Un flessibile tra i torroni

Un flessibile tra i torroni Un flessibile tra i torroni Le esperienze e i paradossi di chi bussa allo sportello di qualsiasi ufficio di lavoro interinale AVETE bisogno dì qualcuno che vi pulisca il pesce in negozio? Che vi faccia consegne a domicilio? Che fabbrichi torroni nella vostra azienda dì dolci o tenga aperto il bookshop del museo comunale che amministrate? Nessun problema: bussate allo sportello dì qualsiasi ufficio di lavoro interinale e, davanti a voi, si materializza la soluzione che cercate: «flessibile», naturalmente. Ovvero un lavoratore temporaneo e atipico, adatto ad ogni collocazione, elastico nell'aderire ad ogni variegazione dì orari e di ruoli, perfettamente inseribile nell'ingranaggio produttivo ma, al tempo stesso, capace di sparire in punta di piedi quando non occorre più. Se volete conoscere meglio la realtà degli «atipici», e in particolare la figura del «flessibile» che, aggirandosi con la grazia di un fantasma neogotico nel castello incantato della post-industrializzazione, ha cambiato volto al mondo del lavoro, avete una buona opportunità. Leggetevi, senza perdere tempo, dalla prima all'ultima pagina, il fulminante, ben ritmato, sarcastico «Aye, Are you experienced?» pubblicato dalla giovane abbinata «Convegno Edìzioni/Bevivino editore». Il titolo del romanzo - scritto da Andrea Cisi, classe 1972, esordiente quattro anni fa da Transeuropa con «Così come viene» - è certamente un omaggio a Jimi Hendrix e alla sua compilation del 1967. Ma, altresì, fa il verso ai surreali colloqui che catapultano il protagonista, Jamiro, nel vasto arcipelago del lavoro interinale. Di volta in volta, guidato dalle Signorine del JobSearch o del WorkPointBuonasera - sempre molto belle, molto simpatiche, molto bionde - Jamiro trtjva^taiplegonef-pltt-Svariati settori. Inserisce dati per una software house che deve varare il portale comunale («Occorrono competenze informatiche?» chiede. «Occorre non essere deficienti» gli si risponde). Dopo l'incursione in rete arriva l'agricoltura: raccoglitore d'aglio in una piantagione del Piacentino organizzata come sarebbe piaciuto ai veri protagonisti dì «Via col vento»: unica differenza gli atipici al posto degli schiavi. Quindi tentativo di approdo presso un Bìngo («Noi cerchiamo figure adatte alla gestione sociale e dinamica della sala. Quindi soggetti ràpidi e svegli. Addetti alle casse, addette alle cartelle, baristi, camerieri, dissuasori...» «Dissuasori?» «Sì, certo. Gente che faccia dì tutto perché il cliente non levi il culo dalla sua sedia»). Dalla sala Bingo all'ambito posto dì addetto alle consegne natalizie deir«Enoteca II Bacio» il passo è breve («Hai presente Automan?» mi fa lei. «Sì». «Ecco. Dimenticatelo. Tu dovrai guidare come una suorina»). Qualche volta il salto verso un nuovo lavoro non riesce: sbagliate le risposte al colloquio d'assunzione. In un centro della grande distribuzione editoriale, per esempio: «Mi fa solo due domande. "Cosa si aspetta da questo lavoro?" "Guadagnare qualcosa e immergermi nei libri..". "E' disposto ad un part tlme VertftìàTe?" mi chiede segnando, qualcosa su un foglio bianco. "Credo dì sì". "Bene, Le faremo sapere"». La risposta negativa, mezzo minuto dopo, aspetta all'uscita, esattamente «just in time», l'allibito Jamiro che ha fatto appena in tempo ad attraversare il cortile.. Da antologia sono le pagine ambientate dentro un'industria dolciaria. Lì una pattuglia di «flessibili» appena selezionati viene portata in giro per la fabbrica. Li accompagna la psicologa aziendale che soppesa ciascuno all'istante per valutare in quale dei dieci possibili reparti smistarlo (torroni, caramelle, gigiole gommose, etc sino all'antro sotterraneo e misterioso della lavorazione della mostarda - lì s'intravedono «sagome nere impugnanti badili che rimestano pignatte roventi di sostanza gialla oleosa»). Ovviamente il nostro viene destinato proprio all'antro. «Mostarda? - lo conforta uno che se ne intende -. So di uno che sì è messo in malattia perché ì fiumi dell'aceto e della senape gli hanno sciolto le cartilagini della colonna vertebrale, ne avrà per sei mesi...». Se in «Aye. Are you experienced?» il fulminante e ironico Andrea Cisi fissa il canone di formazione del giovane lavoratore atìpico, altra angolazione viene offerta da «Roma», terzo, efficace romanzo di Ugo Comìa, modenese, classe 1965, già autore del bellissimo «Sulla fehcità a oltranza», e dì «Quasi amore», pubblicati - come «Roma» - da Sellerio. Già l'incipit dì «Roma» riassume, più che le vicende dell'autore, il destino dì una generazione: «Per vari motivi, un misto di circostanze fortunate e di altre circostanze più sfortunate, io ho iniziato a lavorare in modo continuativo verso la fine del '98, alle ore dieci del 20 ottobre. Avevo già compiuto 33 anni da qualche mese... ». Comìa approda, per il suo primo lavoro a contratto, in una Roma che percorre - da un mezzo pubblico all'altro - con lo sguardo stranito dì un assemblatore dì meraviglie che altri non sembrano vedere ma che ì lettori dei suoi precedenti romanzi già ben conoscono. Sì ricollegano ai precedenti vagabondaggi dì Comìa in una Mode¬ na notturna dove le piazze, gonfiandosi dì buio, paiono allungarsi a dismisura. Ed è la stessa filigrana che, in quei primi libri, si dispiega in un Appennino lucente dì luce ma ad ogni ; crinale già percorso assieme al padre improvvisamente perduto - tagliente dì dolore ^, Comìa è un instancabile inanellatore di paradossi. Dalla sua esperienza dì lavoratore «flessibile» ne estrae dì fondamentalì: «Quell'espressione tìpica dì "realizzarsi nel lavoro" io non sono mai riuscito a capirla fino in fondo. Tra l'altro non ha neanche la sua contraria, che sarebbe, "l'irrealìzzarsi nel lavoro"...». Tema, quest'ultimo, che pare dire molto - e sempre dì più - ai coetanei dì Ugo Comìa e dì Andrea Cisi. Con conseguenze, se si seguono le piste tracciate in «Roma», piuttosto sconcertanti. Poiché, come scrive Cornìa: «Se uno che lavora man mano che lavora sì realizza, cioè diventa più reale, allora uno che non lavora, a forza di non lavorare, si dovrebbe irrealizzare, cioè diventare sempre meno reale, cosa che è difficile immaginare riguardo a un essere in came e ossa...». Robert Walser - quello de «La passeggiata» e di «Jakob von Gunten» - non avrebbe potuto spiegarla meglio. La vertigine di star sospesi, sopra flessibili mondi. Da antologia le pagine - ambientate in un'industria dolciaria: una pattuglia di «appena selezionati» viene portata in giro per la fabbrica dalla psicologa aziendale che soppesa ciascuno per valutare in quale dei dieci possibili reparti smistarlo: caramelle, gigiole gommose, ecc. Per il «flessibile» il passo è breve: dalla sala Bingo al posto di addetto alle consegne natalizie o in cucina Andrea Cis Aye, are you experienced? pp 173. eJO, Convegno Edizioni/ Bevivino editore. UgoComia Roma,pp. 704,68, Sellerio.

Persone citate: Andrea Cis, Andrea Cisi, Bevivino, Jimi Hendrix, Robert Walser, Sellerio

Luoghi citati: Roma