizio, venne poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. La clamorosa denuncia, che trovò anche sostegno politico nell'ex presidente e attuale componente della Commissione parlamentare antimafia Beppe Lumia, indusse la Regione siciliana ad interrompere l'attività del dissalatore che rimase però in affidamento alla «Di Vincenzo» in attesa di un nuovo appalto. Così, la ditta ha tenuto l'impianto al «minimo tecnico» imposto dalla legge mentre l'acqua prodotta dal dissalatore non è stata più erogata ai cittadini ma scaricata in mare. «Il paradosso -denuncia, amaro. Crocetta- è che quando era in mano alla mafia, la gestione delle risorse idriche generava una sufficiente fornitura d'ac¬ qua, mentre adesso la gente deve patire la sete». L'impianto, duecento litri al secondo erogati, è nato per rifornire regolarmente d'acqua non soltanto Gela ma anche due città capoluogo come Caltanissetta e Agrigento e per sopperire alle carenze degli altri quattro moduli. Nei giorni scorsi, la mancata produzione di acqua da questo dissalatore aveva costretto ad interventi di emergenza anche ad Agrigento, altra città in costante penuria di acqua che attende la costruzione di un proprio dissalatore e dove ancora, in alcuni quartieri, i turni di erogazione dell'acqua sono infiniti, fino a sette, talvolta dieci giorni. I dissalatori sono impianti costosi perchè costoso è il processo con cui si trasforma l'acqua del mare in acqua potàbile. In Sicilia le mega strutture sono due: oltre a quella di Gela, suddivisa in cinque moduli, c'è quella di Trapani; insieme forniscono il 20 per cento dell'acqua distribuita dalTEas, l'Ente acquedotti sicihani, a 116 comuni dell'isola. Per farli funzionare la Regione paga 25 mihoni di euro all'anno. Il sindaco di Gela ha una soluzione: affidare con procedu¬ ra d'urgenza la gestione del dissalatore in odor di mafia direttamente al Genio civile o, in alternativa, all'Agip che qui ha importanti impianti petrolchimici e che, in attesa che venga effettuata una nuova gara d'appalto, gestisce già gli altri quattro moduli. Per intanto Gela toma a patire la sete. A Gela, quinta città della Sidiia, si ricomincia a far la coda per l'acqua
Persone citate: Beppe Lumia, Fabio Albanese, Pirandello, Rosario Crocetta
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