Privatizzazioni, tutti fanno il tifo per l'Eni di Francesco Manacorda

Privatizzazioni, tutti fanno il tifo per l'Eni CALABRIA (CSFB): TERAPIA GIUSTA PER RIDURRE IL DEBITO. MARSAGLIA (ROTSCHILD): INTERESSANTE ANCHE L'ENEL Privatizzazioni, tutti fanno il tifo per l'Eni banchieri d'affari: «Cento miliardi? Progetto ambizioso ma realizzabile» Francesco Manacorda MILANO Progetto ambizioso, ma realizzabile. Quei cento miliardi che il ministro dell'Economia Domenico Siniscalco prevede di realizzare tra il 2005 e il 2007 «con le operazioni di privatizzazione, cessione di crediti e di altri immobili» e che - sempre nelle previsioni del Dpef - dovrebbero portare nel 2007 il rapporto debitoflPil sotto il 10007o non sono considerati in generale un obiettivo irrealistico per i banchieri d'affari che hanno già seguito molte operazioni per il Tesoro e guardano ovviamente con molto interesse a tutte quelle in programma. E proprio dalle privatizzazioni - a condizione di cedere anche la quota residua in quell'Eni che i mercati apprezzano senza riserve - potrebbe arrivare agevolmente oltre la metà dei cento miliardi. «Penso innanzitutto che il motivo vero di queste privatizzazioni spiega Carlo Calabria, presidente di Credit Suisse First Boston in Italia a e capo delle attività europee di Merger Sr Acquisition - sia la preoccupazione che in una prospettiva di tassi meno vantaggiosa rispetto agb ultimi anni lo stock di debito pubbbco possa pesare molto di più ed occorra quindi ridurlo per contrastare l'aumento della spesa per interessi. Mi sembra una terapia giusta, anche se il problema vero è il Pil che non cresce abbastanza e le spese correnti che vanno tenute continuamente sotto controllo». Più scettico un grande banchiere d'afiari che ha curato molte operazioni per il Tesoro e che preferisce restare anonimo; «Più che una scelta mi sembra una strada obbbgata. Quella di vendere gli attivi è l'ultima spiaggia - eccezion fatta, forse, per gb immobiM che oggi per il pubbbco sono più spesso un costo che un guadagno e anche la cifra di 100 mihardi mi sembra un po' eccessiva. Se i mercati ci credessero davvero avrebbero dovuto reagire con un calo». Se dalla filosofia che sta dietro la nuova spinta alle privatizzazioni si passa alla lista vera e propria di quello che potrebbe arrivare sul mercato con successo le opinioni tendono comunque a coincidere e vanno verso ulteriori collocamenti delle grandi utibties già quotate . «Se fossi un gestore - spiega Stefano Marsagba, capo dell'Investement banking di Rotschild in Itaba - vorrei aumentare le quote di Eni ed Enel, aziende che hanno ottime prospettive e sostanzialmente difensive». Dell'Eni il Tesoro possiede il 30,3307o - di cui il 1007o è stato girato a fine 2004 alla Cassa depositi e prestiti - che ai corsi di Borsa attuab vale circa 20 mibardi. Di Enel ha ancora in mano il 6107a (con il IO,307o nella Cdp), che vale complessivamente altri 22 mibardi. «Eni ed Enel hanno molto migborato al loro efficienza ed hanno a loro volta asset da privatizzare come la parte restante di Snam Rete Gas, Tema e il 10007o di Wind» rileva Calabria. La cessione completa della quota Eni in mano al Tesoro quel 3007o e rotti che consente di rafforzare il controllo senza lanciare un'Opa - significherebbe comunque un mutamento di rotta epocale. Può rinunciare lo Stato alla maggioranza relativa sul suo maggior gruppo energetico che è anche l'unica vera grande multinazionale tricolore? «Mantenere il 3007o è stata una scelta strategica - commenta ancora Calabria, che ha curato tufi i collocamenti di azioni Eni - in un paese che ha scarsa predisposizione a creare multinazionab con la testa in Itaba, mentre un processo di privatizzazione completa porta inevitabilmente alla contendibibtà, anche da parte di soggetti esteri. Penso che nei prossimi mesi ci sarà un dibattito serio e necessario tra chi sostiene la necessità di difendere i campioni itabani e chi guarda invece soprattutto alle virtù delle privatizzazioni». E poi non è detto che un colosso come l'Eni tutto in mano al mercato sia scalabile facilmente, sostiene il presidente di Csfb Itaba: «Intanto questa soluzione potrebbe consentire di usare azioni per accordi con altri operatori e in questo modo crescere ancora. E poi la migbore difesa da scalate ostili è l'eccellenza dei risultati che si riflette sulla quotazione della società». Marsagba vede necessario «un grande passo politico die consenta all'Eni - peraltro enorme e quindi non facilmente digerìbile da chiunque - di diventare contendibile». Al di là dei due grandi bocconi non è comunque difficile trovare altri spunti interessanti per le prossime vendite di Stato. «C'è Finmeccanica che ormai è sempre meno un "clone" di Stm - ricorda Marsagba e di cui il Tesoro ha ancora il 3007o, poi società meno spesso nominate come Fintecna o la Tirrenia. E c'è anche un enorme serbatoio di aziende del settore utibties partecipate dagb enti locab, che potrebbero essere di interesse per i risparmiatori e consentire dio Stato risparmi nei trasferimenti. Anche se non è detto che le privatizzazioni su aziende locab siano più facili deUe "grandi"». E se Calabria vede qualche difficoltà in più per le Poste - con o senza la Cdp - per una serie di fattori nonnativi e regolamentari che ne influenzano attività e redditività, promuove invece la Rai che in base alla legge Gasparri che entro l'inizio del 2005 dovrebbe veder avviata la privatizzazione; «Ha grandi capacità di creazione di prodotto e un patrimonio di diritti straordinario, non si capisce perché non possa avere una redditività simile a quella di Mediaset». Le grandi Utilities già quotate e quelle partecipate da enti locali sono le preferite COSA CE'DA VENDERE La quota del 30,33 per cento che il Tesoro detiene nell'Eni è considerata strategica dal governo: scendere sotto questa soglia, inoltre, farebbe diventare contendibile il gigante petrolifero italiano che,'tra l'altro, ogni anno garantisce alle casse pubbliche ricchissimi dividendi. Ai valori di giovedì scorso il «cane a sei zampe» in Borsa capitalizzava la bellezza di oltre 66 miliardi di euro. Basterebbe venderne il 5%.... L'Enel è la seconda gallina delle uova d'oro de| Tesoro: ricco business e anche in questo caso ricchi dividendi. IITesoro nel controlla il 60%, fattore che la pone in prima fila ogni volta che si parla di privatizzazioni. Sempre ad Enel poi fanno capo il 10OVo dell'operatore telefonico Wind ed il 50% di Terna, la rete di trasmissione elettrica, Nel portafoglio del Tesoro, tra l'altro, ci sono anche il 99^o di Rai, il 100% di Grtn, il 62^7o di Alitalia, il 3207odi Finmeccanica. Il valore complessivo dell'attivo patrimoniale pubblico è pari ai 137 per cento de! Pil: si tratta di palazzi, terreni e beni demaniali vari. E tante anche società ed imprese; la Cassa depositi e prestiti, le Poste, il Poligrafico e la Zecca, l'Enav, le Ferrovie, Fintecna, l'Anas, la Sace. Consap e Consip, e Sviluppo Italia, Cinecittà holding e Patrimonio dello Stato.

Persone citate: Carlo Calabria, Domenico Siniscalco, Gasparri, Merger, Rotschild, Stefano Marsagba

Luoghi citati: Calabria, Italia, Milano