Gassman, le emozioni dei suoni

Gassman, le emozioni dei suoni L'ATTORE RACCONTA I LUOGHI SEGRETI DELLA SUA VITA: IL PODERE SENESE, I RAPPORTI COL PADRE, IL SENSO DELL'UDITO Gassman, le emozioni dei suoni «Adoroil rhythmand blues, maapcheMozarteSchubert» Claudia Canicci ROMA E/ un simbolo della bellezza maschile italiana. Max gli dedicò il calendario 2001. Fotografandolo in simbiosi con la bellezza della natura. È Alessandro Gassman, che infatti dice di sé: «Vorrei essere una pianta, magari una quercia come quella della mia casa in campagna». È questa casa di campagna il luogo cui lei si sente particolarmente legato, per ricordi o per affetti? «Sì, a San Casciano, vicino a Siena. Lì c'è un vecchio podere che mia madre ed io abbiamo rimesso a posto ed è diventato la nostra casa delle vacanze. Un angolo isolato, nascosto, che io amo perché considero una specie di rifugio. Lì riesco a lavorare, a studiare, anche a non fare niente». Giva spesso? «Ci passo tutti i Natali, assieme a mia moghe e mio figlio. là riesco a oltrepassare il Capodanno, una festa che odio, in maniera indolore. Vado a letto prima della mezzanotte, dormo da pascià e arrivo tranquillamente al primo gennaio. Quel posto mi rilassa: ragiono sui lavori che si potrebbero fare e penso alla bellezza del paese, dove stanno risistemando le terme. Infatti stanno tornando i turisti». Anche lei frequenta le terme? «Non quelle pubbhche. Ho scoperto certe vasche di pietra del Seicento in mezzo al nulla nella campagna. Ci vado con mio figho lontano dagli occhi di tutti. Giochiamo, ci divertiamo. A San Casciano mi piace stare tranquillo. Gli abitanti mi conoscono, rispettano la mia privacy. Quando sono a Roma metto in conto di essere fermato per strada, salutato da tutti. E l'affetto della gente mi onora. Ma lì, in campagna, sono nella mia tana e cerco la pace. Tra l'altro nello stesso posto hanno preso casa anche altri personaggi, come Sergio CasteUitto. Quindi incrociare volti noti non è più una novità». Torniamo a Roma: nel suo appartamento c'è un angolo dove può ritrovare il rilassamento della campagna? «Senza dubbio lo studio. Ci tengo tutto il mio lavoro. E i libri. Le foto, dei miei spettacoli, di mio padre. là ho il computer, una Imea privata di telefono e un fax. E' una camera piccola, ma ben organizzata. Per la collocazione che ha rispetto alle altre stanze, molto defilata, lo definirei uno spazio democratico». Suo figlio ci entra? «No, non ci sono tentazioni per lui in quella stanza. Meno male, perché è un tipo vivace, energico, a volte incontenibile». Senta, Gassman, qual è il suo senso più acuto, più importante, che lei sente di coltivare meglio? «Ho un rapporto stretto con tutto quel che riguarda l'udito. Parole, suoni, rumori, qualunque cosa entri dentro di me attraverso le orecchie mi dà un'emozione. Ascolto musica ad ogni ora del giorno, a casa, in auto. Adoro il rythm and blues. Ma amo anche Schubert, Mozart, Verdi. E perfino la discomusic. Ho una collezione dei successi da discoteca anni settanta. Sono di quelli che si mettono a ballare sul sedile della macchina se sentono un pezzo carino mentre guidano. Ogni tanto mi chiedo se non sarebbe stato meglio tentare la strada del cantante o del musicista. E' un mio rimpianto, questo». C'è chi dice che è fondamentale, nella vita, il suono delle voci dei familiari. «Come no. Quella del mio bambino. E quella di mio padre che ancora sento nelle orecchie. E' il ricordo più vivo che ho di lui». Lei è considerato un esempio di bellezza maschile, ma quale rapporto ha col suo corpo? «Le dirò prima di tutto quale parte amo meno. Le gambe e i piedi. Io odio camminare. Se qualcuno mi dice "facciamo quattro passi" mi manda in bestia. Quattro passi per andare dove? Per smuovere le mie gambe devo avere almeno una meta, perché è una faticata. Non so, forse è una questione di pigrizia. Invece mi piacciono le mie braccia e le mie mani. Le uso spesso, gesticolo molto, nella vita e quando recito. E ho un buon rapporto con i miei occhi che a quarant'anni vedono ancora bene per fortuna. Insomma sono uno che ascolta e che guarda». Il perìodo dell'anno che preferisce? «L'inverno. Adoro la neve, mi dà un sensazione di pace e mi rassicura. L'assenza di rumori generata da una nevicata è qualcosa di fantastico. E poi mi consgla sempre il fatto di rivederla da un'anno all'altro. Mi dico, ecco, c'è il buco nell'ozono, il pianeta è surriscaldato... ma almeno per quest'anno la neve è tornata». E qual è il suo «luogo» dell'erotismo? «Quello più banale, la camera da letto. Per me il sesso è un fatto privato, segreto, intimo. Oltretutto facendo il mio mestiere mi tocca spesso di dover fare scene di passione davanti a un sacco di gente. Di rimando, nella vita preferisco nascondermi». Nel film di Ozpetek «Il bagno turco» che le ha dato popolarità anche all'estero, ha dovuto baciare un uomo. Com'è stato? «Difficile. Sì, è stata una scena difficile. Credevo che avrei provato un grande imbarazzo, ma Ozpetek mi ha aiutato. Ho baciato sulla bocca l'altro attore e subito dopo lui ha gridato "buona la prima"». Sua madre. Qual è la cosa che più la lega a lei? «E' un argomento delicato questo. Perché io sento di più come mamma l'ultima moglie di mio padre. Diletta D'Andrea. Così come sento più come fratello l'unico che non è mio fratello, cioè Emanuele, figlio di Diletta e Luciano Salce, con il quale ho condivìso una parte di vita. Fra me e la mia madre naturale, Juliette Mayniel, è nato un rapporto solo quand'ero ormai grande e ora andiamo abbastanza d'accordo. Ma se penso a una mamma, penso a Diletta. Ecco, il luogo d'incontro con lei è proprio il suo fare materno, l'avermi dato l'opportunità - di sentire una mamma vicino». E suo padre Vittorio? Qual è il vero punto di contatto fra Alessandro e Vittorio Gassman. «La sua insicurezza. Papà in pubblico era in un modo e in privato in un altro. Come facciata voleva sempre dimostrare una grande solidità, ma aveva le sue sofferenze. E con me le condivideva. Stavamo seduti in un bar a prendere un caffè: lui mi parlava col cuore in mano, dandosi completamente. Poi entrava un tizio che lo salutava e lui si trasformava: faceva il gioviale, il disinvolto, quello che tutto gli sta andando bene. Io lo osservavo e sorridevo. Perché a me, pochi minuti prima, aveva regalato il Gassman più vero». Parole, rumori, musica qualunque cosa entri dentro di me attraverso le orecchie mi colpisce o commuove mi agita o mi fa ballare ppoco prima della sua morte A destra veduta delle colline senesi e Sergio Castellitto, vicino di casa Sotto l'attore nel suo podere A sinistra Alessandro Gassman col padre, poco prima della sua morte A destra veduta delle colline senesi e Sergio Castellitto, vicino di casa Sotto l'attore nel suo podere

Luoghi citati: Roma, San Casciano, Siena