U n prof, e il manoscritto che gli cambiò la vita

U n prof, e il manoscritto che gli cambiò la vita racconto U n prof, e il manoscritto che gli cambiò la vita Sociologo, ricercatore, professore, fotografo, Lorenzo Gillo, di Aosta, è alla sua prima opera letteraria. Lorenzo Gillo IL dott. P. Chrìstensen fece la scoperta che gli cambiò la vita alle tre del pomeriggio del 2 marzo 2003. All'Università di Zaragoza, dove lui lavorava (anebe di domenica) c'era un silenzio assoluto e si avvertiva che nemmeno il custode si interessava di quello che Christensen stava facendo. D'altra parte, le sue ricerche, in una biblioteca sterminata e un po' triste, erano quanto di più pesante e noioso si potesse immaginare: la ricostruzione fisica, «millimetrica», di tutti i luoghi che, a partire dalla caduta dell'impero romani, avevano dato asilo ai pellegrini in Europa. Piantine, riproduzioni, descrizioni dettagliate. Questo era il suo lavoro. D'altra parte per il posto fisso all'Università si fa questo (e altro). Alle tre succede l'impensabile. Sfogliando un manoscritto di epoca proto-cristiana, cade a terra una pergamena antichissima, ma ancora in discreto stato. Lingua: il greco. Subito Christensen non ci fa caso: ha i suoi tempi serrati per diventare professore associato e non può perdersi dietro i fogli sparsi che saltano fuori da biblioteche polverose. Una cosa, tuttavia, lo immobilizza: in piccolo, sul retro del foglio, vede, malamente disegnata, anche se perfettamente distinguìbile, una donna. E subito il pensiero va ad una visita al Naturbistoriches Museum di Vienna dove è conservata la statuetta detta della Venere di Willendorf (datata 22000 anni fa). Simbolo supremo della Grande Madre Terra, della fertihtà e della forza. Dell'amore, dell'accoglienza e dell'accoglimento. Non passa un minuto che Christensen abbandona le tristi (e inverosimili) planimetrie dei luoghi di pellegrinaggio per gettarsi a studiare il manoscritto. Quasi a corpo morto e con i sensi che gli fanno tremare leggermente tutto il corpo. Vada a farsi fottere il posto di associato, pensò, in un momento di (rara, per lui) lucidità. Col greco se la cavava abba¬ stanza bene. E fin dalle prime righe capisce che non è una storia ufficiale e celebrativa, ma il racconto della vicenda di un uomo vissuto in epoca pre-cristiana (così a grandi linee). Nessuna firma o sigillo o altro dicono qualcosa sull'autore o sull'origine del documento. Ma la scrittura, il materiale e altri particolari (che non si citano per non annoiare il lettore), indicano che non si tratta di un falso. Un momento, pensò Christensen, ormai avvolto dal clima surreale che il manoscritto aveva creato. Sì, è vero, l'epoca in cui vive il protagonista del racconto è sicuramente pre-cristiana, ma non dimentichiamo che la Venere di Willendorf è di 22000 a.C. e che quel disegno la rappresenta con assoluta certezza. Ma è la lettura del testo che lo lascia senza fiato. L'uomo di cui si parla non ha nome. Ma la descrizione che ne fa il manoscritto, probabilmente (anzi, sicuramente) ereditata da chissà quante trascrizioni e, prima di esse, da chissà quanti racconti tramandati oralmente, lo fa risalire ad un'epoca collocabile (sempre a spanne, pensa Christensen ormai in trance completa) tra 15000 e 20000 anni fa. Un antenato dell'uomo di Similaun, trovato nei ghiacci tra Italia e Austria qualche anno fa. L'uomo sta facendo un viaggio lungo e faticoso. Anzi. Il Viaggio per eccellenza: quello che collegava il Sud del mondo allora conosciuto (Mediterraneo, Egitto, Grecia ecc.) con il Nord più arretrato, ma anche (o proprio per questo) più fameUco di scambi commerciali e culturali: l'area dell'attuale Germania, dell'attuale Francia, i Paesi Bassi, i Paesi nordici, l'Inghilterra. Ma l'attenzione, nel manoscritto, si concentra sul luogo magico di questo incontro tra il Sud e il Nord: il colle di Debus Rah. Ma andiamo con ordine. La prima parte del manoscritto descrive i preparativi per il viaggio, specie nel punto più difficile e pericoloso. Il passaggio delle Alpi. Evidentemente, nell'intenzione dei narratori antichi, si voleva anche fornire una specie di guida per il viaggiatore. Corredata di tutte le informazioni pratiche atte a sopravvivere in ambienti così ostili. Christensen viene in questo modo a sapere che il viaggiatore percorre l'Italia e si incammina, nella parte Nord-Ovest, in una stretta valle circondata da montagne altissime e terrificanti. Il sentiero esiste, ma facilmente può essere perso. In più, gli abitanti del luogo non sempre accettano e aiutano volentieri i viandanti. Bisogna portarsi dietro qualche amuleto, oggetti spacciati' per reliquie magiche: allora si può sperare di passare. i/Continua

Persone citate: Christensen, Debus, Lorenzo Gillo, P. Chrìstensen