Nietzsche e la grande salute mediterranea di Marco Vozza

Nietzsche e la grande salute mediterranea Nietzsche e la grande salute mediterranea Marco Vozza L quarto volume deir«Epistolario» di Nietzsche è uno strumento imprescindibile sia per gli studiosi che per i numero si lettori del filosofo che, più di altri, ha sovvertito le modalità tradizionali di configurare l'esperienza del pensiero, in quanto esso contiene le lettere scritte tra ili 880 e il 1884, anni decisivi nei quali viene pubblicata «Gaia scienza» - il suo capolavoro filosofico - e concepito «Così parlò Zarathustra», poema profeticosapienziale di inesauribile suggestione; leggendo l'epistolario, si comprende meglio come il pensiero di Nietzsche non sia un prodotto asettico di laboratorio concettuale ma sia piuttosto legato ai luoghi e agli interlocutori frequentati,, alla qualità delle sue relazioni (il distacco da Wagner e l'amicizia stellare con Lou Salomé). A Sils Maria in Svizzera, "meravigliosa mescolanza di delicatezza, grandiosità e arcano", ebbe l'idea dell'eterno ritorno, ima vera e propria dottrina sulla quale edificò l'aspetto più sistematico (da non sopravvalutarsi) del suo pensiero, fino al progetto finale e incompiuto di un libro sulla volontà dì potenza; "lungo la splendida strada di Zoagli, tra i pini, dominando con lo sguardo il mare, - annota il filosofo - mi venne in mente Zarathustra; più giusto a dirsi: egli aggredì la mia mente", a riprova della tesi che il pensiero non è tanto un atto intenzionale, quanto l'esito di un incontro casuale con il mondo estemo, con la violenza esercitata da segni talvolta indecifrabili. Pensare "nostro malgrado"; ad esempio, sotto l'effetto di permanenti condizioni di salute precarie: "L'esistenza mi pesa spaventosamente: me ne sarei liberato da un pezzo se non fosse proprio questo stato di sofferenza e di rinuncia quasi totale quello che mi permette di fare le prove e gli esperimenti più istruttivi nella sfera spirituale e morale... Nelle prossime settimane voglio andare al Sud, per cominciare una vita di passeggiate" (gennaio 1880). Come già per Novalis, la malattia è il presupposto per affinare l'anima, senza coltivare risentimento nei confronti di una sorte poco generosa: "Nessuna sofferenza è mai riuscita, né deve riuscire, a farmi dire il falso sulla vita così come la conosco" -scrive significativamente a Malwida von Meysenbug. Appaiono così evidenti le pre- messe dell'idea di grande salute, una delle più potenti formulate da Nietzsche: il suo soggetto plurale (se ha ancora un senso parlare di soggetto) è costitutivamente patico, pensa cioè stimolato dal dolore, elabora il senso della propria sofferenza, il proprio essere gettato in un mondo a lui estraneo, ostile, tetragono ai suoi desideri. La verità diventa ambivalente, perché l'interprete stesso è soggetto alla costitutiva duplicità di salute e malattia, che ne configura l'identità come un ossimoro permanente, il quale non si lascia ricondurre all'unicità di un soggetto. Il pensiero di un soggetto biopatico è sempre l'esito di un processo di interprer tazione affettiva: non si dà verità se non come maschera di istanze precategoriah. Il filosofo considera "cadaverica e spettrale" la salute dei più, compiaciuta, ottusa, sterile, consuetudinaria, sclerotizzata in forme di vita esistenzialmente circoscritte, dagli orizzonti assai limitati, incapace di congetture ardite e ignara di un salvifico senso della possibilità. Per Nietzsche, l'uomo sano (nel senso consueto e restrittivo del termine) si compiace del proprio stato di salute senza avvedersi che si tratta di una mera rappresentazione mentale appagata da una configurazione data dell'esistenza. Non si tratta però di contrapporre la salute alla malattia, né di auspi- care una completa guarigione, perché la prima potrebbe rivelarsi ima manifestazione camuffata della seconda, mentre quest'ultima potrebbe assumere l'aspetto di "una salute più delicata, che ogni giorno è di nuovo da conquistare" -come scrive alla sorella. Secondo Nietzsche, si può essere malati a causa di una effettiva condizione patologica, ma anche per effetto di una "salute straripante"; così "anche la salute non serve a nulla, se non è all'altezza di grandi affetti". Per favorire questa problematica transizione dalla malattia alla grande salute della vita men- tale e affettiva, ci si deve innanzitutto trasferire al Sud, verso mari caldi, mutando le condizioni ecofisiologiche della propria esistenza verso un incremento della temperatura vitale; si deve poi attingere al mondo dei significati, avvalendosi dell'arte come potente stimolante alla vita: in tal senso, Nietzsche prende congedo da Wagner (seppur in modo ambivalente) dopo aver ascoltato a Genova la Carmen di Bizet, che considera alla stregua di una medicina dionisiaca. Al di là della sua funzione di "antitesi ironica a Wagner", Carmen è l'emblema della volontà di vita e di salute, della sensualità, della seduzione demoniaca, della fatalità di Eros. Nietzsche si presta a tale seduzione, vi si affida, si espone al suo potere di fascinazione, ormai consapevole che, al di là dell'esperienza della seduzione, gli è solo più riservata la sofferenza, il dolore fisico e psichico. In una lettera scrive: "I miei pensieri sono gli unici eventi della mia vita; il resto è la storia della mia malattia". Pensieri dunque sollecitati dalla seduzione, filosofia rinnovata dall' esperienza sensibile di un uomo vulnerabile: la sensualità diventa un antidoto, un pharmakon (rimedio e veleno al contempo) al cospetto della tragedia dell'esistenza. La filosofia di Nietzsche è mutata profondamente sotto l'effetto ditale seduzione, ha assunto il volto di un sapere della superficie in virtù di questo incontro musical-filosofico: "realmente, ogni volta che ascoltavo la Carmen, mi sembrava di essere più filosofo, un miglior filosofo di quanto non fossi solito credere... Questa musica mi sembra perfetta. Si avvicina leggera, morbida, con cortesia... Questa musica è malvagia, raffinata, fatalistica... Con essa si prende congedo dall'umido Nord, da tutti i vapori dell'ideale wagneriano... Essa ha ancora di Mérimée la logica della passione... essa soprattutto possiede quel che è proprio delle regioni calde, l'asciuttezza dell'aria, la limpidezza nell'aria... Qui parla un'altra sensualità, un'altra sensibilità, un'altra serenità. Questa musica è serena; ma non di una serenità francese o tedesca. La sua serenità è africana: essa ha su di sé la fatalità, la sua felicità è breve, improvvisa, senza remissione. Invidio Bizet... per aver avuto il coraggio di questa sensibilità meridionale, più abbronzata, più riarsa... Finalmente l'amore, l'amore ritradotto nella natura!... l'amore come fatum, come fatalità, cinico, innocente, crudele -e appunto in ciò naturai... Voi vedete quanto questa musica mi rende mighore? Il faut méditerraniserlamusique". Nietzsche non intende dunque rendere mediterranea soltanto la musica ma, ben più radicalmente, l'intera filosofia; dietro l'umido Nord non si annida soltanto la musica di Wagner ma anche la filosofia di Kant, con il suo pallore konisbergico che diffida di ogni passione, desiderio o emozione. La grande salute sarà allora quella propria degli affetti espressa da un corpo esuberante di passione. L'uomo sano (nel senso consueto e restrittivo del termine) si compiace del proprio stato senza avvedersi che si tratta di una mera rappresentazione mentale. La malattia al contrario è il presupposto per affinare l'anima, senza coltivare risentimento nei confronti di una sorte poco generosa IL QUARTO VOLUME DELL'EPISTOLARIO E UNO STRUMENTO IMPRESCINDIBILE: CI SONO LE LETTERE SCRITTE TRA IL 1880 E IL 1884, GLI ANNI DELLA «GAIA SCIENZA» E DI «COSÌ PARLÒ ZARATHUSTRA» Nietzsche: leggendo l'epistolario, si capisce come il suo pensiero sia legato alle sue relazioni, da Wagner a Lou Salomé t*** »"B Friedrich Nietzsche Epistolario 1880-1884 a cura di Giuliano Campioni Adelphi. pp.850, e 72 EPISTOLE

Luoghi citati: Genova, Svizzera, Zoagli