«Europa, aspettati grandi svolte»

«Europa, aspettati grandi svolte» IL PRESIDENTE DEL PARTITO E REGISTA DELLE PRIMARIE «Europa, aspettati grandi svolte» McAuliffe: con gli alleati verrà ritrovata l'unità persa intervista dall'Inviato a BOSTON Presidente del partito democratico, fedelissimo di Bill Clinton, instancabile raccoglitore di fondi ed accorto regista delle primarie dalle quali è uscito il ticket presidenziale Kerry-Edwards, Terry McAuliffe è il vero demiurgo della Convention di Boston. Alla vigilia dell'inizio dei lavori è lui che entra nella grande hall del Fleet Center per controllare gli ultimi dettagli: l'acustica del coro, le posizioni delle tv che trasmetteranno le dirette, i posti per i vip del partito e la geografia delle delegazioni di ogni singolo Stato attorno al palco centrale. Abito blu, camicia l)ianca, cravatta rossa e bandiera a stella e strisele appuntata sul risvolto della giacca McAuliffe è raggiante per i risultati ottenuti. Appena otto mesi fa i democratici sembravano a corto di fondi, lacerati dalle liti inteme, destinati ad una rissa che avrebbe giovato solo ai repubblicani, adesso invece sentono di poter sconfiggere George W. Bush, riprendendosi la Casa Bianca. Inseguito dai cronisti america¬ ni, quando si accorge di aver vicino un giornalista europeo mostra attenzione, quasi a voler testimoniare l'approccio del team di John Kerry all'opinione pubblica non-americana, e risponde ad ogni domanda. Ad un addetto alla sicurezza che gli mette fretta, tentando di portarlo via, risponde «un momento per favore, l'Europa per noi conta ed io amo l'Italia». Che cosa può aspettarsi l'Europa da questa Convention? «Gli europei vedranno in azione John Kerry, John Edwards e l'intero partito democratico. Vedranno come Kerry si rivolge non solo all'America ma al mondo intero, guardando ai nostri alleati con un approccio basato sulla necessità di un reciproco rispetto. E' una America che guarda al mondo, vuole ascoltare ed essere ascoltata». Che idea ha Kerry del rapporto da costruire fra Stati Uniti ed alleati europei dopo le ' divisioni avvenute durante i quattro anni dell'amministrazione Bush? «Quando pensa all'Europa, agli alleati ciò che Kerry ritiene è che quando c'è qualcosa da fare bisogna farlo assieme. Comportandosi come un team forte ed unito. Riuscirci è per tutti noi una sfida avvincente. Credo che l'Europa possa aspettarsi grandi cose da John Forbes Kerry». Su quali temi in particolare? «Sulla gestione dell'economia globale e soprattutto sulla definizione di una politica estera e di sicurezza che sia condivisa, frutto di convergenze e non disseminata di divergenze. Credo che, in fondo, sia proprio questo ciò che l'Europa si aspetta». Lei è stato un protagonista della battaglia delle primarie, dallo scontro fra Kerry e l'ex governatore del Vermont Howard Dean alla designazione di John Edwards a candidato vicepresidente. Come arriva il partito democratico all'appuntamento della Convention? «Forte, determinato e soprattutto unito. Non vi sono fra noi divisioni di sorta, simili a quelle che alcuni ricordano in passato. C'è grande coesione attorno a Kerry e alla volontà di vincere la battaglia delle elezioni di novembre. L'unità del partito democratico è in questo momento la nostra forza maggiore, siamo sicuri che il messaggio arriverà e sarà ascoltato nelle case di tutti gli americani». Eppure i sondaggi d'opinione non sono particolarmente be- nevoli nei vostri confronti. A livello nazionale Bush e Kerry restano statisticamente pari mentre sulla conta dei grandi elettori designati dai singoli Stati il Presidente in canea conserva un considerevole vantaggio, nonostante i vostri passi avanti in Stati contesi come Pennsylvania ed Ohio. Come contate di accumulare sufficienti punti dì vantaggio? «A mio avviso i sondaggi in questo momento sono buoni e stanno mighorando ancora, dicono che il partito democratico sta crescendo. Bisogna essere prudenti nel trarre conclusioni. La fretta può trarre in inganno. Ricordo ad esempio che quando facemmo la Convention nel 1992 il nostro candidato di allora. Bill Clinton, era terzo nei sondaggi, dietro a George Bush padre ed anche al terzo candidato Ross Perot. Poi tutti sanno come è andata a finire». Ma lei che idea si è fatto delle elezioni del 2 novem¬ bre, la Convention consentirà a Kerry di far breccia in quegli americani che, pur ostili al presidente George Bush, ancora non hanno deciso di sostenerlo? «Sono fiducioso sui lavori della Convention. John Kerry giovedì sera parlerà all'America intera e ne vedremo gli effetti. Riguardo alla corsa elettorale con i repubbhcani credo che sarà un testa a testa fino all'ultimo, la vittoria finale verrà assegnata con un margine minimo». [m. me.] 66 E' necessario ridisegnare la gestione dell'economia globale e creare una politica estera e di sicurezza che siano frutto di convergenze Credo che sia questo che tutti voi A A auspicate 7^ Il presidente del partito democratico Terry McAuliffe, vero demiurgo della Convention di Boston