Un partito unito dalla rivincita

Un partito unito dalla rivincita IL RIFERIMENTO IDEALE SONO GLI ANNI DI CLINTON Un partito unito dalla rivincita dall'inviato a BOSTON Progressisti e neo-liberal, antiBush e no-global. Sono molte le identità deUe migliaia di delegati che convergono su Boston, ma ciò che previe è il sentirsi dei «New Democrats», eredi e portavoce degh armi e delle speranze del clintonismo, convinti di poter accompagnare John Forbes Kerry alla Casa Bianca riscattando la sconfitta subita da Al Gore nel 2000. «Si tratta di un partito insolitamente unito, modellato più su Clinton che su Kerry ed Edwards», ha scritto il «Wall Street Journal». La fase dura del braccio di ferro suU'anima del partito si è svolta all'inìzio deUe primarie, dove a perdere è stata la sinistra radicale che si riconosceva 'nell'ex governatore del Vermont Howard Dean. Così Al From, direttore del «Democratic Leadership Council» i descrive l'identikit del partito uscito dalla battagha: «Con John Kerry e John Edwards i democratici sostengono la crescita e le opportunità, non la redistribuzione; l'espansione della classe media, non la sua tassazione; la forza nazionale, non la debolezza sui temi della sicurezza; il lavoro, non lo Stato sociale; le riforme, le sfide e l'etica del dovere e della responsabilità». La scelta di Kerry comporta il rilancio del clintonismo nella convinzione di poter cancellare la parentesi dell'amministrazione repubblicana di George W. Bush e continuare nel 2004 la stagione che iniziò nel 1992, quando Clinton arrivò alla Casa Bianca sconfiggendo Bush padre e ponendo fine agh anni del reaganismo. Non è un caso che il laboratorio del kerrysmo sia affollato di ex-clintoniani: John Podestà, ex capo di gabinetto, guida il «Center for American Progress», fucina di programmi pohtici su temi di pohtica interna ed estera; Will Marshall, presidente del «Progressive Pohcy Institute», ha fir¬ mato la nuova ricetta della guerra al terrorismo, affermando che «il trionfo contro il terrore sarà ottenuto guidando il mondo in una missione comune»; l'ex Segretario di Stato, Madeleine Albright, con il suo «National Democratic Institute» ha iniziato a porre le basi di una nuova pohtica estera; Richard Holbrooke, ex ambasciatore alle Nazioni Unite, potrebbe diventare il nuovo Segretario di Stato. L'impronta di Clinton è forte ma per vincere in novembre Kerry deve evitare di perdere i voti della sinistra liberal a vantaggio del candidato indipendente Ralph Nader - che fu già fatale a Gore - e l'uomo adatto per impedirlo è Ted Kennedy, senatore del Massachusetts e amico di lunga data del candidato presidente. Kennedy è stato il primo alleato di Kerry neUe primarie, è stato lui a convincere gh elettori di Dean a cambiare cavallo presentandosi come «il leader dell'ala democratica del partito democratico». Adesso il suo compito è far sposare al partito pohtiche non troppo moderate. Non a caso saranno i sostenitori di Ted Kennedy - come gh attori Ed Asner e Mimi Kennedy - ad annunciare da Boston la nascita dei «Progressive Democrats of America», determinati a evitare che i neoliberal come Ronald Asmus e John Ikenberry spostino troppo a destra il baricentro del partito. Kerry ha dimostrato di voler ascoltare Kennedy, come ha fatto sceghendo di sostenere l'aumento del salario minimo, tradizionale cavallo di battagha dei vecchi democratici. Ma è sempre l'eredità di Clinton a essere la garanzia contro il rischio di spaccature inteme. «Clinton ha trasformato i democratici, facendo di noi il partito della prosperità e della responsabilità fiscale per il prossimo quarto di secolo», assicura Chaka Fattah, deputato afroamericano considerato fra i membri più liberal della Camera dei Rappresentanti, [m. mo.l

Luoghi citati: Boston, Massachusetts, Vermont