«Volevano terrorizzarci Hanno detto: lo uccidiamo» di Ermanno Branca

«Volevano terrorizzarci Hanno detto: lo uccidiamo» IL RACCONTO DELLA FAMIGLIA: TEMEVAMO CHE POTESSE FINIRE MALE «Volevano terrorizzarci Hanno detto: lo uccidiamo» I papà: Maria era appena stata presa in prova e volevamo regolarizzarla L'avevamo lasciata con nostro figlio già due volte, sembrava volergli bene Ermanno Branca ALBISSOLA MARINA (Savona) «E' la fine di un incubo, di un inferno». Luca Venturino, 36 anni, il padre del piccolo Marco è sfinito dopo 15 ore in cui ha temuto di perdere il suo bambino. E' lui che per cinque volte ha dovuto ascoltare le telefonate dell'uomo che si era preso il piccolo Marco e diventava di ora in ora sempre più minaccioso e arrogante. Stretto accanto alla moglie Giovanna non ha dormito, non ha toccato cibo, non ha bevuto. In una notte ha affrontato la Drova più dura, con la responsaDilità di tutta la famiglia sulle spalle. Nella villa di Albissola Marina, che troneggia su piazza Marconi, si era radunata l'intera famiglia che da mezzo secolo commercializza àuto Fiat. Imprenditori d'altri tempi, arrivati da Carrù nel 1954, che siglavano i contratti con una stretta di mano e con un sorriso alimentavano il sogno dell'auto per tutte le famighe. I due capostipiti si sono divisi la gamma: Andrea, a lungo anche presidente della Camera di commercio, si è occupato della concessionaria delle auto, ora affiancato dai figli Giovanni e Anna. Carlo con la moglie Marisa si è invece dedicato ai veicoli commerciah, ora coadiuvato dai generi Massimo Ferrari e Luca Venturino, che hanno sposato le figlie Laura e Giovanna. Sono saliti tutti per le scale di pietra viva della villa, tra bouganville e piante per portare conforto a Luca e Giovanna, provatissimi da ima giornata di insopportabile tensione. Nelle ore concitate del rapimento, tutta la famiglia, a turno, si è affacciata sulla grande veranda di pietra e cristallo che domina la piccola piazza Marconi. Volti tesi, con le mascelle serrate, lo sguardo perso nel vuoto. L'incubo è finito intorno alle 14,30, quando il colonnello dei carabinieri Francesco Laurenti è entrato nella villa per dare la notizia della liberazione del piccolo Marco ed è ripartito dopo pochi minuti per portare la coppia a Imperia. Quando Luca, e Giovanna sono tornati a casa con il bimbo stretto al petto, c'era ima piccola folla di residenti del quartiere e turisti che volevano partecipare alla gioia della famiglia. Poi i coniugi si sono chiusi in casa per recuperare le energie e guastarsi la serenità ritrovata. «Abbiamo passato ore di orribile angoscia - racconta Luca Venturino -. Mia mogUe è distrutta e adesso dorme accanto a nostro figlio che sta bene. Questa è l'unica cosa che conta. Tutta la nostra famiglia vuole ringraziare le forze dell'ordine, che hanno svolto un lavoro incredibile e che ci sono state accanto fin dal primo istante senza mai farci perdere la fiducia. Davvero un lavoro eccezionale». Sulle polemiche sollevate da alcuni per aver affidato il bambino a una baby sitter straniera, che non era in regola con il permesso di soggiorno, precisa: «L'avevamo soltanto assunta in prova per alcuni mesi. Sapevamo che aveva lavorato bene a Imperia presso un'anziana. Avevamo ricevuto buone referenze ed era nostra intenzione regolarizzare la sua posizione. In passato l'avevamo lasciata sola un paio di volte ed,.era andato tutto bene. Sapevano che aveva una bima che vive in Perù e sembrava che volesse bene anche a nostro figlio». Marco è nato il 2 febbraio di quest'anno. I genitori gli b311110 messo questo nome per ricordare lo zio, tragicamente scomparso in un incidente stradale meno di due anni fa. Proprio la nascita del bimbo era servita ad alleviare un po' il dolore per quella tragedia che aveva scosso anche i dipendenti della grande azienda. La prima a parlare dopo la liberazione era stata la nonna Marisa Cisari, che si era affacciata per un attimo dalle grandi scale di pietra della villa: «A nome di tutta la famiglia - ha detto - ringrazio le forze dell'ordine tutte e i magistrati, che hanno speso ogni momento per darci tranquillità e sicurezza. Fino all'ultimo minuto i sequestratori hanno cercato di terrorizzarci: hanno detto "avete fatto i furbi, e ora il bambino è morto". E' stata una frase disumana». Poi anche il capostipite, Carlo De Filippi, ha rotto gli indugi: «Abbiamo passato le ore peggiori che uno possa immaginare e mia figha è distrutta. Non ha mangiato, non ha bevuto e non ha dormito nemmeno un minuto. Abbiamo temuto che da un momento all'altro potesse finire male. Il fatto di avere 3 che fare con dei balordi dilettanti, anziché con professionisti del crimine, credetemi, non era di particolare conforto. Mio genero è stato determinante, perchè ha conservato in ogni circostanza forza e freddezza. Quando ci hanno detto che il nipotino era salvo, ci siamo messi a piangere e ci siamo abbracciati. Certo non credo che potremo perdonare quella donna per quello che ha fatto». Massimo Ferrari, zio del piccolo Marco aggiunge: «Ci hanno fatto vivere due giorni nella paura. Abbiamo passato una notte che non auguro a nessuno. Per fortuna è finita bene grazie al lavoro di carabinieri, magistrati e polizia. In momenti in cui sembra che tutto vada ' male, è confortante sapere che ci sono anche persone che lavorano con questa dedizione». Il papà di Marco, Luca Venturino La nonna, Marisa Cisari La mamma, Giovanna De Filippi, al rientro a casa con il figlio

Luoghi citati: Albissola Marina, Carrã¹, Imperia, Perã¹, Savona