Naeem, la gola profonda che svela i segreti di Osama di Paolo Mastrolilli

Naeem, la gola profonda che svela i segreti di Osama CATTURATO IN PAKISTAN, STA COLLABORANDO Naeem, la gola profonda che svela i segreti di Osama ingegnere informatico, 25 anni, si occupava di inviare gli ordini alle cellule via internet. I messaggi gli arrivavano con un corriere personaggio Paolo Mastrolilli NEW YORK LA miniera delle informazioni su Al Qaeda, che hanno portato agli allarmi negli Stati Uniti e agli arresti in Gran Bretagna, si chiama Muhammad Naeem Noor Khan. Oppure Abu Talha, secondo il nome di battaglia. E' un ingegnere informatico di 25 anni, e la sua storia fa un po' di luce su quella che gli investigatori chiamano la «Nuova al Qaeda». Khan è nato e cresciuto a Karachi, la più grande città del Pakistan, da una famiglia della classe media. Il padre, Noor, è un impiegato delle linee aeree nazionali, mentre la madre è professoressa di botanica all'università. Vivono al primo piano di una villetta bifamiliare, davanti ad una moschea, un piccolo centro d'insegnamento religioso per donne, e una madrasa, cioè le ormai famigerate scuole coraniche che sono diventate uffici di recluta¬ mento per Al Qaeda. Il giovane Naeem ha studiato all'università di Karachi, parla perfettamente l'inglese con un sofisticato accento britannico, e ha detto gli investigatori di aver girato il mondo, visitando Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e altri paesi. Alla fine degli anni Novanta, durante una festa di matrimonio, ha incontrato un saudita che gli ha cambiato l'esistenza. Nel giugno del 1998 lo ha mandato in Afghanistan, dove per 25 giorni è stato addestrato nei campi di Osama bin Laden. Quando è tornato in Pakistan gli hanno presentato il suo contatto locale di Al Qaeda, che si chiama Adii o Imran. I superiori gli hanno ordinato di trasferirsi nella città orientale di Labore, gli hanno arrangiato il matrimonio, e gli passavano 170 dollari al mese per. pagare l'affitto di casa e 90 per le spese correnti. In eambio. Khan dove obbedire al suo capo diretto, che gli chiedeva di gestire le comunicazione via internet dell'organizzazione. Si trattava di costruire pagine web, ricevere ed inviare messaggi cifrati di e-mail, che ormai sono la forma preferita di connessione per Al Qaeda. Naeem ha rivelato che i messaggi venivano passati a mano dai capi ad un corriere. Questo corriere li portava nelle scuole religiose della zona nord occidentale del Pakistan, alleate di Bin La- den, e qui si spezzava il filo di collegamento. I messaggi, infatti, venivano trasferiti nelle mani di altri corrieri, che raggiungevano Khan a Labore. Lui poi eseguiva gli ordini, mettendo in rete i testi o spedendoli via e-mail con linguaggi cifrati, tramite indirizzi in Turchia, Nigeria e Paki¬ stan nord occidentale. Ogni indirizzo veniva usato solo poche volte, per far perdere le tracce, e i messaggi erano cancellati subito dopo la lettura. I capi, secondo il giovane ingegnere, sono nascosti nelle zone tribali del paese, in particolare la Shakai Valley del South Waziristan. Laggiù, nella città di Wana, avevano chiamato almeno tre volte i rapitori del giornalista americano Daniel Pearl, mentre nella vicina regione di Khurram era stato acquistato l'esplosivo utilizzato in due attentati falliti per uccidere il presidente Musharraf. Noor Khan ha detto agli investigatori che non sapeva nulla della attività del figlio: «1 giovani di oggi - ha dichiarato - non si occupano dei loro genitori. Naeem era andato via da casa due anni fa, e da allora non ci diceva più cosa facesse». I servizi segreti americani, però, avevano scoperto il suo coinvolgimento con Al Qaeda e gli avevano messo una taglia da cinque milioni di dollari sulla testa, passando le loro informazioni ai colleghi pakistani. Il 13 luglio scorso il ragaz¬ zo è andato all'aeroporto per prendere un pacco inviato dal padre, e i poliziotti lo hanno arrestato. Da allora, secondo gli inquirenti, ha deciso di aprire la bocca, raccontando tutte le notizie che hanno provocato l'allarme negli Stati Uniti e gli arresti in Gran Bretagna. Solo su una cosa avrebbe detto di non sapere nulla: il nascondiglio di Osama. Neppure i grandi capi dell'organizzazione, secondo lui, hanno idea di dove sia, anche se i contatti di Khan potrebbero aiutare gli investigatori americani e pakistani ad avvicinarsi. La storia del giovane mago dei computer, però, è interessante anche per capire come si sta evolvendo la «Nuova Al Qaeda». Dopo la distruzione dei campi in Afghanistan, la base si è spostata soprattutto in Pakistan. Ma la rete ha una ramificazione intemazionale, e funziona grazie ad un comando virtuale. Esperti di computer come Neeem scrivono i piani e mandando gli ordini, e poi le cellule sparse sul terreno in tutto il mondo colpiscono dove e quando possono. Le sue informazioni sono probabilmente alla base dei recenti allarmi negli Usa e in Inghilterra L'unica cosa che ha sempre detto di ignorare è dove sia Bin Laden «Il suo rifugio non lo sanno neppure i capi» Il ministro dell'Interno pakistano Feisal Hayat