Riapre Lady Liberty, New York vuole sfidare la paura di Paolo Mastrolilli

Riapre Lady Liberty, New York vuole sfidare la paura L'ACCESSO ALLA STATUA ERA CHIUSO DAL 2001. IL SINDACO: «RINVIARE SAREBBE STATA UNA VITTORIA DEI TERRORISTI» Riapre Lady Liberty, New York vuole sfidare la paura Un segnale di normalità mentre si moltiplicano gli allarmi per nuovi attacchi Paolo Mastrolilli NEW YORK All'ingresso della metropolitana di Grana Central, obiettivo perfetto per i terroristi, c'è un solo poliziotto. Davanti a lui il solito musicista nero intona «Summertime» col sassofono e la gente corre distratta al lavoro. Il govemo ha lanciato l'allarme per nuovi attentati, la Statua della Libertà sta riaprendo ai turisti in queste ore, eppure New York va avanti come se niente fosse. Sarà l'incoscienza, la mancanza di alternative, l'abitudine, il coraggio, la sfida, ma comunque questa non pare una città in stato d'assedio. Alla fermata della 34esima strada, sotto al Madison Squadre Garden, sale un gruppo di ebrei ortodossi, per nulla preoccupati di mettere in mostra i cappelli neri e le basette lunghe. Vicino a loro si siede una famiglia di tedeschi, che tira fuori senza vergogna la guida e chiede: «Qual è la fermata giusta per la Statua della Libertà?". Ma come - chiediamo noi - non avete paura dei terroristi? Il padre, Roland Berg, posa la mano sulla testa di una delle due fighe e sorride: «Siamo venuti in vacanza da Berlino: cosa dovremmo fare, tomare indietro? Ho sentito l'allarme e staremo attenti. Ma questa è una città magnifica, piena di gente e di energia. E' una vacanza meravigliosa». Il treno salta la vecchia fermata di Cortland, che stava sotto alle Torri GemeUe, ma nessuno sembra farci caso. Quando arriva a Rector Street il conducente avverte: «Se scendete a South Ferry per andare alla Statua della Libertà, dovete passare alle carrozze avanti». Evidentemente la metà dei passeggeri è venuta qui per salutare Lady Liberty, regalata nel 1886 dai francesi, proprio loro che hanno fatto tanta manfrina in Iraq. Infatti alla fermata scatta una corsa verso i posti avanti. La gente ride, e quando scende a South Ferry manco si accorge che non c'è neppure un pohziotto. Luciano Bani, di Milano, è venuto a New York per un congresso di biologia alla Columbia University, e nel giorno libero si fa una passeggiata: «Sarà la sindrome del gregge, ma andando in giro con tutte queste persone mi sento sicuro». Il suo cohega, Dario Massimino, aggiunge una considerazione da scienziato: «C'è anche un fattore matematico. Quanti attacchi sono avvenuti a New York, negli ultimi cinque anni? Uno. Quante probabilità statistiche ci sono che succeda qualco- sa, proprio mentre passo io? Poche. Se capitasse, sarebbe una grande sfortuna, ma non posso smettere di vivere per questo». Davanti al molo della Circle Line, dove sta attraccando la «Miss Ellis Island», passeggia l'agente Dave Moen della US Parks Pohce. Tiene al guinzaglio un cane addestrato a fiutare gli esplosivi e spiega: «La sicurezza è cambiata, perché adesso ci sono i controlli e i metal detector tanto all'imbarco, quanto allo sbarco». Dave si avvicina alla gente in fila, comprese mamme con carrozzine, e un bambino gli chiede se può accarezzare il cane. Certo, una maniera gentile per distrarre i passeggeri dalle narici, che in realtà sniffano l'aria in cerca di bombe. Questo era un business che nel 2000 attirava 4,5 milioni di visitatori all'anno. Nel dicembre del 2001, tre mesi dopo gli attentati, le autorità avevano riaperto l'isola della Statua della Libertà, tenendo però chiuso l'accesso intemo a Lady Liberty, cosi le presenze erano scese a 2,6 milioni all'anno, per la paura. Ma stamattina non succede nulla e il traghetto arriva tranquillo sotto la Statua. Davanti a Lady Liberty è già schierata la banda per suonare l'inno nazionale, e il sindaco Bloomberg commenta: «Non poteva esserci un giorno mighore di oggi per riaprire. Rinviare dopo l'allarme dei giorni scorsi sarebbe stata una vittoria per i terroristi». Non tutti sono d'accordo. Il senatore democratico Schumer, ad esempio, si lamenta che non può salire fino alla corona della Statua: «Ogni limite che ci imponiamo è una parziale vittoria per i terroristi». Proprio Schumer ha chiesto le dimissioni di Stephen Briganti, capo della Statue of Liberty Island Foundation che gestisce l'accesso alla Lady. Lo ha accusato di aver raccolto fondi privati per riaprire il piedistallo, anche se aveva 40 milioni di finanziamenti federali, e poi di aver buttato i soldi, ad esempio usando 35.000 dollari per affittare un cane Collie incaricato di cacciare le oche dall'isola. Oggi ci sono priorità di sicurezza più impellenti, come dimostra¬ no i pohziotti col fucile puntato tra i viali. Eppure Sanjay è venuto apposta da Washington con figli e nipoti, viaggiando proprio sulla presunta rotta del pericolo terrorista: «Vedrete - dice scrollando le spalle - che andrà tutto bene. E poi questo è il simbolo della libertà: dovremmo rinunciare a lei?». Forse ha letto gh articoli in prima pagina del New York Times e del Washington Post, secondo cui le notizie che hanno provocato l'allarme di domenica sono vecchie di quattro anni. Al Qaeda aveva ispezionato Wall Street e gli altri obiettivi, ma prima dell'I 1 settembre. Il ministro della Sicurezza Interna Ridge, comunque, difende il suo avvertimento: «Noi qui non facciamo politica. Le informazioni erano dettaghate, sono state aggiornate a gennaio, e forse ci sono cellule di terroristi attivi in america. Dovevamo darle al pubblico». Il pubblico, intanto, risale sulla metropolitana alla fermata di Bowling Green, passa sotto Wall Street, e almeno per oggi dimentica la paura. I giornali accusano «Le notizie su possibili bombe a Wall Street sono vecchie di almeno quattro anni» li ministro della sicurezza interna Ridge «Noi non facciamo politica, le informazioni erano dettagliate» Misure di sicurezza alla Statua della Libertà che ieri ha riaperto dopo tre anni

Luoghi citati: Berlino, Grana, Iraq, Milano, New York, Washington