I commissari, prima spina per Barroso di Enrico Singer

I commissari, prima spina per Barroso ANCHE UNA CINQUANTINA DI EURODEPUTATI DEI GRUPPI CONTRARI LO HANNO VOTATO I commissari, prima spina per Barroso Eletto presidente della Commissione con il 60 per cento Enrico Singer inviato a STRASBURGO Lo spoglio dei voti va più in firetta del previsto e quando arriva la notizia che la fiducia è concessa, di José Manuel Durao Barroso non c'è traccia. Manca poco alle 13,30. Passano ancora sei imbarazzanti minuti, salvati da una mozione procedurale che Pannella presenta in aula. Poi, finalmente, a presidente della futura Commissione europea raggiunge il suo posto in prima fila sotto il banco della presidenza e raccoglie il meritato applauso. La fondo gli è andata meglio del previsto. I usi» sono stati 413, imo» 251. Quarantaquattro gli astenuti, tre le schede nulle. E' un risultato che dimostra come l'Europarlamento si sia espresso senza seguire in modo matematico le divisioni politiche e che fa dire al grande mediatore Barroso che «ricercare una sintesi tra diverse posizioni non è opportunismo come qualcuno sosteneva per criticarmi». Nel segreto dell'ulna almeno una cinquantina di deputati appartenenti a gruppi ufficialmenti contrari ha votato a favore di Barroso. Tra gli italiani, ma non solo. Nel pse, ma anche tra gli euroscettici. Tra i democratico-liberali, che erano nel fi-onte del «sì» con i popolari, ci sono state, invece, parecchie astensioni Ma l'ex premier conservatore portoghese preferisce gettafsit afle (sipalle tutta questa contabilità. «Una maggioranzaddeOpercentoèpiùchesuffidentei. EL molto i meglio di quanto può vantare qualsiasi governo nazionale», dice Barroso che incassa anche la benedizione di Romano Prodi. «Adesso può avvicinare ancora di più gli europei con la forza di un'istituzione che è in grado di servire gli interèssi comuni dell'Unione come mai in passato», spiegailpresidente della Commissione die rivendica, eoa, i meriti e i risultati positivi del suo mandato che si concluderà il primo novembre prossimo con il passaggio del testimone a Barroso. H lavoro per arrivare a quella data è già cominciato. E la prima scadenza è la formazione della nuova squadra di commissari. José Manuel Barroso annuncia che è sua intenzione definire gli incarichi entro il 23 agosto e ripete che la distribuzione dei compiti nel collegio è di sua esclusiva compe¬ tenza. Certo, le «indicazioni» phe arriveranno dai governi dei Paesi membri saranno ascoltate, ma non di più. D futuro presidente dell'esecutivo cerca di mettere le mani avanti per contrastare le pressioni che già ci sono e che sono anche forti. Non è un mistero che la Francia rivendica il commissario alla Concorrenza e che la Germania vuole addirittura un supercommissario all'economia e allo sviluppo industriale. «Un supercommissario? Tutti i miei 24 commissari saranno siqiei», replica conunabattuta Barroso. Ma il futuro presidente, per sua stessa ammissione, è un «onesto mediatore». E avverte subito che «qualcuno dei commissari potrà avere compiti di coordinamento, senza per questo creare scale gerarchiche». Dietro queste fraàinperfetto euro-politichese, c'è la vera partita in carso. Quella delpotere. Perché nelTUnione a venticinque sarebbe anche ingenuo immaginare che il commissario di un Paese piccolo come Malta - per fare un esempio estremo-possa pesare quanto il commissario francese, tedesco o italiano. Ed ecco, allora, la teoria dei «supercommissari» o quella dei «coordinatori». Senza escludere la soluzione dei sei vicepresidenti (nella Commissione Prodi ce ne sono due) che potrebbe accontentare Francia, Germania, Italia, Inghilterra più Spagna e Polonia. «Non posso rivelarvi le conversazioni riservate che sto avendo con i capi di governo», dice Barroso. Ma la ragnatela dei contatti è fitta. Perché per cinque Paesi e' anche la questione dei nomi. Con lltalia in primo piano. Da Roma, infatti, Balioso non ha ancora ricevuto l'indicazione decisiva: sarà confermato Mario Monti, o sarà designato Rocco Buttiglione come tante indiscrezioni lasciano pensare? Il futuro presidente della Commissione non si può sbilanciare: la scelta spetta ai governi nazionali E se con Monti ha avuto un colloquio a Lisbona, ieri ha incontrato Buttiglione a Strasburgo. Su un punto, invece, già ieri Barroso ha preso un impegno: dei 24 commissari almeno otto saranno donne. Per ora, tra uscenti e desijnate, d sono la svedese Maigot Walstroem, la lussemburghese Vivianne Reding, la polacca Danuta Huebner, la lettone Sandra Kalniete e la lituana Dalia Gribauskaite. Ne mancano ancora tre. E' fatta: sono arrivati 413 voti a favore. E il neopresidente Barroso sorride contento