Addio Radio tre, al lavoro i killer della radio

Addio Radio tre, al lavoro i killer della radio Addio Radio tre, al lavoro i killer della radio Lietta Tornabuoni SCRIVONO, telefonano, protestano moltissimi ascoltatori delle stazioni radio della Rai, in particolare di RadioTre che ha tanti fedeh affezionati: da quando l'azienda ha stabilito il cambiamento delle onde, non riescono più a prendere i loro programmi, sepolti da una quantità di altre stazioni italiane e straniere, confusi e frastornati da altri interventi, pasticciati, introvabili; e ogni mutamento di stazione diventa davvero un'impresa. Naturalmente, chi protesta è convinto che l'inconveniente dell'impraticabilità possa essere dovuto soltanto a due motivi: primo, inefficienza o incompetenza della Rai; secondo, complicità di alcuni dirigenti Rai in un progetto per sminuire o stroncare la r^te radiofopip^ publjli^l ^ vantaggio delle radio private.'.''; .f..,,'. Fantasie, diffidenze, incubi? Alla fine di giugno, su un settimanale idi BmscoZi-Momm'W&w;-' un'inchiesta di Fadovani-Rossitto presentata in copertina illustrava un nuovo momento trionfale della radio come mezzo di comunicazione e di informazione: dal 1990 gh ascoltatori sono aumentati da 26 milioni a oltre 35 milioni; negh ultimi due anni la raccolta pubblicitaria è cresciuta da 400 a 503 milioni di euro; di questa pubblicità, il 7307o viene raccolto dalle radio private, che negh Anni Settanta erano 4000 e adesso sono circa 600; le emittenti più importanti rimangono oggi RadioUno, Radio Dee Jay, RacSoDue, RDS, RTL1025. Rientrerebbe in una logica industriale, più che in paranoie politiche, il proposito di far fuori le radio pubbliche per concentrare i proventi pubblicitari in mani private presenti o prossime. Rientrerebbe nel vergognoso sistema itahano attuale il metodo di valersi del potere politico pubbhco per favorire le attività economiche private proprie o altrui. E l'unico sistema per smentire o spazzare via simili congetture sarebbe per la Rai quello di ripristinare l'ascolto normale dehe sue reti, di non autocondannarsi in parte all'inaccessibilità e all'irrilevanza. RICATTO ■' Ora.è la.yolta di Donald RumI sfeld. fi segretario di Stato americano, polemizzando con i filippini ctxé hanno ritirato dall'Iraq il proprio 'VcolocòMfdèefifé'iièr'sàRSrelà0"vita di uno dei loro preso in ostaggio, per l'ennesima volta ripete fieramente: «Noi non cederemo mai al ricatto dei terroristi». Fa impressione (e anche un po' pena) sentire questo e altri pohtici proclamare con tanta pomposità la più assoluta intransigenza: quando per tutta la vita non hanno fatto che imporre o subire ricatti, pressioni, coercizioni, scambi, estorsioni, racket, compromessi.

Persone citate: Donald Rumi, Lietta Tornabuoni, Rossitto

Luoghi citati: Iraq