«Rapitori dilettanti e pericolosi»

«Rapitori dilettanti e pericolosi» IL PROCURATORE AGGIUNTO DI TORINO. MAURIZIO LAUDI «Rapitori dilettanti e pericolosi» «Molti immigrati subiscono il miraggio del guadagno facile» intervista rgiofiaìlario LI ESEMPIO più illuminante i dei nuovi scenari dell' «industria del sequestro» arriva dal Sudamerica, dove bande criminali e movimenti terroristici praticano ormai con burocratica quotidianità il fenomeno dei rapimentilampo. Che si tratti del tecnico di una grande industria fatto sparire dalle Fare o dai paramilitari in Colombia, oppure del congiunto di un calciatore argentino (fra i pochi in quel Paese a essere pagati in valuta pregiata) non fa molta differenza. Lo schema è sempre lo stesso: una prigionia che si esaurisce in pochi giorni e il pagamento di un riscatto modesto, magari non più di 50 o 100 mila dollari. È la filosofìa del delinquente mordi e fuggi, che comporta rischi contenuti e limitati «investimenti» per mettere in atto il piano criminale. Rispetto alla versione tradizionale del sequestro - quello dell'Anonima sarda e della 'ndrangheta negli anni '70 e '80 - in questo caso bastano due o tre complici e un covo di fortuna. Niente lettere anonime, né emissari segreti, né orecchie tagliate. Nelle intenzioni dei rapitori del Duemila l'ostaggio deve rimanere nascosto appena pochi giorni e se le cose si mettono male, meglio mollare la preda senza lasciare troppo tracce. O la va o la spacca. Maurizio Laudi, procuratore aggiunto di Torino, espèrto di terrorismo e di criminalità organizzata, esamina questa nuova tendenza. E pur rifiutando facili allarmismi, sottolinea ]a pericolosità del fenomeno. Stiamo assistendo a una «sudamericanizzazione» dei sequestri di persona? «Spero di no, ì dati in nostro possesso rivelano che finora si tratta di un fenomeno circoscrit¬ to a pochi casi. Però mi sembra abbastanza preoccupante che nel giro di un mese si registri un rapimento con inquietanti similitudini con quello di Anna Maria Valdata avvenuto a Voghera. È prematuro parlare di tendenza in aumento però i segnah sono poco confortanti». La criminalità extracomunitaria si sta sostituendo a quella italiana, nella fattispecie calabrese e sarda, anche nel business dei sequestri di persona? «La delinquenza organizzata italiana ha da tempo abbandonato il ramo dei rapimenti: in termini "imprenditoriali" il gioco non vale più la gandela, almeno nelle regioni del Centro-Nord. Per organizzare un sequestro come si deve ci vogliono molti uomini, occorrono rifugi sicuri, bisogna mettere in conto lunghi tempi di attesa. Meglio dedicarsi al traffico di stupefacenti. Però dietro questi casi recenti non ci sono bande organiz¬ zate di stranieri, tipo quelle che gestiscono lo smercio della droga, il traffico d'armi e lo sfruttamento della prostituzione. Qui si tratta di cani sciolti». Per gli inquirenti è un vantaggio o uno svantaggio? «In termini.puramente investigativi ci facilita il compito, perché questi sequestratori "fai da te" spesso commettono incredibili ingenuità, lasciano un mare di tracce e finiscono per inguaiarsi da soli. Ma il rovescio della medaglia potrebbe essere la gestione dilettantistica dell'ostaggio: un sequestratore novellino ed emotivo può mettere a repentaglio la vita del rapito molto più di un criminale incallito». Perché queste persone, all'apparenza normali e con un lavoro come nel caso della baby-sitter peruviana, si trasformano in criminali? «Credo che sia conseguenza della condizione economico-sociale in cui si trovano molti immigrati: si scontrano con una società agiata a loro sconosciuta, hanno un lavoro modesto e subiscono in modo eccessivo il miraggio del guadagno facile e rapido». Può contribuire anche la loro diversa cultura, che magari considera meno gravi certi tipi dì reato? «Penso di no. Il sequestro di persona è considerato un crimine grave ed è punito con severità anche in Romania, in Albania o in Perù». Maurizio Laudi procuratore aggiunto di Torino, esperto di terrorismo e di criminalità organizzata

Persone citate: Anna Maria Valdata, Maurizio Laudi

Luoghi citati: Albania, Colombia, Perã¹, Romania, Sudamerica, Torino, Voghera