Ulivo, a Strasburgo la «pace» Prodi-Bertinotti di Fabio Martini

Ulivo, a Strasburgo la «pace» Prodi-Bertinotti INCONTRO AMICHEVOLE, IL LEADER DI RIFONDAZIONE PRONTO A FARE UN PASSO IN PIÙ OLTRE LA DESISTENZA Ulivo, a Strasburgo la «pace» Prodi-Bertinotti Il Professore accelera la marcia e promette battaglia: «Torno per vincere» Fabio Martini ROMA Era da sei, lunghi anni che non si parlavano a tu per tu. Ma dopo 90 minuti dì colloquio senza affettazioni. Romano Prodi e Fausto Bertinotti si sono stretti la mano e il Professore ha ringraziato per un invito che non si aspettava: «Caro Fausto allora ci vediamo a settembre...». Certo è un dettaglio, ma l'invito di Bertinotti a Prodi di partecipare alla Festa nazionale di Liberazione a Roma è ima prima volta che aiuta a capire il significato del vis-à-vis dell'altra sera a Strasburgo: i protagonisti della più eclatante rottura nel mondo progressista dell'ultimo decennio si sono parlati e si sono capiti. Nel corso del colloquio il leader di Rifondazione ha spiegato senza infingimenti che è sua intenzione vivere da protagonista la nuova stagione e che dunque «bisogna lavorare ad un accordo programmatico e di govemo». Alla fine di questo percorso e in presenza di «novità programmatiche dal forte valore simbolico». Rifondazione non avrebbe difficoltà ad entrare al govemo con propri mimsj^ jàeRMndo^cosi ^uga svolta drfondonspettomfàflcosi accordi del 1996, segnati dafia desiaej^a e dall'appc^gio Certoi'tii strada da fare ce n'è ancora tanta, ma alla fine dell'incontro che si è svolto a Strasburgo nel pomeriggio del 20 luglio nello studio del Presidente della Commissione europea a palazzo Weiss, Prodi e Bertinotti hanno separatamente confidato di essere soddisfatti. I due, nonostante lo strappo di Rifondazione nell'autunno del 1998, non hanno mai rotto sino Tin' '"'fondò; "e': in* tutte le^interviste "postume" il Professo-re sièbimCT^^todal crimina-semmai (ma sempre confidenzialmente) i veri, registi della sua defenestrazione in D'Alema, Marini e Cossiga. Entrati in politica nello stesso anno - il 1994 dell'irresistibile epifania di Berlusconi - Prodi e Bertinotti restano personaggi agli antipodi, ma nel colloquio dell'altra sera si sono ritrovati d'accordo su diverse questioni. A cominciare da una che Savà a cuore a^ertinott^tìàtti-strada dell'argomento per cuij'gccQg'8 ^fo" ,ffllfer? ^ 8os Da questo punto di vista i due si sono trovati su un programma tattico di breve periodo, in vista di possibili elezioni nel 2005. D'accordo; sull'analisi della guerra in Iraq, in dissenso sulla Costituzione europea. Prodi e Bertinotti hanno chiacchierato anche di questioni più "prosaiche". In particolare il segretario del Prc ha apprezzato le critiche molto risolute alle tentazióni centriste che lo stesso Prodi'ha poi ripetuto in una ^ettMft, .^'«Espresso». Rispondendo a Giampaolo Pansa',v Pròdi sostiene che «le strizzate d'occhio neocentriste» partite nei giorni scorsi anche dal centro-sinistra «sono irrealistiche e irrealizzabili». Alludendo probabilmente ad alcune sortite di Rutelli, Prodi aggiunge: «Non nego che qualcuno ci abbia provato o ci provi. Nego che questo tentativo possa aver successo». Ma nella lettera all'» Espresso» Prodi dice con un'en¬ fasi speciale quel che già da diverse settimane era chiaro a tutti: «Tomo per vincere». E ripetendo: «Da novembre ìnizierò un lungo viaggio attraverso l'Italia, città per città, per rilanciare l'Ulivo e preparare il centrosinistra alla guida del Paese». Per il futuro propone di assegnare una delle due presidenze delle Camere all'opposizione e, facendo sobbalzare il "partito Rai", chiede una «riforma che renda indipendente la Rai, che la obblighi a misurarsi col mercato». Quasi tutto noto, ma fino ad un certo punto. Il ruolino di marcia che Prodi aveva immaginato - fino ad una settimana fa - era quello di un ritomo soft e ancora pochi giorni fa aveva riperuto che finito il mandato europeo, si sarebbe concesso «una vacanza» che nelle intenzioni del Professore lo avrebbe fatto scivolare senza "contaminazioni" domestiche fino alle prime settimane del 2005. In realtà Prodi ha deciso una forte accelerazione. Certo, per la crisi della maggioranza. Ma anche perché ha capito che bisognava togliere spazi al «partito del logoramento» che nell'analisi dei prodiani per il momento ha un leader cherisppn- ' de àl'nòme di Francesco Rutelli." Un'accelerazione che Prodi ha .voluto accompagnare da un " 'messaggio: 'é'óno io l'unico capa'-' ce di tenere una coalizione da Clemente Mastella fino a Fausto Bertinotti. Tanto è vero che Prodi si concederà, a pochi giorni di distanza, due bagni di folla che più diversi non potrebbero essere: quella comunista "doc" della festa di Liberazione e quella democristiana, ma veramente democristiana, della festa dell'Udeur di Telese, a due passi dalle forche caudine. 1996, Romano Prodi e Fausto Bertinotti battezzano il governo dell'Ulivo

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