Una catena di coloni contro Sharon

Una catena di coloni contro Sharon OGGI NEI TERRITORI UNA PERICOLOSA PROTESTA CON DECINE DI MIGLIAIA DI PERSONE Una catena di coloni contro Sharon Gli avversari di Arafat assaltano e bruciano le caserme Yarlv Gonen TEL AVIV All'interno dell'Autorità nazionale palestinese non c'è alcuna crisi istituzionale. Tra Yasser Arafat e il premier Abu Ala esistono rapporti di fiducia e di collaborazione e da parte del Presidente vi è una disponibilità di massima ad approvare le riforme. Queste le tesi ottimistiche enunciate ieri dallo stesso Arafat a Ramallah durante un incontro con alcuni diplomatici arabi, mentre a Gaza proseguivano aspre lotte interpalestinesi. Anche in Israele il clima politico è rovente. Oggi decine di migliaia di sostenitori dei coloni organizzeranno una catena umana dalla colonia di Nissanit (a Sud di Gaza) fino a Gerusalemme per mostrare al premier Ariel Sharon la consistenza dell'opposizione popolare al suo progetto di ritiro dalla striscia di Gaza. Sempre oggi diciotto deputati del Likud (su un totale di quaranta) parteciperanno a un convegno indetto per contrastare l'ingresso al governo dei laburisti di ShimonPeres. La protesta contro il ritiro da Gaza - che finora è stata relativamente contenuta - potrebbe degenerare in attentati anti-arabi sulla Spianata delle Moschee di Gerusalemme. I timori sono stati espressi dal ministro della Sicurezza interna, Zabi Hanegbi, del Likud. «Ebrei estremisti e fanatici potrebbero tentare di impedire in extremis il ritiro israeliano, compiendo un attentato nella Spianata, diretto contro i fedeli o contro le moschee», ha avvertito. Quella di ieri è stata un'ulteriore giornata di violenze e di intimidazioni nel- la Striscia di Gaza. Militanti delle Brigate dei martiri di al-Aqsa, braccio armato e turbolento di al Fatah, hanno dato alle fiamme la stazione di polizia della cittadina di Zbeida e occupato per una decina di ore il palazzo del governatore militare di Khan Yunes. Un loro portavoce, Abu Mussa, ha menzionato i due obietti¬ vi della protesta: l'allontanamento del generale Mussa Arafat (il cugino del presidente nominato re-, sponsabile della sicurezza a Gaza e accusato dalla popolazione di essere un corrotto) e l'inquadramento di decine di membri delle Brigate al-Aqsa nella sicurezza dell'Anp. Come in casi analoghi in passato, la crisi si è risolta con una telefonata conciliatrice del Raìss. «Non c'è nessuna crisi - ha poi ripetuto Arafat. - Confermo la mia piena fiducia in Abu Ala. Ha il pieno diritto di avanzare proposte». Ma dopo gli spari intimidatori al parlamentare Nabli Amr (reo di aver criticato Arafat alla televisione e ora in pericolo di verdersi amputare una gamba) le blandizie del Presidente non tranquillizzano più l'opinione pubblica palestinese. Parlando alla mo¬ schea al-Aqsa, lo sceicco Muhammed Hussein ha esortato venerdì i dirigenti politici palestinesei, «nel santo nome di Gerusalemme», a mettere fine alle liti interne e all'anarchia. Proprio la Moschea al-Aqsa, secondo il ministro Hanegbi, potrebbe diventare l'obiettivo di., terroristi ebrei decisi a bloccare con un gesto traumatico per l'intero mondo islamico il ritiro israeliano dai Territori: «Nelle ultime settimane - ha precisato - abbiamo la sensazione che stiano esaminando la questione: non in termini filosofici, ma pratici». Oggi i coloni di Gaza sperano di portare nelle strade centomila dimostranti, in una manifestazione che si concluderà al Muro del Pianto. Gli animi dei coloni sono esasperati dalla prospettiva di uno sgombero forzato delle loro case. Minacce di morte sono state lanciate verso Yonatan Bassi, il funzionario nominato da Sharon per organizzare il reinserimento in Israele degli ottomila coloni di Gaza. Un volantino, circolato ieri in alcune sinagoghe, sollecitava l'espulsione di Bassi (un ebreo religioso) da tutte le sinagoghe di Israele. Si teme che estremisti approfittino della occasione per compiere attentati nella Spianata delle Moschee. Il ministro della Sicurezza landa l'allarme