HITLER penultimo atto di Gian Enrico Rusconi

HITLER penultimo atto IL 20 LUGLIO 1944 IL FALLITO ATTENTATO AL FÙHRER: IN GERMANIA L'ANNIVERSARIO È OCCASIONE PER RITROVARE UN'IDENTITÀ NAZIONALE POSITIVA HITLER penultimo atto Gian Enrico Rusconi BERLINO LE foto di alcuni ufficiali nelle loro inconfondibili divise della Wehrmacht, portate con orgoglio, occhieggiano in tutte le edicole e librerie della Germania in questi giorni. Sono gli eroi di una ritrovata identità storica nazionale positiva, altrimenti affidata a una storia terribile, tutta da rinnegare. fl 60" anniversario del 20 luglio 1944, il giorno del fallito attentato a Hitler, è ricordato e celebrato con particolare intensità. Più passano gli anni, più quell'evento diventa importante non solo nella memoria ufficiale, ma nelle convinzioni soggettive condivise dei cittadini. Specialmente nelle nuove generazioni. Il concetto di «opposizione» a Hitler, anzi di «resistenza», diventa sempre più familiare e capace di produrre identificazione. Nella storia comparata delle resistenze europee, quella tedesca ha sempre occupato un posto minore. Sia per il suo carattere elitario, sia per l'ispirazione nazional-conservatrice dei suoi protagonisti. Il loro gesto - vedi Claus von Stauffenberg - era apprezzato soprattutto per il suo valore etico di testimonianza. Questo è vero, naturalmente. Ma in questo modo non si capisce la qualità politica specifica del 20 luglio 1944. Von Stauffenberg è l'autore del gesto materiale, ma l'azione dei congiurati si giustificava all'interno di un progetto pohtico. Questo è l'aspetto importante dell'attentato. L'eliminazione fisica del dittatore per mano di un gruppo di ufficiali era soltanto la premessa per un «colpo di Stato» in piena regola, che avrebbe dovuto mutare radicalmente la politica della Germania nell'estate 1944. Gli obiettivi delle congiura, composta non solo da militari ma anche da personalità della politica e della amministrazione, della diplomazia e del sindacato, erano due : cessazione della guerra con la ricerca di una pace di compromesso con gli anglo-americani e, all'interno, restaurazione dello Stato di diritto. Si può discutere a lungo sulla plausibilità e realizzabilità di questi obiettivi, il cui corrispettivo da parte degli alleati sarebbe dovuto essere la rinuncia alla «resa incondizionata» della Gennania. Ogni congettura e speculazione in proposito rimane inconsistente, perché non si è realizzato il presupposto decisivo: l'eliminazione di Hitler e del vertice nazista. In assenza di questa precondizione ogni ipotesi storica è fragile. Ciò non toghe che meriti considerazione l'intento dei congiurati. Essi avevano davanti agh occhi un precedente: il 25 luglio 1943 in Italia e l'esperimento Badoglio, I congiurati anti-hitleriani avevano seguito con grande attenzione e simpatia il rovesciamento del regime fascista avvenuto in termini legali, grazie al ruolo costituzionale esercitato della monarchia, che contava sulla lealtà dell'esercito. L'ammiraglio Canaris, responsabile dei servizi secreti tedeschi e oppositore di Hitler, incontrando il suo omologo italiano a Venezia, gli aveva fatto espressamente «i più cordiali auguri per il vostro 25 luglio. Anche per noi sarebbe necessario. La Germania sogna solo di liberarsi di Hitler». E si augurava che l'esempio italiano spingesse all'azione le forze ' di opposizione già presenti a Berhno. Che questa ipotesi non fosse irrealistica, lo mostrano anche le preoccupazioni del vertice nazista che dopo il 25 luglio italiano ordina un feroce giro di vite preventivo contro la fronda intema. In realtà il modello italiano non era riproducibile in Germania nei suoi termini legali-costituzionali, perché il regime nazista concentrava legalmente nel Fuhrer tutti i poteri dello Stato. Il «Badoglio tedesco» avrebbe dovuto fare un vero e proprio colpo di Stato, con l'appoggio dell'unica forza che, godendo della massima considerazione della popolazione, poteva presentare la sua azione come legittima - l'esercito appunto. Si doveva assumere quindi una grave responsabilità diretta. Assai più pesante di quella italiana, «Q bel compito di un Badogho tedesco sarà quello di procedere a una desolante liquidazione. Malgrado ciò deve essere fatto di tutto affinché possa realizzarsi una svolta, per salvare almeno gli elementibase del Reich bismarckiano». Chi scrive così (nell'agosto 1943) è una delle menti più lucide della congiu- ra anti-hitleriana, Ulrich von Has-, sell, già ambasciatore tedesco in Italia sino al 1938. Dopo l'attentato del 20 luglio 1944 sarà condannato a morte e impiccato dal «tribunale del popolo» nazista. Come si vede dalla frase citata dal diario di Hassell, l'espressione «Badogho tedesco» è usata in senso positivo (anche se in seguito il giudizio sul maresciallo itahano diventerà molto severo). Soprattutto, in riferimento al tentativo badogliano di salvaguardare e ristabilire alcuni elementi della statualità tradizionale italiana, Hassell parla esplicitamente di «salvare» i fondamenti del Reich bismarckiano. Questo dice molto sugli intenti «restaurativi» dei congiurati antihitleriani, almeno per quanto riguarda l'integrità territoriale e politica della Gennania. Ma a questo punto bisognerebbe spiegare bene che cosa intendevano gli anti-hitleriani per bìsmarckismo o per prussianesìmo, Sarebbe necessario 'un lungo discorso critico, anche per smontare la consolidata vulgata storica che traccia un continuum tra Bismarck e Hitler. Tornando all'espressione «Badogho tedesco», è importante aggiungere che essa si riferiva a una persona precisa: all'ex capo di stato maggiore dell'esercito, Ludwig Beck, che nel 1938 sì era dimesso per dissenso contro la politica aggressiva di Hitler. Con il passare del tempo Beck sarebbe diventato una delle personalità più eminenti dell' opposizione anti-hitleriana. E sarà vittima pure lui del fallito attentato del 20 luglio. Stauffenberg ragionava in termini militari, Beck era una mente politica,. Anche qui l'analogia tra Badogho e Beck diventa plausibile, perché entrambi rappresentano la massima autorità dell'esercito in dissenso con la politica dei due dittatori itahano e tedesco. Ovviamente occorrerebbe poi fare molte altre precisazioni e correzioni. In prospettiva tuttavia rimane la necessità di rivisitare l'intera questione delle varie «resistenze militari», nella loro specificità rispetto alle resistenze civili e politiche. Al centro dì questa rivisitazione ci sono il 1943 italiano e il 20 luglio 1944 tedesco, nelle loro controverse interpretazioni e nei loro problematici eppur plausibili collegamenti. Si riscopre il valore della «resistenza» tedesca che per il suo carattere elitario è sempre stata trascurata: l'uccisione del capo doveva preludere a un golpe per rovesciare la politica del Reich tauffenbergegliaitri ongiurati si ispiravano '3125 luglio'43 dell'Italia, con il rovesciamento legale del fascismo: il Badoglio della situazione doveva essere l'ex capo di stato maggiore Ludwig Beck Sdcetrda lao'3cddem Il conteClaus Schenck von Stauffenberg

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