Il deficit sale a quota 6,1% Nessun accordo sul Dpef e sull'entità della manovra di Alessandro Barbera

Il deficit sale a quota 6,1% Nessun accordo sul Dpef e sull'entità della manovra FORZA ITALIA INSISTE PER UNA RIFORMA FISCALE CON TRE ALIQUOTE Il deficit sale a quota 6,1% Nessun accordo sul Dpef e sull'entità della manovra Vegas: non significativo il dato sul disavanzo. Stanca: brutti numeri Cicchitto e Magri invocano un chiarimento politico sulla manovra Alessandro Barbera ROMA In attesa di una svolta sul successore di Tremonti e delle linee di politica economica che oggi Berusconi presenterà in Parlamento, nella maggioranza manca ancora un accordo sui contenuti del Dpef, nonostante i conti pubblici mostrino nuovi segnali di debolezza. Se al termine del vertice di maggioranza di lunedì una fonte aveva dato per certo un intervento da 30 miliardi di euro, ieri sono riemerse le distanze soprattutto fra Forza Itaha, che chiede di finanziare i tagli all'Irpef già dal 2005 (e chiede per questo un maggior sforzo sui tagli rilanciando l'ipotesi delle tre aliquote),' e l'Udc, che invece sceghe come priorità il rigore nei conti pubblici e considera credibile un intervento contenuto al massimo nei 21 miliardi. Sulla stessa lunghezza d'onda Confindustria e sindacati che, con un occhio ai dati diffusi ieri dall'Istat sui conti, non vedono spazi per un taglio dehe imposte. Secondo l'Istituto di statistica l'indebitamento nel periodo gennaio-marzo si è attestato al 6,l0Zo, un dato molto più alto del 30Zo previsto da Maastricht ma in realtà solo lo 0,1 "A in più rispetto ad un anno fa, quando su base annua il dato fu del 2,40Zo. Decisamente negativo è invece il risultato del saldo primario, vale a dire fra entrate e uscite, che passa da -0,407o a -I,207o. Un dato «non significativo», sottolinea il sottosegretario Giuseppe Vegas, perchè «mancano ad esempio le entrate deh'autotassazione. Il dato che ci interessa è quello al 31 -dicembre, come dimostra il confronto con l'anno scorso». «Brutti numeri», dice invece Lucio Stanca. «L'eredità pesantissima del debito non ci consentirà di superare il 30Zo nel rapporto deficit-Pil come hanno fatto altri Paesi». Sulla stessa lunghezza d'onda le parti sociali e l'opposizione: per il numero uno eh Confindustria Luca di Montezemolo «non ci sembra possibile una manovra che preveda meno sviluppo, meno ricerca e meno tasse». Parole che si ritrovano in queUe pronunciate dal neo numero uno di Federmeccanica Massùno Calearo: «Le aziende hanno bisogno di ricerca e innovazione e questo non si ottiene riducendo l'Irpef. Non servono interventi a pioggia ma misure mirate». Il responsabile economico dei ds Pierluigi Bersani ammette che «per ragioni tecni¬ che i primi tre mesi sono sempre stati difficili», «ma stavolta siamo al di là deUe questioni tecniche, credo che emerga quel- ' lo che abbiamo detto da tempo, che la finanza pubblica ha una malattia parecchio più seria di quello che si è fatto emergere fin qui». Il numero uno della Cgil Guglielmo Epif ani vede «un affanno grave nei conti pubblici del Paese» e di fronte alle voci di una Finanziaria da trenta miliardi di euro, si dice contrario a nuovi tagli alla spesa: «Il Paese così invece di svilupparsi tenderà a rallentare». Nella maggioranza in realtà un accordo suh'entità del prossimo Dpef, e dunque sui contenuti deUa prossima legge Finanziaria è ancora lontano. Le distanze restano ampie soprattutto sulla questione dei tagh fiscali, e di conseguenza, sull'entità della manovra per il 2005. Ieri, rispondendo al numero due di Forza Itaha Cicchitto (il quale aveva parlato di «intesa» nella Casa dehe Libertà sulla pohtica economica) il sottosegretario Udc all'Economia Gianluigi Magri ha detto che è non solo necessario «un chiarimento pohtico» sulla manovra, ma anche sulla definizione delle priorità di politica economica e sulla «composizione e la natura dei tagli fiscali, valutando la validità della riforma rispetto all'entità della spesa e dei benefìci ai contribuenti». Dalle parti di Forza Itaha restano invece convinti della necessità di un intervento massiccio sulle aliquote Irpef per rilanciare l'economia e della possibilità di coniugate ' rigore e sviluppo. Ieri l'economista Rena¬ to Brunetta ha spiegato che neUe intenzioni degh azzurri la riforma fiscale a regime avrà tre sole aliquote: una al 230Zo, una al 330Zo, e una terza al 390Zo. «Non si possono solo correggere i conti pubblici», dove però «ci sono molte aree di sprechi». Il combinato disposto del risanamento e «dell'abbassamento di almeno due punti della pressione fiscale dovrebbero dare una scossa fondamentale all'economia itahana». Brunetta è sferzante con le lamentele degh enti locali («Hanno aumentato l'imposizione degh enti, che hanno da lamentarsi?»), mentre si mostra dialogante con gli industriali: «Si sono detti disponibili ad accettare riduzioni dal lato %li incentiv in cambio della rvisione profonda delràp. Direi che hanno ragione». «^9^0 aii-Economia Giuseppe Vegas IL RAPPORTO DEFICIT/PIL -1,60Zo -3,80Zo -5,70Zo 2,60/0 g I -^'ft 1 i -a^ 1 -6,1 "H. I TRIM 2002 II TRIM 2002 MI TRIM 2002 IV TRIM 2002 l TRIM 2003 II TRIM 2003 Ili TRIM 2003 IV TRIM 2003 ITRIM 2004

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