Valanga umana contro il ritiro dei coloni da Gaza

Valanga umana contro il ritiro dei coloni da Gaza SEI MILIZIANI PALESTINESI UCCISI IN CISGIORDANIA Valanga umana contro il ritiro dei coloni da Gaza Centomila settlers hanno formato una catena per dire «no» al piano YarivGonen TEL AVIV Decine dì migliaia di coloni israeliani e di loro simpatizzanti hanno dato vita ieri a una gigantesca catena umana - 90 chilometri in tutto, fra la striscia di Gaza e Gerusalemme - nell'intento di silurare i progetti del premier Ariel Sharon (Ijkud) per il disimpegno dai palestinesi, che include lo sgombero dalle loro abitazioni di ottomila coloni di Gaza. La manifestazione, svoltasi nella calma, ha assunto comunque un carattere minaccioso quando nel pomeriggio la radio dei coloni Canale 7 (che trasmette solo via Internet, per limitazioni di carattere giuridico) ha riferito che decine di migliaia di persone stavano raggiungendo (de loro posizioni» all'interno della catena: un linguaggio di chiaro sapore militare. In serata un nuovo colpo è stato inferto a Sharon e alla sua politica di disimpegno quando - su iniziativa del ministro degli Esteri Silvan Shalom - numerosi membri del Comitato centrale del likud, fra cui ministri e una ventina di deputati hanno preso parte a un polemico raduno in cui è stata espressa la più decisa contrarietà all'ingresso al governo dei laburisti di Slumon Peres. Senza di loro, ben difficilmente Sharon riuscirà a realizzare il ritiro da Gaza e lo sgombero dei coloni. Sempre ieri sei palestinesi armatisonastati uccisi ed altri due feriti nel corso di scontri con le forze israeliane a Tulkarem in Cisgìordania, scoppiati dopo il tramonto. Lo hanno rilento fonti della polizia di confine dello Stato ebraico. Nuove violenze sono state registrate poi a Gaza/dove elicotteri israeliani-da combattimento hanno colpito un edificio nel rione al-Zeitun ritenuto eseereuna armeria di Hamas. Quattro passanti sono rimasti feriti. Po¬ co dopo le batterie palestinesi di razzi Qassam sono entrate in azione: presso la colonia di Nissanit (il punto di inizio della «catena umana») e a Neve Dekalim. In questo attacco sei bambini, figli di coloni, sono rimasti feriti. La «catena umana» rappresenta j] maggior sforzo organizzativo compiuto finóra dal movimentò' dei coloni contro Sharon, ossia contro colui il quale è considerato il padre storico della politica di insediamento ebraico in Cisgiordania e a Gaza. Secondo il movimento ((Pace Adesso» è necessario verificare se nella organizzazione della manifestazione accesamente anti-govemativa siano stati utilizzati fondi ricevuti proprio dal governò dai consi- gli municipali dei coloni in Cisgiordania e a Gaza. L'organizzazione della protesta (80 mila dimostranti secondo la polizia, HO mila secondo gli organizzatori) ha richiesto ingenti sforzi logistici: una capacità dimostrata dai coloni già nel maggio scorso, quando erano riusciti a convincere la maggior parte dei membri attivi del Likud a votare contro il ritiro da Gaza. Fra questi problemi, alcuni erano di carattere religioso. Ad esempio hanno dovuto cimentarsi con il divieto per ebrei religiosi di sesso opposto di darsi la mano. Sono stati così alternati segmenti totalmente femminili a quelli totalmente maschili: gli anelli di sutura sono stati fomiti da nuclei familiari, all'interno dei quali è lecito a uomini e donne darsi la mano. Queste proteste sono giunte all' indomani di un avvertimento, da parte del ministro della Sicurezza interna Zahi Hanegbi (Likud), secondo cui ebrei fanatici potrebbero tentare un drammatico attentato nella Spianata delle moschee di Gerusalemme per arrestare in maniera definitiva la pohtica di disimpegno dai palestinesi. Ieri uno dei più noti esponenti della destra messianica, Yehuda Etzion (che già negli Anni Ottanta aveva progettato un attentato contro la moschea al-Aqsa di Gerusalemme) ha confermato che la distruzione di quei luoghi santi islamici è «di per sé opportuna», ma non nella fase attuale. Prima, ha spiegato, occorre fare opera di convinciménto fra gli israe- liani circa la necessità storica di ricostruire (nel perimetro della spianata delle Moschee) il Tempio di Gerusalemme, distrutto quasi duemila anni fa dai legionari romani. Gh avvertimenti del ministro Hanegbi hanno impensierito non poco il Mufti di Gerusalemme (massima figura religiosa palestinese), sceicco Akrama Sabri, i cui uffici si trovano appunto nella Spianata delle Moschee. Sabri ha fiutato un tranello, «architettato all'unico scopo di dispiegare maggiori forze di polizia israeliana in un luogo che appartiene al Waqf», l'ente per la protezione dei beni islamici in Palestina. Ossia un nuovo passo in quella che gh islamici palestinesi definiscono «la giudaizzazzione di Gerusalemme». Le prospettive della ripresa di un dialogo qualsiasi fra israeliani e palestinesi sono in questi giorni più lontane che mai. Fra i palestinesi, resta irrisolta la lotta fra il presidente Yasser Arafat e le forze riformiste in parlamento e nella base di al-Fatah. In Israele, il premier Sharon non riesce ancora a mettere in piedi una coalizione governativa che disponga della maggioranza in parlamento e che realizzi in tempi forzati il ritiro da Gaza. Secondo il capo dell'intelligence di Israele, Aharon Zeevi Farkash, Arafat sta prendendo tempo fiducioso nel fatto che entro novembre scompaiano dalla scena pohtici i suoi nemici principali: Sharon e il presidente degli Stati Uniti Geoide Bush.' Un settore della catena umana schierata su 90 chilometri dai coloni e dal loro sostenitori nemici del plano di Sharon