Nel Bangladesh allagato rischiano la fame 20 milioni

Nel Bangladesh allagato rischiano la fame 20 milioni I MONSONI PIÙ' VIOLENTI DEGLI ULTIMI ANNI HANNO DEVASTATO IL CÌOLPO DEL BENGALA -—-.^^^— Nel Bangladesh allagato rischiano la fame 20 milioni II ministro per l'Alimentazione ha lanciato un disperato appello al mondo: «Dopo l'acqua e le malattie il pericolo è la carestia» Claudio Gallo Nelle settimane scorse il selettivo occhio dei media ha oscillato tra l'America delle presidenziah, l'Iraq delle bombe e la Palestina del Muro, con qualche digressione nel devastato Darfur. Difficile vedere nei telegiornali il meschino Bangladesh sommerso per tre quarti da uno dei più crudeli monsoni degli ultimi anni. E non soltanto l'ex Pakistan orientale ma anche l'India Nord orientale, il Bengala, il Bihar. Bangladesh? Quante armate ha? Che cosa produce? L'estrema povertà del paese, la sua inconsistenza statistica che lo rendono quasi invisibile allo sguardo delle news stanno cedendo il campo all'unica imprevedibile ricchezza nazionale: le catastrofi. Le cifre dei morti, degli sfollati, dei contagiati ha raggiunto la soglia della notizia. Il ministro all'Alimentazione e alle Catastrofi naturah, Chowdhury Kamal Ibne Yousuf ha lanciato il suo grido al mondo distratto: «Venti milioni di persone rischiano la fame a causa deUe alluvioni». A Douglas Cassou Coutts del World Food Program non sembra un'esagerazione e fa notare sconsolato: «Il prossimo raccolto di riso sarà soltanto tra nove mesi». Si stima che nell'area colpita dalle inondazioni i morti siano almeno 1500, nelle ultime tre settimane in Bangladesh sono annegate 600 persone. Terre inondate, case sparite (le stime ufficiali sono di 30 milioni di senzatetto su una popolazione di 140 milioni), promisquità forzata e scarsità di alimenti sono il cocktail che ha scatenato epidemie, specialmente di infezioni intestinali e polmonite. Naseem Ur Rehman, funzionario dell'Unicef, racconta che i soccorritori hanno segnalato nel solo distretto di Brahmanbaria oltre 500 casi di polmonite. A Dhaka i casi di diarrea sono 100 mila e i medici prevedono che le cifre siano destinate a salire. Lunedì il fondo delle Nazioni Unite aveva chiesto con un appello urgente 4 milioni di dollari per fornire farmaci e aiuti sanitari a bambini e donne. Il govemo valuta i danni a strade, ponti, scuole e ospedali in 7 miliardi di dollari. Oltretutto le acque si stanno ritirando molto lentamente: nei giomi scorsi enormi onde nel Golfo del Bengala hanno impedito il flusso delle acque nel mare. Il già miserabile Bangladesh necessita ora di aiuti per la ricostruzione del paese. «Le inondazioni hanno spazzato via le riserve familiari di cibo e distrutto completamente ogni al- tra fonte di nutrimento e reddito: allevamenti di pesci annientati, pollame annegato, foraggio inutilizzabile per il bestiame», dice un rapporto del Pam. Rehanna, 18 anni, da un anno giovane madre, si è rifugiata con altre tremila persone nel Abdul Aziz coUege a Madartek, un quartiere della capitale Dhaka: «Mia figha Amena ha avuto la diarrea per 4 giomi, la febbre e la scabbia. La notte le zanzare non ci lasciano dormire, la stanza è boUente e affollata», ha raccontato alla Bbc. Il marito Aminul tirava il risciò nelle strade scombiccherate della capitale per 50 dollari al mese. Adesso non riesce neppure a raggiungere la zona dove aveva abbandonato il suo «taxi». Ammassata con altri disperati, la famiglia beve l'acqua fetida che copre un campo vicino alla scuola. La fanno bollire ma non serve a molto. Il cibo degh aiuti umanitari e i sali reidratanti sono quasi inutili se consumati insieme con quel liquidò bruno e brodoso, zeppo di virus che scatenano la diarrea. La stagione dei monsoni non è ancora finita, rimangono ancora due mesi. Le acque stanno lentamente rifluendo ma alla prima pioggia violenta le strade torneranno a diventare fiumi. I metereologi prevedono un ritomo delle piogge per metà agosto. In questo periodo gh unici a fare affari sono i battellieri, spesso l'unica risorsa per raggiungere il posto di lavoro. Nelle ore di punta, le strade allagate si congestionano di barche che sciovolano lente nell'acqua limacciosa. L'Uriicef stima che la parte più povera della popolazione, naturalmente la più colpita, impiegherà almeno un anno per tomare a condizioni di vita normali. Normali per il Bangladesh. II World Food Program e altre agenzie Onu sono al lavoro per limitare la catastrofe ma ' «il prossimo raccolto di riso sarà tra 9 mesi» Le malattie causate dall'acqua infetta hanno già provocato centinaia di morti Tre quarti del Bangladesh sono ancora sommersi dall'acqua e la stagione dei monsoni non è ancora finita BHUTAN Brah'mapuva INDIA mVanmar GOLFO DEL BENGALA L'emergenza alimentare coinvolge venti milioni di persone

Persone citate: Abdul Aziz, Claudio Gallo, Coutts, Douglas Cassou, Kamal, Rehman, Yousuf