Pino: levare di mezzo radio e tv, e ricominciare

Pino: levare di mezzo radio e tv, e ricominciare IL CANTAUTORE ITALIANO PARLA DEL RAPPORTO CON LA SUA CITTA NELLA QUALE TORNA A CANTARE DOPO 20 ANNI Pino: levare di mezzo radio e tv, e ricominciare «Troppa attenzione ai numeri fa subire alla musica danni gravissimi» intervista Marinella Venegonì Inviata a NAPOLI Nel giorno di San Gennaro, il 19 settembre del 1981, Pino Daniele riempiva di 200 mila persone piazza del Plebiscito, cuore della sua città natale dalla quale sarebbe partito poco dopo, per non tornare che qualche volta in concerto. Quel giorno fu la consacrazione ufficiale di un figlio del popolo ad eroe popolare, innovatore dell'unica gloriosa tradizione italiana, che egli ha scompigliato e rivoluzionato al punto che dopo di lui la musica napoletana non è più stata la stessa. Stasera, alla vigilia dei 50 anni, con i capelli sale e pepe, il buon Pino torna in quello stesso cuore della città, nel concerto gratuito targato Algida ma ugualmente - si presume caloroso, e denso di emozioni. Caro Fino, lei ogni tanto canta nella sua città: 3 anni fa a Bagnoli, poi allo stadio con De Gregori, Mannoia, Ron. Però stasera è diverso, c'è aria di celebrazione... «Io arrivo tranquillo. A farsi pigliare dalla nostalgia si vive male: invece bisogna andare avanti, e fare un bel concetto per i napoletani». Non ci sarà una canzone speciale per l'occasione? «Sarà lo stesso concerto che sto portando in tour, del disco "Passi d'autore". Sono contento perché sarà una bella emozione, ma sono anche cambiato e non mi voglio far fregare dalla nostalgia. Spero che il pubblico mi voglia bene e apprezzino il mio impegno. Faccio anche i pezzi storici, eh, come "Napul'è". Ma li faccio anche a Como: non sono un intrattenitore, sono un musicista. Suono ciò che mi sento, con i colori che uso in questo momento. Ma c'è sempre la ritmica napoletana, e le persone mie come Rita Marcotulli, Zurzolo, un batterista napoletano che si chiama Mariano Barba, i cori». Ci sono dunque anche i madrigali di «Passi d'autore»? «Comincio con "Quando", dedicata a Traisi, e poi il pezzo madrigalista "Ali di cera". Però creda che in futuro vorrei lavorare con gente come Gato Barbieri oWayneSborter». Quanti anni aveva quando è andato via da Napoli? «23, 24. Mi son sposato ma non avevo casa e non avevo una lira. Non avevo possibilità di lavorare qui. Se avessi avuto un papà ricco, non avrei cercato altrove. Prima ho vissuto a Formia e dopo il divorzio a Roma, e ancora lì sto dopo essermi risposato con Fabiola». Come ha visto cambiare Napoli, da lontano? «Con Sassolino è stato un momento di grande fermento culturale. Ora onestamente mi pare che la sinistra abbia un po' le mani ^legate, vedo anche un grosso casino pobtico. La storia dei rifiuti è una bella gatta da pelare, ma Napoli è sempre una bella città: è cambiata la mentahtà, è più evoluta». Niente emozione, dunque, stasera. «Cereo di vivere quest'occasione in sordina anche per me stesso, se mi faccio prendere dall'emozione suono anehe male. Se andrà tutto bene dirò: è una bella soddisfazione suonare ancora questa cose dopo 23 anni, dall'81 a oggi. La storia del «nemo propheta in patria» con lei funziona? «No, io non ho avuto problemi con la città ma all'interno della mia famiglia, questo mi ha allontanato. Ma amo la mia città più di ogni altra cosa, sono legato a luoghi e situazioni personali che non sono quelle reali; le incomprensioni influiscono, uno se le porta dietro tutta la vita. Si figuri se non mi sarebbe piaciuto abitare qui. Invece vado in albergo». Lei è tornato a uno stato di grazia creativo... «Vivo sempre di ricerca, le cose belle nascono spontanee. Sento la musica eorale del '500 un po' come la musica napoletana del '900: mi avvicina al mio mondo antico. Nessuno ha mai avuto il coraggio di portare cose simili in piazza: ma la gente accetta le cose belle. A me non interessa fare la rockstar, non voglio esser schiavo. Ormai la musica nasce come un'esigenza ma poi diventa mercato. Alcuni colleglli sono troppo intrippati di grandi numeri, e nella canzone non eonta più quel che fai ma come lo vendi. Se metti una canzone che martella in tv, hai più chance di vendere». Tv, e spot tv, forieri di danni? «Sia la tv che le radio private stanno facendo danni terribili: le radio ormai fatturano più delle case discografiche, hanno il controllo degli ascolti ogni quarto d'ora, dannò alla gente quel che la gente vuole, spingono il eulto dell' estetica, conta solo l'esser belli, andare in vacanza e avere il telefonino. Finirà molto male, ci vorrebbe una bella dittatura alla rovescia: levar di mezzo radio e tv e ricominciare da capo». Pino Daniele: «Non bisogna farsi pigliare dalla nostalgia»

Persone citate: De Gregori, Gato Barbieri, Mannoia, Mariano Barba, Marinella Venegonì, Pino Daniele, Rita Marcotulli

Luoghi citati: Como, Formia, Napoli, Roma