Delitto Jakupi, 20 anni all' assassino di Maurizio Vezzaro

Delitto Jakupi, 20 anni all' assassino MA HOXA NON POTRÀ CONTARE SULLE ATTENUANTI GENERICHE. L'OMICIDIO UN ANNO FA A BORGORATTO Delitto Jakupi, 20 anni all' assassino Mon riconosciuta dal giudice la premeditazione Maurizio Vezzaro IMPERIA Vent'anni di carcere: è la condanna inflitta dal giudice d'Imperia Domenico Varali! all'albanese Qemal Hoxa, 25 anni. Lo straniero era reo confesso dell'omicidio del connazionale e vicino di casa Bujar Jakupi, accoltellato alle spalle durante una zuffa scoppiata la sera del 25 luglio 2003 sulla piazza di Borgoratto, frazione di Lucinasco. Non sono stati riconosciuti la premeditazione e l'aggravante dei futili motivi, come chiedeva il pm Ubaldo Pelosi (per l'imputato pretendeva il massimo della pena: 30 anni), ma nemmeno sono state concesse le attenuanti generiche come avrebbero voluto i difensori, gli avvocati Giorgio Saguato - e Mario Giribaldi. Per conoscere il pensiero del giudice però sarà necessario leggere le motivazioni, che verranno rese note tra due mesi. «La sentenza, alla luce del reato contestato e cioè l'omicidio semplice, può essere discussa in sede di Appello quanto meno per la mancata concessione delle attenuanti generiche», commentano gli stessi Saguato e Giribaldi, lasciando intuire che in secondo grado cercheranno di far pesare maggiormente il buon comportamento processuale di Hoxa e il suo pentimento (dal caercere ha mandato una lettera con la richiesta di perdono ai parenti della vittima). Ieri in aula, dove è andato in scena l'ultimo capitolo del processo - è stata utilizzata la formula del rito abbreviato - era presente anche l'imputato. Sul suo volto, alla lettura del verdetto, non ha lasciato trasparire emozioni particolari. Da quantificare la somma che dovrà essere risarcita ai familiari più stretti della vittima: sarà calcolata separatamente. In quanto alla parte civile, i legali rimandano ogni giudizio analitico al successivo esame delle motivazioni. «Solo così si potrà capire la logica che sta dietro alle decisioni del giudice», spiega Alessandro Moroni, che, con la collega Simona Bertoldo, assisteva la moglie di Jakupi, la maestra Floriana Stra¬ pazzon, e il loro figlioletto. Più esplicito Michele Ferrari, che tutelava Nazmi Jakupi, fratello del morto: «Il valore di una vita non lo si può estrapolare dal numero di anni a cui si viene condannati ma certamente ci atten¬ devamo maggiore severità». Il delitto venne consumato una calda sera d'estate, sulla piazza di Borgoratto, paese dove abitavano Jakupi e Hoxa con i loro cari. I due nuclei familiari vennero alle mani per un banale incidente occorso a un ragazzino dei loro. Jakupi, un operaio grande e grosso, venne colpito alla schiena da Qemal. Hoxa utilizzò un pugnale da sub che era corso a prendere a casa nel momento più concitato della lite, presto degenerata in rissa. Era già scattata nella sua mente, nell'atto di afferrare l'arma, la molla omicida, visto che tra lui e Bujar già non correva buon sangue? Non per il giudice Varalli, che ha scartato l'ipotesi della premeditazione. li coltello utilizzato dall'omicida per uccidere Bujar Jakupi L'omicida, Qemal Hoxa BujarJakupi, la vittima Il pubblico ministero, Ubaldo Pelosi L'avvocato Simona Bertoldo

Luoghi citati: Imperia, Lucinasco, Stra