L'asse Parigi-Berlino vuole riformare l'Onu dimenticando l'Italia di Maurizio Molinari

L'asse Parigi-Berlino vuole riformare l'Onu dimenticando l'Italia I TEDESCHI CHIEDONO UN SEGGIO PERMANENTE L'asse Parigi-Berlino vuole riformare l'Onu dimenticando l'Italia Altri 9 membri nel consiglio. Avanzate le candidature di Germania Giappone e di altri Paesi «non europei». Irritazione della Farnesina Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Nelle cassette delle lettere di 189 delegazioni diplomatiche al Palazzo di Vetro è stata recapitata la proposta franco-tedesca di modifica del Consigho di Sicurezza dell'Onu. Dattilografato in 56 linee e suddiviso in 8 punti il «Franco-German Paper on Security Council Reform» ha colto di sorpresa alcune delle più navigate feluche perché è la prima volta che due Paesi dell'Unione Europea entrano concretamente assieme sul terreno di battaglia della defizione della nuova Gnu senza tener conto degli altri partner. «Soprende che ciò sia avvenuto a poca distanza dall' approvazione della Costituzione europea -osserva un diplomatico europeo - che assegna al nuovo ministro degli Esteri comune il compito di rivolgersi al Consigho di Sicurezza». Il documento è formulato per assomigliare ad una bozza di risoluzione e fissa i cardini della riforma. La premessa è un richiamo agli interventi in Afghanistan ed Iraq. «Il Consigho è sempre più impegnato a dotarsi di nuovi mezzi per affrontare le minacce alla pace ed alla sicurezza intemazionale» e quindi «per essere percepito come portavo- ce della comunità intemazionale nella sua diversità» deve modificare la sua composizione. Per essere più «efficiente e rappresentativo» - si legge al punto 2 il Consigho di Sicurezza «deve essere allargato a 24 membri», aggiungendo all'attuale composizione cinque membri permanenti (senza diritto di veto) e quattro non permanenti. I punti 3 e 4 avanzano le candidature: «Sosteniamo l'asse¬ gnazione di un seggio permanente a Germania e Giappone, intensamente impegnate ad assumersi vaste responsabilità negh affari mondiali e fra i maggiori contributori dell'Onu». Vi sono inoltre «altri Paesi qualificati a seggi permanenti in Asia, America Latina, Caraibi ed Africa» (dunque non altre nazioni europee, a cominciare dall'Italia). Mentre riguardo l'assegnazione dei seggi non-permanenti l'indicazione è per dare «un posto ciascuno a Paesi africani, asiatici, latinoamericani ed europei dell'Est». La consegna del documento segna l'inizio di un'offensiva diplomatica che, secondo fonti diplomatiche a Berlino, potrebbe portare i tedeschi a formalizzare la presentazione della risoluzione in autunno. Poche ore dopo il passo, di New York, Parigi e Berlino hanno iniziato a contattare a livello bilaterale singoli Paesi - dall'Olanda presidente di turno dellìJe all'Egitto, dal Belgio alla Cina - per porre le basi di una vasta intesa che consenta di arrivare ad approvare la riforma superando i due passaggi obbhgati: l'approvazione da parte dell'alture Consigho di Sicurezza e quindi dell'Assemblea Generale con almeno due terzi dei voti ( 126 su 191 ). Il motore dell'iniziativa è la Germania. All'indomani delle as¬ sicurazioni sul seggio permanente fomite dal presidente americano George W. Bush al premier giapponese Junichiro Koizumi al summit del G-8 a Sea Island, il ministro degli Esteri Joshka Fischer ha iniziato una maratona che lo ha già portato a fare tappa New Dehli e Pechino e che gli farà passare le vacanze estive in viaggio fra gli atolli dell'Oceano. l'àcmcff'fjercdrteggiarfe i vóti di quattordici piccole nazioni alla ricerca di aiuti. Fischer'Wvòfa ad un accordo sui nomi: per far assegnare i seggi permanenti a Germania, Giappone, Brasile, India e un africano (Nigeria, Sudafrica o Egitto) gioca sull'assegnazione dei seggi non permanenti ai gruppi regionali. Consapevoli del fatto che le elezioni americane suggeriscono all'amministrazione Bush prudenza sulla scena intemazionale nei prossimi mesi, l'offensi¬ va di Parigi e Berlino punta a far passare la risoluzione in Consigho di Sicurezza fra settembre ed ottobre per poi cogliere il successo con all'Assemblea Generale nel 2005. Ma l'incognita riguarda la posizione degli Stati Uniti. Washington non si è mai espressa apertamente a favore della candida- . tura di Berlino e ieri l'edizione tedésca del «Fìnàficìàl Times» ha riportato il parere negativo di ' un' diplomatico àinèricàrió, "secondo il quale «non è questo il momento di chiedere il seggio tedesco». La rephca non si è fatta attendere: «Non ci risulta alcuna opposizione americana» ha sottolineato il portavoce del governo tedesco Hans Langguth. «Se Francia, Gran Bretagna, Cina e Russia saranno a favore non credo che gh Stati uniti alla fine si opporranno» aveva detto pochi giorni fa il cancelliere Gerhard Schroeder, facendo trapelare la convinzione che Bush sotto elezioni non opporrà il veto per non esporsi ad attacchi democratici. A fare pressione su Washington e Londra affinché escano allo scoperto per ostacolare la Sroposta franco-tedesca è l'Itaa. Più messaggi sono stati recapitati da Palazzo Chigi alla Casa 'Siifflcà ih quésto seiso mentre il ministro degli Esteri Francò Fràtfmi'ha scritto uba lettera al collega britannico Jack Straw, facendo pesare le convergenze finora maturate sulla politica di sicurezza e la guerra al terrorismo. Saranno le prossime settimane a dire se Washington e Londra decideranno di spianare la strada ad ima candidatura tedesca destinata a trasformare Jacques Chirac nel demiurgo della riforma dell'Onu. Una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazione Unite nel Palazzo di Vetro a New York

Persone citate: Bush, George W. Bush, Gerhard Schroeder, German Paper, Hans Langguth, Jack Straw, Jacques Chirac, Joshka Fischer, Junichiro Koizumi