Larderello, 100 anni di energia bollente di Mario Tozzi

Larderello, 100 anni di energia bollente Larderello, 100 anni di energia bollente PIERO GINORI CONTI SFRUTTO' PER PRIMO LA GEOTERMIA ALIMENTANDO UN MOTORE ACCOPPIATO A UNA DINAMO Mario Tozzi (*) ENTO anni fa - più precisamente il 4 luglio del 1904 - in un paese ai limiti della provincia di Livorno, la popolazione assisteva incredula alla nascita di una fonte energetica mai fino ad allora sfruttata al mondo: la geotermia. Larderello - così chiamato in onore di Francesco Larderei, esule francese a Livorno, dal 1864 - è ancora oggi circondato da gas che si sprigionano dal sottosuolo, e resta un insediamento nato e concepito solo per il lavoro. Ma non è sempre stato così. Già nel III secolo a.C. il poeta Licofrone racconta che queste lande erano simib a Cuma, dove i monti fumano e l'acqua è naturalmente calda. L'identificazione dell'acido borico conicide con la data d'inizio della storia moderna di Larderello. Francesco Larderei nel 1827 usa il gas caldo per far evaporare le acque boriche e estrame il prezioso acido; dal 1832 non si accontenta più di quello che arriva naturalmente in superficie, ma perfora i primi pozzi fino a 150 metri per incrementare il ritmo di produzione. Nel 1870 per la prima volta il vapore viene impiegato per produrre energia meccanica ed è una fortuna perché la scoperta dei grandi giacimenti di acido borico della California fa crollare i prezzi e avrebbe potuto rovinare l'economia della zona. Nel 1904 la svolta: il conte Piero Ginori Conti - genero dei Larderei (divenuti nel frattempo de Larderei), senatore del Regno, monarchico, interventista e fascista - lavora attorno a un motore da tre quarti di HP che viene alimentato direttamente dal vapore secco ottenuto da un pozzo scavato nel sottosuolo boUente di Larderello. Il motore è accoppiato a una dinamo che alimenta cinque lampadine elettriche: per la prima volta al mondo il calore deUa Terra produce energia per gli uomini e per la prima volta i territori vulcanici non sono solo eruzioni esplosive e colate di lava. Nasce la geotermia, energia pubta e rinnovabile, disponibile in quasi tutte le regioni vulcaniche del mondo dal Giappone, agb Stati Uniti, alla Nuova Zelanda, all'Islanda, all'Itaba. Dopo un secolo da quell'esperienza pionieristica l'ener¬ gia geotermica conquista nuove fette di mercato e trova un rilancio nel momento in cui il petrobo comincia a costare troppo. Gb inizi della geotermia furono impetuosi: già entro il 1904 tutta la fabbrica di Larderello godeva dell'energia elettrica generata dal vapore, nel 1914 fu costruita la prima centrale abmentata per via geotermica e per i decenni successivi in Itaba è stata in funzione la centrale geotermoelettrica più grande del mondo. Intanto si andava scoprendo che tutta l'area compresa fra le Colline Metallifere toscane, il Monte Amiata e Latera (nell'alto Lazio) era caratterizzata da serbatoi magmatici profondi in via di raffreddamento che forniscono calore sufficiente a riscaldare le acque di falda fino allo stato di vapore secco, quello maggiormente produttivo in termini di conversione in energia elettrica. Il sistema è sempbce, si convogba il vapore o l'acqua calda in una turbina che la trasforma in energia elettrica. Mentre in una centrale idroelettrica si sfrutta l'energia cinetica dell'acqua che precipita, in una geotermoelettrica si utilizza la temperatura elevata (180',-370oC)per generare vapore che mette in moto la turbina. E dovè Ì3C' temperature sono più basse', è pur sempre possibile utibzzare le acque calde del sottosuolo anche per altri scopi, come il riscaldamento delle abitazioni o delle serre. Quando D'Annunzio' visitò Monte Cerboli (nel 1909) si trovò di fronte a un paesaggio quasi primordiale che lo suggestionò fino a fame scenario per "Forse che sì forse che no". A rileggerlo oggi sembra la descrizione dell'ingresso all'inferno di un peccatore, ma già nel diciannovesimo secolo le perforazioni nell'area di Larderebo erano molto intense. Le prime torri di perforazione però erano interamente in legno e le trivelle potevano arrivare solo a un paio di centinaia di metri, nulla a che vedere con le immagini drammatiche del cosiddetto "Soffionissimo" - il cui rumore si udiva a 25 km di distanza - o del Travale 22 (in provincia di Siena) che esplose nel 1972, quando la sua portata era di 370 tonnellate di vapore all' ora, il più potente soffione del mondo. (*) IGAG, Cnr, Roma