I DISASTRI DELLA BUONAFEDE di Barbara Spinelli
I DISASTRI DELLA BUONAFEDE BUSH, BLAIR E LAGUERRA I DISASTRI DELLA BUONAFEDE Barbara Spinelli ^ DUE commissioni d'inchiesta hanno spiegato nelle ultime settimane come si è arrivati alla guerra in Iraq, nel marzo 2003: sulla base di quali informazioni, e soprattutto disinformazioni, fornite a Bush e Blair dai rispettivi servizi segreti. La prima commissione, composta di senatori americani, ha presentato il proprio rapporto il 9 luglio. La seconda, britannica, era presieduta da Lord Butler, un ftmzionario pubblico che ha servito più governi: dopo aver investigato per sei mesi, egli ha presentato le proprie conclusioni il 14 luglio. I due verdetti andrebbero studiati con cura, perché con toni più o meno severi essi hanno in comune una cosa essenziale: la convinzione granitica che vi fu errore grave, ma che esso non sia da attribuire ai singoli politici bensì alla struttura di potere, alla meccanica delle decisioni, alla natura delle comunicazioni fra servizi e governanti. Il rapporto Butler è esplicito: non vi furono responsabilità individuali, per le false informazioni date sulle armi di distruzione di massa in Iraq, ma «solo responsabilità collettive». Sono entità completamente astratte che avrebbero dunque agito al posto dei singoli uomini (entità come la struttura, la meccanica, la natura) e questo toglie all'individuo il libero arbitrio, e di conseguenza la responsabilità e la colpa. Prigionieri com'erano della struttura del potere da loro diretto, Bush e Blair sono presentati come uomini che certo sbagliarono - si lanciarono in una guerra le cui motivazioni ufficiali erano senza fondamento ma che agirono «in buona fede», senza intenzione alcuna di distorcere i fatti o di mentire ai Parlamenti e all'Onu. Obiettivamente furono disonesti, ma soggettivamente, come scrive XEcommht in copertina, vengon giudicati «ingannatori sinceri» Sincere deceivers). Credevano di agire bene, e per il bene. Il dubbio non li sfiorava, tanto forte era questo loro credere. Non avevano in fondo bisogno di prove, perché chi crede intensamente non va in cerca di testimonianze o confutazioni fornite dalla realtà. Si crede anche nell'assurdo, come dicono a volte le grandi religioni e come dicono sempre le sette. Questo era il morbo che affliggeva sia Bush sia Blair, a giudizio dei senatori statunitensi e della commissione Butler: un morbo della psiche che li teneva ingabbiati, e che oggi provvidenzialmente li scagiona. Per questa via la psichiatrìa fa ingresso -nel regno della politica, cosi come da tempo ha fatto ingresso nei processi per i crimini comuni. E come se valesse, anche per il politico, l'attenuante dell'errore o del crimine commesso «senza capacità d'intendere e volere». L'irresponsabilità cessa di essere una colpa, e diventa una patologia da curare con le dolci medicine dell'empatia. È singolare che ambedue le commissioni giungano a questo risultato, e che in tutti e due i casi venga dato lo stesso nome alla malattia che tormentò i poveri Bush e Blair al punto di toglier loro la capacità d'intendere e di volere. E un nome usato in psichiatria, e si chiama groupthink: pensiero di gruppo. C0NTINUAAPAGINA12 PRIMAC0L0NNA
Persone citate: Bush, Butler, Laguerra I, Lord Butler
Luoghi citati: Iraq
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