Oxford: delitti e matematica di Ruggero Bianchi
Oxford: delitti e matematica Oxford: delitti e matematica Ruggero Bianchi I A un sapore vagaL, mente metafisico come i Sei problemi I per don Isidoro Farodi scritti nel 1942 da Borges con Bioy Casares sotto lo pseudonimo di H. Bustos Domecq, La serie di Oxford di Guillermo Martinez, argentino poco più che quarantenne con una laurea in matematica, autore tra l'altro di un volume di saggi intitolato (guarda caso!) Borges e la matematica. Ambientato a Oxford nel 1995, nei giorni convulsi in cui nella vicina Cambridge il britannico Andrew Wiles in un drammatico seminario presenta la dimostrazione del mitico «ultimo teorema di Fermat», in questo romanzo davvero straordinario, rigoroso e avvincente insieme, ruota attorno a una serie di morti che potrebbero essere accidentab o addirittura casuab ma anche «debtti impercettibib». Crìmini talmente perfetti che non indurrebbero nemmeno ipiù diffidenti speciabsti a investigazioni, autopsie e perìzie necroscopiche se il loro stesso autore non b mettesse sull'avviso, dando di sé un'immagine beffarda di serial killer la cui fiiraa è una successione di simbob crìptici, disposti secondo una sequenza esoterica che non vuol soltanto essere un perverso marchio di fabbrica ma fornire indizi e tracce sulle proprie mosse future. Per decifrare che cosa significhino e come si colleghino tra loro le figure di un cerchio, un pesce stibzzato e un triangolo e, soprattutto, per prevedere quab saranno gb elementi successivi della serie, non basta l'inteUigenza di un normale detective ma occorre la mente colta e brìbante, lucida e creativa, di uno che abbia fatto deUa scienza deUa deduzione e deU'arte deUa congettura, il campo privilegiato della sua ricerca. E che altro è, aba resa dei conti, un matematico, se non im anomalo criminologo che risolve equazioni anziché debtti? All'ispettore che conduce le indagini, Martìnez di matematici ne affianca addirìttura due: un giovane e promettente ricercatore argentino e un luminare oxoniano di fama mondiale. Ne scaturisce una storia affascinante che suUa struttura del poliziesco classico innesta co^ calibrata disinvoltura riferimenti imprevedibib ai modelb più disparati: i paradossi logici di Lewis Carroll [alias il matematico Ch. L. Dodgson) e quelb sulle regole finite cb Wittgenstein; La mossa del cavallo di Sklovskij e L'ideologia tedesca di Marx; le proposizioni indecidibib di Godei e il principio d'indeterminazione di Heisenberg; le metafore geometriche di Cusano e l'ouroboros degb gnostici; l'uso del calcolo regressivo di Dino Suzzati, la Tetraktys dei pitagorici e, naturalmente, l'ultimo teorema di Fermat. Un percorso dove ogni certezza viene confutata e sovvertita in nome di assiomi non-euebdei; sicché si può essere serial kiber senza aver mai ucciso nessuno, elaborare a posteriori un abbi autentico, assassinare una persona quando è già morta, rìprogramma^e al futuro un evento del passato. A voler essere precisi, infatti, il matematico sta al criminologo come il mago (o il veggente) sta al prestigiatore. Se il nostro quotidiano è pavimentato di misteri e di miracob, è soltanto perché non ne sappiamo cogbere le razionabssime e umanissime leggi. Ma se nell'apparentemente impossibile non c'è quasi mai, secondo la logica simbobca, nuba di metafisico, si possono invece determinare al suo interno insospet- tati dilemmi etici. E' moralmente accettabile, ad esempio, non tentare di opporsi a potenziab drammi futuri che il nostro ragionare al presente ritiene inevitabib? Ed è lecito modificare a tavolino la valenza e il segno di atti e fatti passati, appellandosi a protocolb logici non condivisi da sapere comune? Fino a che punto insomma un teorico puro, che frequenta l'universo virtuale e «altro» della matematica, può condannare e assolvere a piacimento, decidendo persino il ruolo che vuol assumere, se vittima o carnefice o giudice? Guillermo Martìnez Guillermo Martìnez La serie di Oxford tr.JoleDaRìn Mondadori, pp. 789, C 16 ROMANZO
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