In prigione Bobby Fischer, il re degli scacchi di Paolo Mastrolilli

In prigione Bobby Fischer, il re degli scacchi ERA RICERCATO DAGLI USA PER AVER GIOCATO NELLA JUGOSLAVIA DI MILOSEVIC NONOSTANTE L' EMBARGO In prigione Bobby Fischer, il re degli scacchi Arrestato all'aeroporto di Tokyo con un passaporto Usa non valido Paolo Mastrolilli NEW YORK La pazza fuga di Bobby Fischer è finita: da eroe della guerra fredda a detenuto in ima prigione giapponese, aspettando^'estradizione negh Stati Uniti. L'ex campione mondiale di scacchi è stato arrestato mercoledì all'aeroporto Narita di Tokyo, mentre cercava di imbarcarsi su un volo per le Filippine. Mostrava un passaporto americano non valido, perché Washington gh aveva annullato il documento da quando era diventato un ricercato. Quindi i giapponesi lo hanno fermato per violazione delle leggi sull'immigrazione, e adesso stanno pensando di estradarlo negh Usa. Il film della vita di Fischer era cominciato a Chicago il 9 marzo del 1943. Due anni dopo i genitori avevano divorziato e la madre, una donna ebrea non religiosa e parecchio eccentrica, aveva traslocato con i figli a Brooklyn. A sei anni Bobby aveva comprato una piccola scacchiera, e sopra quei quadrati bianchi e neri aveva scoperto la sua ragione di vita. Aveva mollato la scuola dove andava malissimo, nonostante un quoziente intellettivo da genio: 180. Tutto il cervello lo aveva dedicato agh scacchi e a 15 anni era diventato il grande maestro più giovane nella storia del gioco. Asociale, eccentrico, paranoico e pieni di complessi, ma imbattibile. Dopo ima serie di successi stupefacenti per la sua età, a 29 anni aveva ricevuto l'occasione della sua vita: battersi col campio- ne russo Boris Spassky in Islanda per il titolo mondiale. La paranoia era subito scattata: non voleva partire perché gh offrivano pochi soldi, e poi temeva che i sovietici abbattessero il suo aereo. Era il 1972 e la guerra fredda dominava il mondo. Gh Stati Uniti non potevano permettersi che il loro campione si tirasse indietro, e quindi persino il consigliere del presidente Nixon, Henry Kissinger, finì per alzare il telefono e chiedere a Fischer di partire. «In pratica - rivelò Kissinger qualche anno dopo - gh ordinai di alzare il sedere e andare a Reykjavik». Quella partita divenne il «match del secolo» : il freddo sovietico contro l'eccentrico americano. Bobby perse subito le prime due partite, lanciandosi in una serie di comportamenti assurdi, che secondo qualcuno erano guerra psicologica calcolata: arrivava in ritardo, non voleva le telecamere, contestava persino il luccichio della scaccchiera. I sovietici rispo¬ sero accusandolo di usare strumenti nascosti per interferire con il pensiero di Spassky. Pretesero di fare un'ispezione nella stanza della sfida, ma alla fine fu proprio il russo a crollare. Nixon aveva avuto il suo trionfo contro Mosca, ma non sapeva di aver offerto il palcoscenico mondiale a un feroce nemico degli Stati Uniti. Da quella vittoria in poi, infatti, l'equilibrio mentale di Fischer continuò a precipitare. Nel 1975 perse il titolo contro Kaipov, perché aveva avanzato richieste assurde per giocare. Subito dopo si ritirò nella sua casa di Pasadena, in California, sparendo dalla circolazione. Ricomparve nel 1992, per giocare la rivincita con Spassky in Montenegro. Così, però, aveva violato le sanzioni conto la Jugoslavia e l'executive order presidenziale numero 12810. Rivinse, incassando 3,65 milioni di dollari di premio, ma si guadagnò anche un mandato di cattura. Per evitare l'arresto sparì di nuovo all'estero, ma ogni tanto si faceva vivo con interviste radiofoniche farneticanti. Nonostante sua madre fosse ebrea, o forse proprio per questo, era diventato un antisemita patologico: «Gh ebrei - diceva - sono sporchi strozzini. Hanno ordito un complotto per fregarmi». Saputo degli attentati dell'11 settembre, corse subito al microfono: «Questa - dichiarò - è la notizia più bella di tutte. Per anni americani e israeliani hanno torturato i palestinesi, e nessuno ha aperto bocca». Washington se la legò al dito e cominciò a seguire seriamente le sue mosse, fino all'arresto di mercoledì. Secondo gh amanti degli scacchi, si è chiusa la parabola geniale del più grande giocatore cu sempre. Secondo gh psichiatri, si è aperto il caso clinico più interessante, dopo quello del matematico John Nash, schizofrenico ma premio Nobel. Il campione di scacchi americano Bobby Fischer