Ultimo choc: i fischietti nel mirino delle toghe di Gigi Garanzini

Ultimo choc: i fischietti nel mirino delle toghe Ultimo choc: i fischietti nel mirino delle toghe Gigi Garanzini Delle due l'ima, avrebbe detto Montanelli. O la cantonata, colossale, l'han presa i designatoli o la stanno prendendo, non meno colossale, i magistrati inquirenti. E' passata giusto una settimana dalla promozione in blocco della classe arbitrale dalla vecchia alla nuova stagione: segno che, a dispetto di chiacchiere, sospetti e identikit non ancora divulgati ma già abbastanza mirati, i vertici arbitrali non avevano trovato sul conto di Gabriele e di Palanca traccia di comportamenti men che corretti. Ora, nel giro di sette soli giorni, si è passati dagli squilli di fanfara ai rintocchi lugubri degli avvisi di garanzia, ad un'accusa infamante, alla sospensione cautelativa con decorrenza immediata che non ha precedenti a questi livelli. Sarebbe già grave in sé. Lo è a maggior ragione al pensiero che la difformità di giudizio verte sull'identico parametro: cioè sull'attendibilità tecnica delle direzioni di gara. Gh avvisi di garanzia non riguardano comportamenti extracalcistici, reati veri o presunti commessi nel privato. Riguardano direttamente gli arbitraggi di Gabriele e di Palanca, ovviamente già passati al setaccio dei commissari di gara, dei dirigenti di categoria e infine dei vertici. Quello che per Bergamo, Pairetto e Lanese era motivo di soddisfazione, e di promozione automatica al campionato che verrà, per gli inquirenti napoletani è puramente e semplicemente reato. A chi dobbiamo credere? SfogUare ritagli e collezioni non ci porta lontano. Ci conduce verso i paraggi della mediocrità, ma non erano certo Gabriele e Palanca i soli a frequentarli. Fermo restando che da lì ai luoghi della disonestà c'è pur sempre 1' unica, vera frontiera che conta. Gabriele ama andare in bianco, nel senso delle nuove divise, anche a costo di confondersi con ima delle due squadre. Ha brevettato la punizione a palla in movimento dove capita capita, Modena-Juve; si è lasciato dar del matto da Vieri coram populo in Inter-Ancona senza espellerlo, salvo cacciare Caracciolo per ima mancanza di rispetto assai più sfumata. Fa indubbiamente parte, così come Palanca, dei deboli coi forti e dei forti con i deboli, ma da questo punto di vista è certamente in buona compagnia. Non solo quella di Palanca che pure è riuscito, in stagione, a far inferocire due volte la croce rossa dell'Ancona: inventandosi due rigori a San Siro che pure al Milan non servivano, e un'altra volta espellendo Ganz che era vittima e non carnefice. Poi, certo, era lui l'arbitro di Messina-Venezia e lì si capì subito da come persero la testa Soviero e Maldonado che la frizione doveva essergli slittata. Dal Gin raccontò di certi suoi colleghi che l'avevano messo sull'avviso: ma si sa che a certi presidenti basta poco per entrare in agitazione. Si agitò molto Gaucci quando lo squalificarono a vita, serie C-1993, per un cavallo regalato all'arbitro Senzacqua. Si calmò solo all'arrivo della grazia firmata Matarrese, lo stesso che oggi invita alla riconquista del ((patrimonio morale del calcio italiano». Parole grosse. Sarebbe già molto arrivare a concludere che la cantonata l'han presa i magistrati.

Luoghi citati: Bergamo, Messina, Modena, Venezia