Maria Elisabeth: «Mi vergogno e ho ancora paura» di Pierangelo Sapegno

Maria Elisabeth: «Mi vergogno e ho ancora paura» LA BABY SITTER HA CERCATO AIUTO DA SUOI CONNAZIONALI, MA DURANTE LA FUGA HA SEMPRE EVITATO I DUE COMPLICI Maria Elisabeth: «Mi vergogno e ho ancora paura» Caccia a due persone conosciute a Genova. Giallo su una telefonata dal Perù Pierangelo Sapegno inviato a IMPERIA A mezzanotte in punto la signorina Maria Elisabeth ha firmato i verbali del suo interrogatorio, alzandosi dal bordo della sedia. Non s'era azzimata come se la aspettassero a un matrimonio, però aveva indossato l'abito più elegante per andar a rapire «il suo bambino», una tunica color avorio, con i pizzi sotto al collo, sopra a deUe ciabatte nere che striscia come pantofole sulle mattoneUe della questura. «Madre de Bios», dice ogni volta che le fanno una domanda, prima di cominciare a rispondere, slacciando le parole come se le perdesse senza conoscerle, mezzo in italiano e mezzo in spagnolo. Ha maniere molto gentili, come il suo vestitino candido. Però, non sembra capire bene dove sta andando la sua vita. La subisce. Tutt'al più vorrebbe vederla passare. Ha l'aria di una che pensa; «Noi non la possiamo cambiare». La sua ha una bambina di due anni senza futuro, un marito senza lavoro e una mamma che muore di leucemia. A Niccolò Ditta, l'avvocato che la difende, confessa che spera di non dover incontrare la mamma e il papà di Marco; «Provo una vergogna infinita, oh Madre de Dios», e vorrebbe finir sotto terra per quello che è successo. «Sono umiliata e ho ancora paura». Non piange mai, ma ha gh occhi gonfi di lacrime, lo sguardo smarrito, persino umile. Il procuratore antimafia Andrea Canciani la descrive «spaventata e allettata, remissiva e confusa, caduta dentro a una cosa più grande di lei». Ditta dice; «E' una donna molto fragile, così debole da sembrare una ragazza sperduta, non un criminale che rapisce un bambino». Il giorno dopo. Maria Elisabeth Pino Juarez resta con tutto il suo mistero. Chi è veramente questa peruviana di 21 anni, «devota della Vergine Maria» come si descrive, questa donna che tace e parla, nasconde e collabora, rapisce come costretta, e poi scappa senza denunciare? E' l'umile disperata che sembra o l'angelo del male che tradisce la fiducia di quelli che la stanno, aiutando? E chi sono davvero i suoi comphci? Cominciamo da qui. NeUa mattinata di ieri, il capo della Mobile Raffaele Mascia ha ammesso che stanno cercando due persone, «entrambe di origine sudamericana», forse mia coppia, un uomo e un'altra donna, che lei avrebbe conosciuto a Genova durante una festa poche settimane fa. Nello stesso tempo, la procura accusa Maria Juarez di sequestro per estorsione, ma non di associazione a delinquere;' eppure questo reato scatta automaticamente, se a compiere l'azione sono da 3 persone in su. E allora perché non le viene contestato? L'avvocato Ditta ci gira attomo, da buon leguleo; «Se uno dei 3 ha avuto un ruolo molto particolare, non so come dire, anomalo, può essere che non scatta». Ma chi dei 3? Proprio la stranita Maria Elisabeth? La baby sitter si comporta davvero in modo incomprensibile. Dalla villa dei genitori di Marco chiama il radiotaxi. Il piano prevede che lei debba andare a Genova, dove la dovreb¬ bero nascondere in un alloggio sicuro. Ma un introppo fa saltare questo viaggio. Dà appuntamento al taxi alla stazione degh autobus, 50 metri da casa. Si fa portare alla stazione. Da qui in avanti chiama tutti gh amici possibili eccetto i comphci; dice che non è riuscita a mettersi in contatto. Strano. Da Savona potrebbe benissimo prendere un treno per Genova, ma deve aver cambiato idea. Ha già deciso di andare a Imperia, dove ha lavorato e conosce della gente. Ma perché1? Chiede al tassista se le dà una mano ad accompagnarla sul binario: «Aveva due borse, una normale e l'altra una vahgetta da viaggio. Solo che teneva sempre il bambino attaccato al petto. Lui era tranquillo, non ha mai pianto, ogni tanto si guardava in giro. Per tutto il tragitto lei ha armeggiato con il telefonino come se mandasse dei messaggi. L'ho accompagnata sul marciapiede dove partiva il treno per Imperia. Mha detto che andava da una sua amica». Ma come? Una rapisce un bambino e comincia subito a lasciar indizi, a far capire dove sta andando, a farlo pure vedere? 0 era certa al cento per cento di farla franca (e perché avrebbe dovuto esserlo?) o c'è davvero qualcosa che non quadra. Arriva a Imperia, e il mistero si infittisce. Sono le 11. Per tre ore comincia ad andare in giro a bussare a tutte le porte della comunità peruviana dove la conoscono chiedendo ospitahtà per la notte. Ha deciso di presentare il bebé come se fosse sua figha, che però ha quasi due anni in più e difficilmente avrà gh occhi chiari come Marco. Per questo ha fatto i due buchi nelle orecchie per gh orecchini, per farla sembrare una femmina. Solo che nessuno ci deve credere molto, e tutte le porte si chiudono. Alla questura di Imperia dicono che forse sapevano già del sequestro. Può anche darsi, ma è molto improbabile. A quelT ora nessuno ne aveva mai fatto parola del rapimento su un giornale o alla televisione. Più verosimile invece che abbia destato sospetti in chiunque la vedesse, con quel bebé in braccio che non ricordava certamente nessun nino peruviano, e con quella sua aria spaventata, come se cercasse di chiedere aiuto. Una sua amica l'aveva già chiamata dal treno con il cellulare e, se poi è andata a trovarla, vuol dire che le ha detto di no soltanto quando l'ha vista. Sempre con il telefonino chiama altre due peruviane per vendere la telecamera che s'è portata dietro nel borsone da viaggio assieme a un peluche e al latte e ai biberon per il piccolo. Non ha più un euro, ha speso tutti i soldi per il taxi e il biglietto del treno, e spera di pagare così l'albergo. Ma non può saldare il conto la fantomatica cugina che, come lei dice al portiere, deve venirla a prendere nel pomeriggio di martedì alle cinque e mezzo? L'hanno descritta «spaventata e aUettata». Ma spaventata da che? Dal reato che compiva o da qualcuno che la minacciava. Pare che una deUe telefonate dei rapitori alla famiglia sia arrivata dall'estero. Dal Perù? Era da là che partiva anche il suo spavento? Alla fine è arrivato fino a qui, fino ad adesso, nella sua vita di stenti che non è mai cambiata, lungo il viaggio segnato dal cielo o dalla Madre de Dios, chiamalo come vuoi, ma qualche volta scelto anche da noi, che ci piaccia 0 no. Bene 0 male, per colpa o per paura. Gli investigatori «Neirinterrogatorio è sempre apparsa molto spaventata» Si sospetta che fosse stata minacciata Il taxista: «L'ho portata alla stazione e mi ha anche chiesto di accompagnarla fino al binario. Teneva il piccolo al petto» Giovanna De Filippi stringe tra le braccia il piccolo Marco

Persone citate: Andrea Canciani, Giovanna De Filippi, Maria Elisabeth, Maria Juarez, Niccolã² Ditta, Pino Juarez, Raffaele Mascia