«Voglio un' America più forte in casa più sicura nel mondo»

«Voglio un' America più forte in casa più sicura nel mondo» IL MESSAGGIO CENTRALE DELLA CAMPAGNA ELETTORALE «Voglio un' America più forte in casa più sicura nel mondo» Il candidato democratico rilancia le politiche di solidarietà: sanità pubblica come diritto, aumento dei salari minimi, equità fiscale Sul fronte esterno, vuole ricucire le solide e utili alleanze del passato Maurizio Molinari inviato a BOSTON «Stronger at home, safer in the world», America più forte in casa, più sicura nel mondo. Il messaggio di cui John Forbes Kerry si fa portatore nell'intento di conquistare la Casa Bianca riassume le ragioni per cui chiede il voto agh americani, nel tentativo di far dimenticare le accuse repubblicane di essere un «flip-flop», continuamente incerto e in contraddizione con se stesso. «Più forte in casa» vuol dire un'America più unita e più solidale grazie a pohtiche che rimedino alle «divisioni create dalTamministrazione Bush». Sul fisco significa privare i super-ricchi dei tagh fiscali, sulla sanità pubblica vuol dire «garantirla a ogni cittadino come diritto di nascita», sul lavoro implica l'aumento dei salari minimi a 6,65 dollari l'ora. Quando Kerry parla di «unire l'America», accusa i repubblicani di aver creato spaccature sociali proponendo l'emendamento costituzionale contro i matrimoni omosessuah, opponendo credenti a non-credenti, favorendo fiscalmente i ricchi ai danni dei poveri e promuovendo lo sviluppo della grande industria a danno del piccolo commercio. IB Sin da quando le prime tredici colonie conquistarono l'indipendenza i leader americani si confirontanosulmodello di «comunità» che voghono creare e Kerry è convinto di essere l'uomo giusto per sanare le ferite inferte da Bush alla coesione nazionale. L'intento è di convincere ^ ceto medio a votare in massa, protestando contro il prezzo economico pagato alla recessione negh anni in cui i super-ricchi hanno goduto di sconti fiscali da capogiro. John Edwards, candidato vicepresidente, parla all'unisono quando mette l'accento sul fatto che gh anni di Bush hanno creato «due Americhe» che devono essere «riunifìcate». NeLpacchètto di pohtiche per «risanare il Paese» ci sono anche gli obiettivi di dimezzare il deficit pubblico, ripristinare l'assistenza sociale minima agh immigrati e «riesaminare tutti gh accordi sottoscritti sul libero com¬ mercio con un occhio alle necessità dell'occupazione». In quest' ultimo caso si è attirato da più parti l'accusa di un protezionismo incompatibile con la globalizzazione, ma si tratta di un cavallo dì battagha utile a raccoghere voti nel Midwest più colpito dalla disoccupazione nel settore deUe manifatture. L'altro pilastro del Kerry-pensiero è l'America «più sicura nel mondo» ovvero protagonista di pohtiche e strategie in grado di aumentare la difesa dai nuovi nemici, dai terroristi e dalle armi di distrazione di massa. Lì dove Bush ha scelto la strada deU'((attacco preventivo», il senatore democratico mette l'accento sull'importanza di «solide alleanze», richiamandosi alla capacità di Franklin Delano Roosevelt di creare la coalizione antinazista e di Harry Truman di fondare il Patto Atlantico. «Rispetto a Bush, Kerry chiederà agh aUeati di fare di più e non di meno contro il terrorismo» spiega John Podestà, ex capo di gabinetto di Clinton e oggi presidente del centro studi «Center for American progress», lasciando intendere che per «alleanza» i democratici intendono un rapporto nel quale «dialogheranno e ascolteranno come non ha fatto Bush», ma in cambio «chiederanno fatti concreti». Ciò implica ad esempio che, se sarà eletto, Kerry si recherà a BruxeUes appena possibile per chiedere ai partner deUa Nato il via libera alì'operazione-Iraq, oggi osteggiata da Parigi e Berlino. Sul fronte deUa guerra al terrorismo, Kerry è in favore dell'aumento deUe forze armate di 40 nula uomini e deUa permanenza in Iraq - così come in Afghanistan - fino a quando i due Paese non saranno «stabUi e sicuri». E difende l'idea di un conflitto da combattere «con l'uso non solo della forza militare ma soprattutto deU'intelhgence». Ovvero, operazioni mirate e non dispendiose campagne militari in grande stile. Se arriverà alla Casa Bianca, è prevedibile che il Paese arabo che sarà messo più sotto pressione sarà l'Arabia Saudita, da lui accusata a più riprese di fomentare l'integralismo con libri di testo, trasmissioni tv e finanziamenti a moschee frequentate da seguaci di Al Qaeda. A chi gli chiede credenziah sulla sua capacità di rendere «sicura l'America», Kerry risponde ricordando le decorazioni ottenute in Vietnam. Ma Michael Kranish U cronista del «Boston Globe» che lo segue da oltre vent'anni assicura che il suo l'amore per la libertà viene da lontano, «daUa casa che la madre aveva in Francia, aUa quale era molto legata e che durante la Seconda Guerra Mondiale fu espropriata dai tedeschi con un atto che a lui, sin da bambino, sembrò subito orrendo». Nella lotta al terrorismo lo sfidante di Bush chiede quarantamila uomini in più in Iraq e un ulteriore impegno in Afghanistan Se eletto, andrà subito a Bruxelles per sollecitare i partner Nato. La strategia militare: operazioni mirate di intelligence più che campagne in grande stile e molto dispendiose Se arriverà alla Casa Bianca è prevedibile che metterà sotto pressione l'Arabia Saudita, che accusa di fomentare l'integralismo. I suoi modelli presidenziali sono Roosevelt per la capacità di creare la coalizione anti-nazista e Truman per aver fondato il Patto Atlantico I due John insieme sul palco del teatro di Aurora, la cittadina del Colorado dove Kerry è nato e dove è iniziato l'ultimo tour elettorale. Avere scelto John Edwards come candidato alla vicepresidenza ha fatto guadagnare terreno a Kerry Sono subito diventati il nuovo «Duo Dinamico» della politica americana tra sorrisi, pacche sulle spalle e battute piene di ottimismo