In duemila per l'addio al carabiniere di R. Cri.
In duemila per l'addio al carabiniere FUNERALI DI STATO In duemila per l'addio al carabiniere NOVAFELTRIA (Pesaro Urbino) «Ricordatelo sempre come un eroe» la voce è tremante, rotta dal pianto. Ma Simona Cola, la giovane vedova di Alessandro Giorgioni, riesce comunque a pronunciare la sua promessa e il suo ringraziamento, rivolgendosi dal pulpito della chiesa a tutta la comunità: «Grazie da parte di Alessandro e di questa creatura. Alessandro ha agito per dovere e gliel'ho promesso: mi prenderò sempre cura del nostro bambino» . E' un'atmosfera carica di dolore quella che si respira nella chiesa romanica di San Pietro in Culto, dove ieri mattina si sono celebrati i funerali del carabiniere ucciso a 36 anni dal latitante Luciano Liboni. Sfilano i gonfaloni listati a lutto dei comuni dell'alta Valmarecchia, della Provincia di Pesaro e Urbino e della Regione Marche ed anche quello di Grosseto, la città natale di Alessandro Giorgioni. Tra due ali di carabinieri arriva monsignor Angelo Bagnasco, ordinario militare d'Italia. La chiesa è gremita. Nelle prime file siedono le autorità: tra queste, iV sottosegretario alla Difesa Filippo Borselli, il comandante generale dell'Arma dei carabinieri, Luciano Gottardo, il comandante generale della Guardia di Finanza, Roberto Speciale, i sindaci dell'alta Valmarecchia, i rappresentanti delle forze dell'ordine locali. E ci sono anche i colleghi di Alessandro che piangono il collega ma soprattutto l'amico. «E' una drammatica ora di dolore, pianto, rimpianto e di pensosi ripensamenti, in cui celebriamo il sacrificio di Cristo e quello di Alessandro» spiega il vescovo della diocesi di San Marino Montefeltro Paolo Rabitti che si rivolge alla famiglia, a quel «dolore reso più pungente dalla precoce orfanezza del piccolo Leonardo» il bambino di 5 anni che in chiesa è scoppiato in lacrime e ha baciato e toccato più volte la bara del padre. A pronunciare l'omelia è monsignor Bagnasco che sintetizza in tre parole intense il senso di dovere di Alessandro e di tutte le forze dell'ordine: «Un senso di responsabilità e di servizio svolto sempre con devozione, naturalezza e grande umiltà». E da vittima Alessandro diventa un modello da seguire in un impegno costante per il bene comune: «Non allontanate lo sguardo da questa sorgente arricchita dal sangue di questo nostro figlio per diventare utili al bene comune». Dopo la «Preghiera del carabiniere», suona il silenzio e pochi, tra i 2 mila presenti, riescono a trattenere le lacrime. I religiosi concelebranti hanno rivolto un pensiero anche all'autore della tragedia perchè si ravveda, auspicando in tutti il perdono cristiano; e un pensiero è andato anche al territorio del Montefeltro «per la prima volta colpito a sangue», come ha detto monsignor Rabitti; un pensiero espresso anche nella preghiera intonata da un carabiniere, perchè «nel nostro Paese tomi un clima serenità e giustizia». Nel corso della cerimonia funebre si è alzata infine anche la voce degli amici di Alberese, il paesino in provincia di Grosseto di cui era originario Giorgioni: un addio custodito in una lettera per quel «ragazzo unico ed irripetibile che è in mezzo a noi come un angelo vero. Ciao Alessandro», [r. cri.]
Luoghi citati: Grosseto, Italia, Marche, Novafeltria, Pesaro, San Marino, Urbino
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