Frode lva, si allarga l'inchiesta

Frode lva, si allarga l'inchiesta RISCONTRATE DAL PM NUMEROSE ANOMALIE NEI CONTROLLI SULL'ATTIVITÀ' DELL'ALUPRESS DI PIOBESI Frode lva, si allarga l'inchiesta Indagato anche un funzionario delle Imposte Alberto Gaino C'è anche uno scenario corruttivo nei risvolti della sistematica evasione dell'Iva (200 milioni di euro) nell'import di alluminio che ha portato all'arresto, il 9 luglio, di due imprenditori, dipendenti e «produttori» di fatture false? Affiorano più anomalie da questo nuovo caso giudiziario in relazione alla struttura dei controlli istituzionali. E il coinvolgimento nelle indagini di un funzionario dell'Agenzia delle Entrate nel ruòlo di indagato rafforza sospetti e interrogativi. In attesa di capirne di più, si può dar atto dei rapporti strettissimi del tal funzionario pubblico con Gianpaolo Ferro, considerato dall'accusa l'ideatore della frode fiscale e che - questa non è un'ipotesi investigativa ma un fatto - patteggiò una pena per il medesimo reato nel periodo in cui si accingeva ad avviare l'attività di Alupress. L'azienda di Piobesi con 13 dipendenti che avrebbe lucrato, secondo il gip Alessandro Santangelo, prezzi concorrenziali grazie al meccanismo dell'evasione fiscale. Il meccanismo truffaldino, in apparenza complicato e in realtà più semplice di altri analoghi casi così come appare dall'ordinanza di custodia cautelare e dalle indiscrezioni dei primi interrogatori, avrebbe potuto essere disvelati)rapidamente. Se non altro perché chi fatturava ad Alupress le forniture di alluminio erano società dalla vita cortissima: puntualmente liquidate dai rispettivi amministratori nel giro di pochi mesi; senza contabilità e con ingenti debiti con l'Erario. La Guardia di Finanza dà conto di 26 «cartiere» (produttrici di sola carta, cioè di fatture false) che avrebbero formalmente ceduto alluminio ad Alupress. Una di questa «cartiere», la Cupral di Pari, è finita nel mirino delle Dogane nel 2001 ma la notizia di reato è arrivata alla procura della Repubblica solo due anni dopo. Per quest'altra «anomalia» si deve dare atto alla direzione regionale delle Dogane di aver reagito con puntiglio all'«inerzia» di almeno un funzionario e le indagini su Cupral-Alupress hanno registrato una significativa svolta per il gran lavóro svolto da un pool di funzionari dell'ufficio regionale antifrode delle Dogane. Una terza grave anomalia riscontrata dall'inchiesta del pm Giuseppe Riccaboni: la mancanza di segnalazioni da parte del sistema bancario per operazioni in contanti molto superiori al tetto di 12 mila euro. Intorno alla presunta gigantesca frode girava una montagna di liquidità con prelievo agli sportelli bancari per 100 mila euro alla volta e movi- mentazioni mensili in contanti per più di 500 mila euro. Mai che nessuno abbia inviato un fax a chi di dovere prima del direttore di un'agenzia torinese di Unicredit, lodevole eccezione a una diffusa distrazione. Numerosi bancari sono stati chiamati e fornire spiegazioni all'autorità giudiziaria. Valanghe di contanti, acquisti fittizi da società prive di magazzini e di qualsiasi altra operatività allo scopo di giocare, sempre in base all'ipotesi d'accusa, sul meccanismo dell'Iva caricata sulle «cartiere» (e da queste sistemati¬ camente evasa) per coprire acquisti in nero e praticare prezzi concorrenziali alla clientela di Alupress. A Ferro e socio sarebbe bastato utilizzare fatture false emesse però da «cartiere» dall'organizzazione più «professionale» per non incorrere in una inchiesta penale per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale. A condizione che avessero condonato le violazioni. Lo consente lo Stato italiano dal varo della Finanziaria 2003. Invece, gli accertamenti documentali, le intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre che le ammissioni di indagati minori, anche fra gli arrestati, dimostrerebbero che gli amministratori delle «cartiere» sarebbero stati soltanto teste di legno dei principali indagati. Arrestati con l'accusa di aver concorso all'emissione di fattine false. Fra breve si pronuncerà il tribunale del Riesame. Nel frattempo il pm continua ad interrogare: ieri ha sentito a lungo in carcere il presunto fatturiere Diego Mariuzzo. Prime ammissioni di alcuni arrestati Ieri è stato interrogato a lungo in carcere uno dei «fatturieri» Per anni prelievi in contanti di ingenti somme mai segnalate dal sistema bancario alle autorità competenti L'indagine partita dalla Guardia di Finanza

Persone citate: Alberto Gaino, Alessandro Santangelo, Diego Mariuzzo, Gianpaolo Ferro, Giuseppe Riccaboni, Pari

Luoghi citati: Alupress