Italia al palo, Germania e Francia vedono la ripresa di Stefano Lepri

Italia al palo, Germania e Francia vedono la ripresa LE ECONOMÌE DEI GRANDI MALATI EUROPEI A CONFRONTO. PARIGI E BERLINO ORA ALZANO LE STIME DI CRESCITA Italia al palo, Germania e Francia vedono la ripresa L'Ocse avverte: «Produttività nazionale in calo». E anche l'export fatica analisi Stefano Lepri ROMA Ef già arrivata, no, non ancora, arriverà tra poco... Mentre in Italia ogni nuovo dato sull'economia viene rivoltato da tutte le parti per capire quanto sia buono e quanto sia cattivo, oppure tirato in qua e in là per dimostrare tesi prestabilite, in Francia e in Germania la ripresa si vede a occhio nudo. In entrambi ì Paesi a cui sì attribuiva la stessa malattia dell'Italia, gh indici puntano verso l'alto. Ieri a Parigi il primo ministro francese Jean-Pierre Raffarin ha alzato da l,7Vo a 2,30Zo la previsione dì crescita del prodotto lordo per quest' anno (il dato dì consenso tra gli economisti è 2,20Zo). In Germania ì «cinque saggi», economisti che consigliano il governo, hanno elevato la previsione 2004 a l,80Zo, e ieri il presidente della Bundesbank Axel Weber ha confermato: «Va meglio dì quanto ci aspettavamo». Il più recente auspicio del governo italiano è 1 .S0/*!. La differenza è notevole. Ed è ancora più preoccupante se si pensa che compaiono ì primi segni dì rallentamento della ripresa mondiale. America e Asia stanno cominciando a «tirare» meno. Quando il ministro dell'Economia Domenico Siniscalco l'altra sera ha mostrato alle parti sociali un grafico che mostrava ì divergenti andamenti della produzione industriale in Francia Germania e Italia, il presidente della Confindustria Luca Corderò dì Montezemolo lo ha giudicato assai significativo. Facendo cento l'anno 2000, le industrie itahane oggi producono meno dì 98, quelle francesi e tedesche attorno a 101. L'effetto della perdita di competitività è evidente. Dati freschi di ieri illustrano bene la situazione. Fa sapere l'Isae che la fiducia delle imprese manifatturiere è cresciuta un poco in luglio, a 95 da 93,5, e con una punta in Lombardia che è un'area chiave, dove riesce a superare quota 100; ma il segno buono è controbilanciato dal ridimensionarsi delle aspettative dì produzione per ì prossimi mesi, «che potrebbero risentire negativamente delle ipotesi dì un graduale rallentamento della ripresa intemazionale nel secondo semestre dell'anno» come pure «dell'incertezza che caratterizza il quadro interno» dell'Italia. Nel frattempo le famiglie restano pessimiste, su livelli storicamente bassissimi, i peggiori degli ultimi otto anni: in luglio l'indice di fiducia dei consumatori continua a scendere nel Nord-Ovest, nel Centro e nel Mezzogiorno, risale solo al Nord-Est. Anche i consumatori tedeschi sono pessimisti, continuano a comprare poco; ma le officine della Germania stanno lavorando a pieno ritmo per l'export, +ll,8% in maggio, con previsioni al +10-11 % o oltre per l'intero anno, -l-H^ gh ordini per ì prossimi mesi. Da noi, ieri l'Istat ha comunicato che nel primo semestre verso i Paesi fuori dall'Unione europea l'export è cresciuto solo del 60Zo, l'import del 4,30Zo. E se l'Italia non riesce vendere adesso che Stati Uniti e Paesi asiatici comprano a tutt'andare, quando ci riuscirà mai? Per l'appunto, gh economisti sì preoccupano già che il traino dell'export oltremare si affievolisca l'anno prossimo: cosicché, nell'alzare le previsioni dì crescita per quest anno, le hanno abbassate per il prossimo, a 1,596 per esempio la Dìhk, equivalente delle nostre Camere di commercio. Anche il rapporto Ocse sull'area euro uscito ieri (che segna¬ la come la crescita dì Eurolancha quest'anno sì fermerà all'I,60Zo e chiede ai governi dì ridurre i loro deficit di bilancio) individua differenti andamenti tra i tre grandi Paesi che condivìdono la stessa moneta: negh anni scorsi una «persistente debolezza» ha caratterizzato Germania e Italia, meno la Francia; ora in Germania è all'opera il fattore compensativo dì un guadagno dì produttività, seppure finora «troppo debole per far uscire l'economìa dalla stagnazione», mentre «l'Italia ha addirittura perso produttività». Non si scorge più quindi il «mal comune» con Germania e Francia volentieri rimarcato dal precedente ministro Giulio Tremonti. E naturalmente «in una Europa che cresce poco non possiamo permetterci di segnare il passo di fronte ai due principali concorrenti» nota Montezemolo. Il problema è posto, nei suoi termini crudi. Tanto più se nei confronti della futura dinamica della ripresa intemazionale si è peccato finora dì «euforia previsiva» come sostiene il responsabile del Centro studi Confindustria Paolo Garonna, e per il 2005 i numeri andranno calati. ATTENTI ALL'INDICE nftalià^i'éicferftacfréseèrfifeno " dei principali partners dell'Unione europea. Il trend dalla fine del 2001 ad oggi è più o meno identico a quello di Francia e Germania (vedere grafico a lato) ma negli ultimi tempi il nostro paese ha perso (e così sarà anche nel futuro prossimo) la gara a tre. Quello che è riportato nel grafico è infatti l'andamento dell'indice anticipatore calcolato dagli esperti dell'Ocse utilizzando da 5a10 differenti indicatori economici che in base a studi specifici hanno dimostrato di avere un preciso legame con l'andamento del prodotto interno lordo di una nazione riuscendo ad anticiparne la dinamica. Gli ultimi calcoli, come di può notare dai confronto delle tre curve, danno l'Italia in netto ritardo rispetto a Francia e Germania. I TREND ECONOMICI A CONFRONTO « ^PI^MT^IWTOREtpC^r y, ^ , ^ 0 12 - ' ' ' '' IL DIFFERENZIALE DI INFLAZIONE T;':: MEDIA EURQ AREA FRANCIA GERMANIA ITALIA -12 —2000 2001 2002 2003 2004 +0,5 *1,0 Il numero 10 lACRESCITA IN Vo DELL'EXPORT TEDESCO NEI PAESI EXTRA UE Il numero LACRESCITAIN'/oDELL'EXPORT ITALIANO NEI PAESI EXTRA UE

Persone citate: Axel Weber, Domenico Siniscalco, Giulio Tremonti, Luca Corderã², Montezemolo, Paolo Garonna