A spasso sul sentiero della Diplomazia

A spasso sul sentiero della Diplomazia A spasso sul sentiero della Diplomazia Una giornata sulle orme degli ambasciatori di Federico Guglielmo o dello zar Alessandro II: tornando ai tempi di Torino capitale IPRANCESCA?RACI La geopolitica sarebbe nata solo mezzo secolo dopo dagli appunti dello storico svedese Rudolph Kjellen. Eppure, tra il 1861 e il 1864, Torino Capitale d'.Italia cullava l'infanzia della diplomazia europea alle prese con un continente litigioso, lontano dal sogno di pace coltivato nel séÉondo Novecento. Prova ne siano i numerosi palazzi d'epoca affittati ai principali ambasciatori di Francia, Spagna, Gran Bretagna. Una presenza sconosciuta ai più, testimoniata solo dall'opuscolo di Italia Nostra «Ambasciate e Legazioni a Torino Capitale d'Italia». Immaginate una mattina sulle orme dei messi di Federico Guglielmo e dello zar Alessandro II, detto «il liberatore» per aver abolito la servitù della gleba nella Russia turbolenta di Dostojevski. La genesi delie relazioni intemazionali passa anche per strade attraversate distrattamente tante volte. Non c'è memoria di questa Torino, nessun percorso consigliato. Il libraio Mimmo Fogola per esempio, ignorava d'aver avuto per vicini le feluche del cancelliere Bismark. Fogola alza divertito gli occhi all'austero edificio disegnato dall'architetto Carlo Promis, all'incrocio tra via Roma e piazza Carlo Febee, laddove oggi sventola la bandiera francese e i ragazzi amoreggiano con l'attrezzatura sportiva esposta, nelle vetrine di Jody's Store: «L'ambasciata di Prussia, incredibile. Figurarsi che un anno fa due studenti mi hanno domandato del consolato del Burkina Paso. Sull'elenco ho trovato via Antinori 8, il mio indirizzo». Il sentiero della diplomazia corre sottotraccia, oscuro e tortuoso come le negoziazioni tra arcaici capi di Stato, teste coronate o semplici fanti della scacchiera intemazionale. Deh'ambasciata peruviana (via Rattazzi 7) non resta neppure il numero civico, stritolata tra la pizzeria Airone e l'agenzia per il lavoro temporaneo Adecco. Quella lusitana ha ceduto a un elegante condominio in via XX Settembre 48, dove nessuno ricorda i fasti di quel Portogallo che nel 1849 accolse la morte di re Carlo Alberto. Anche i consolati di Gran Bretagna e Vaticano sono stati spazzati via dall'urbanistica. Il primo, in piazza San Carlo, fu demolito nella ricostruzione fascista di via Roma. L'altro, tra le vie Maria Vittoria e San Francesco d'Assisi, finì travolto dalla bonifica del centro storico seppellendo il rapporto conflittuale tra Santa Sede e Italia savoiarda. Le residenze riconoscibili raccontano l'equilibrio di quelle potenze imperiaU. La Russia degli zar spediva i suoi uomini nel palazzo cinquecentesco Scaglia di Verrua (via degli Stampatori 4), che fino al 1861 aveva ospitato la delegazione spagnola. Le feluche di Madrid alloggiavano in via Provana 7, un edificio sorto, pare, sui terreni di un ex cimitero. Pochi isolati oltre, il quartier generale di Napoleone III, palazzo Asinari di San Marcano (via Maria Vittoria 4), già fabbrica di Vermuth nel 1786. Vano indagare il pedegree dei nuovi inquilini del consolato belga (via Mazzini 43). Sopra la villa neoclassica proprietà di un privato, campeggia il logo dell'istituto bancario Ubs. Sorte analoga alla Casa delle Colonne (corso Matteotti 15), progettata nel 1853 dall'Antonelh: il portone che accoglieva i messi brasiliani osserva il tran tran quotidiano delle banche Popolare di Bergamo e Carige. Un po' di storia resiste in via San Massimo 53, grazie alla passione archeologica dell'avvocato Riccardo Mazzuchetti, che a nome di mamma Laura Bandi di Vesme gestisce quella che fu l'ambasciata dei Paesi Bassi. «La mia famigba acquistò lo stabile un secolo fa - racconta -. Era stato costruito nel 1830 da tal ingegner Brambilla, che possedeva tutta l'area tra corso Vittorio e via San Massimo». Nella Torino del 2004, la tradizione diplomatica capitolina sonnecchia, pronta a sbucare fuori da una piantina topografica. Il geometra Gino Rainero ha scavato alle origini dell'attuale sede del Collegio Costruttori Edili (via San Francesco da Paola 37), negli uffici del console di Svezia e Norvegia. La ricerca è frammentaria: «L'edificio risale al 1836, apparteneva a Carlo Lefsona. Ci abitò poi la contessina di Castiglione, lo testimonia una cartolina intestata a lei con questo indirizzo». Il Collegio esiste dall'inizio del Novecento, l'affìtto agli ambasciatori durò poco: chissà che non risalga a quel periodo il tunnel scavato nelle cantine fino al ninnerò 40 di via Accademia Albertina, l'allora rappresentanza italiana dell'Impero Ottomano. Vai a sapere gli albori della geopolitica. VIA STAMPATORI: AMBASCIATA RUSSA