«Tagliare teste paga continueremo a farlo»

«Tagliare teste paga continueremo a farlo» INTERVISTATO DAL SETTIMANALE FRANCESE NOUVEL OBSERVATEUR L'ORGANIZZATORE DEI RAPIMENTI «Tagliare teste paga continueremo a farlo» L'emiro iracheno Rashid rivendica il diritto di prendere ostaggi e uccidere «finché non verranno ritirate le truppe straniere» PARIGI Sara Daniel, coraggiosa inviata speciale del settimanale francese «Nouvel Observateur», ha intervistato i «tagliatori di teste» iracheni. Hanno decapitato l'americano Nicolas Berg, il coreano Kim Sun-il, parecchie «spie irachene al soldo degli americani» e se ne vantano: «Il nostro metodo funziona! Decapiteremo tutti gli ostaggi delle nazioni che non rivedono il loro sostegno ai nostri nemici». I mujaheddin che hanno scioccato il mondo con brutali, macabre esecuzioni escono allo scoperto. Gongolanti. Minacciosi. Con dentro un'enorme rabbia nei confronti del «diavolo americano». «Gli iracheni - sostengono - sono tutti dei Bin Laden. Combatteremo fino a quando non cesserà l'occupazione e non sarà instaurata la legge islamica». Si annidano a Falluja ed è in quella città del triangolo sunnita, diventata il quar- tier generale della «resistenza all'invasore», che i tagliatori di teste si sono fatti intervistare dalla giornalista Sara Daniel. Sui trent'anni, barbetta e piglio deciso, l'emiro Abu Rashid è a capo dei mujaheddin che operano indisturbati a Falluja organizzando rapimenti e attentati. Rivendica il «diritto di uccidere». «Noi - spiega - prendiamo degli ostaggi come arma di pressione sugli stati che aiutano gli americani. A che cosa puntano venendo in un Paese occupato? Fanno dei patti con gli Stati Uniti in nome dei loro interessi commerciali ma si tratta di contratti macchiati di sangue iracheno. Dovremmo stare con le mani in mano mentre ci ammazzano?». A differenza di uno dei suoi «sottopancia», che racconta candidamente alla giornalista francese «il piacere» provato «quando decapitiamo», l'emiro si sforza di dare una nobile giustificazione politica al gesto. «La decapitazione - argomenta non è una buona cosa, ma è un metodo che funziona. Nei combattimenti gli americani tremano. E guardate la giusta reazione delle Filippine, che ci ha permesso di liberare un nostro ostaggio di quel Paese e di mostrare così al mondo come anche noi amiamo la pace e la clemenza». Dopo aver dato alla giornalista un Dvd con la registrazione dell'efferata uccisione di Nick Berg consigliandole di guardarlo due volte di seguito («così vi abituate»), Abu Rashid ci tiene a precisare che lui cercò di negoziare uno scambio dell'ostaggio con un certo numero di prigionieri iracheni: «Gli americani hanno rifiutato. Sono loro i veri responsabili di quella morte». All'inviata del «Nouvel Observateur», incontrata in una casa nel sobborgo al-Jolan, l'emiro ha dettato un messaggio per i presidenti di Stati Uniti e Francia e per l'Onu. «Noi - avverte il capo dei muhaddein di Falluja rapiremo tutti i cittadini delle nazioni alleate degli Stati Uniti e dell'empio govemo di Ilyad Allaui. Decapiteremo i cittadini delle nazioni che non rivedono il loro sostegno ai nostri nemici. Anche i vietnamiti hanno tagliato le teste durante la guerra con gli Stati Uniti. Adesso non potrete più dire che non vi abbiamo avvertiti. Questo messaggio si rivolge anche all'Onu e a tutte le nazioni che progettano l'invio di militari per operazioni di mantenimento della pace in Iraq». In cima al reportage-choc da Falluja il «Nouvel Observateur» si chiede se sia giusto «dare la parola agli sgozzatori». La risposta è sì, perché «l'orrore non fa parte delle catastrofi naturali», «esseri umani ne sono gli agenti e bisogna conoscerli, bisogna sapere chi sono, che cosa li motiva, che cosa li rende fanatici». [e. st.] «Chi viene nel nostro Paese punta a fare soldi grazieagli Stati Uniti Ma si tratta di contratti macchiati del sangue iracheno. E noi dobbiamo stare a guardare?» Il giovane americano Nick Berg poco prima di essere scaraventato sul pavimento e decapitato

Persone citate: Bin Laden, Nick Berg, Nicolas Berg, Nouvel, Sara Daniel