Il marito, difensore a oltranza

Il marito, difensore a oltranza IL PADRE DELLA VITTIMA Il marito, difensore a oltranza «So che è innocente, conta soltanto questo» personaggio dall'inviato a COGNE (Aosta) VI prego soltanto di avere rispetto per il nostro dolore». C'è sempre stata nella voce di Stefano Lorenzi ima carezza per Annamaria. Per lei si sono battuti avvocati di grande fama e prestigio, come Carlo Federico Grosso, di tenacia travolgente, come Carlo Taormina, ma anche altri colleghi rimasti più in ombra ma di grandi qualità e di grande determinazione, come Malsano di Bologna e Bevacqua di Firenze (che a un certo punto preferirono lasciare l'incarico). Eppure il grande difensore di Annamaria rimane lui, Stefano Lorenzi, il padre di Samuele ucciso nel lettone dei genitori. Non ha perso un'udienza, non ha perso nessuna delle carte processuali, non ha perso un incontro con i giudici e i difensori, non ha perso - passati i primi momenti - un dialogo con i giornalisti. Soprattutto, non ha perso la fiducia e la convinzione che sua moglie sia innocente. C'è, nella sua determinazione, qualcosa che va oltre il rito del giudizio penale, va oltre il rito del giudizio popolare. Stefano Lorenzi guarda dritto negli occhi, sia quando difende la moglie sia quando accusa i mass media, i giornalisti con cui sta parlando. E c'è come una lacrima che sta fi e non viene fuori, quasi per ima disfida intema. Se nei primi tempi aveva scelto il silenzio, ora, davanti al Palazzo di Giustizia, ci accetta come un male inevitabile. E accetta, come è accaduto dopo la scorsa udienza, di dialogare sui tasti più indelicati. Il più indelicato è domandargli perché, se è convinto così tenacemente, dell'innocenza di Annamaria, si sia sentito in dovere di dirle, nel residence Le Cascate: «Non parlare di quella mattina al cellulare. Potrebbero intercettarci». Che mi importa se mi intercettano? Anzi, avranno un elemento utile che io non valutavo. Lui guarda dritto negli occhi e scuote la testa: «Non mi riferivo certo agli inquirenti, ma proprio a voi giornalisti che ci assediavate». Non abbiamo strumenti così sofisticati: «Siamo sicuri?». Lorenzi si batte con ogni forza per la difesa della moglie. Lo sa che si è perfino pensato che proteggeste Davide? «L'ho sentito dire. E' un'idea abnorme, impossibile. C'è da chiedersi come facciate a pensare cose simili». Pensiamo di volta in volta e lei spesso, soprattutto dopo ogni udienza, ci ha accusati tutti quanti di far parte di un processo massmediatico con una regia precisa: «Lo vede anche lei. Le notizie escono fuori tutte insieme, mirate». Non ci dica che voi non avete usato i mass media: le prime interviste sulla carta stampata, quasi a fotocopia, come un comunicato stampa, poi Studio Aperto, poi il Maurizio Costanzo Show con le allusioni a una gravidanza, quella di Gioele, non del tutto confermata. E lui, pacato, minuzioso: «Noi eravamo nel vostro mirino e abbiamo utilizzato la vostra arma per difenderci». E così è per quel documen¬ to consegnato e letto in consiglio comunale, dove si parlava di slmmentalizzazione del delitto. Così è per le accuse ai vicini: «Noi non accusiamo nessuno, noi diciamo che le indagini sono state a senso unico. E' diverso». E così è anche per quel sapere chi è stato e non dirlo: «Vogliamo prima l'innocenza di Annamaria. L'avvocato Taormina sa come deve fare». C'è qualcosa di straordinario, qualunque sia la vera storia di Samuele assassinato, nello sguardo di Stefano Lorenzi. E' il concetto saldo della sua famigha, che purtroppo ha per strada perso un sorriso. E' la forza di un uomo che sostiene se stesso e tutto ciò che gh resta. Oggi ascolterà accusa e difesa e poi il giudice Gramola. Comunque vada a finire e qualunque sia la verità, la sua battaglia continuerà sempre. [mar. nei.] Stefano Lorenzi

Persone citate: Bevacqua, Carlo Federico Grosso, Carlo Taormina, Lorenzi, Maurizio Costanzo, Stefano Lorenzi

Luoghi citati: Annamaria, Aosta, Bologna, Cogne, Firenze, Taormina