E' finita la stagione di blocchi e riduzioni

E' finita la stagione di blocchi e riduzioni La questione di Moscato e Brachetto E' finita la stagione di blocchi e riduzioni affaccino nuovi competitori? Il secondo riguarda gli enti cui negli anni abbiamo deputato il controllo e la programmazione del settore. Mi riferisco in particolare ai Consorzi di tutela che ormai sistematicamente diffondono dati largamente positivi alla fine di ogni anno, per lasciarne trapelare altri, decisamente negativi, all'inizio dell'anno successivo. Qualcosa che non funziona in questo meccanismo ci deve pur essere e sarebbe molto interessante avviare un' indagine per individuare dove si trova questo «qualcosa». Due interrogativi che ci inducono a pensare che sia finito il tempo dei blocchi e delle riduzioni delle rese e che debba cominciare invece quello del recupero del giusto reddito agricolo per chi produce Moscato e Brachetto in un'ottica di apertura di mercati finora apparsi fin troppo istituzionahzzati. Due dùbbi che hanno aperto all'interno della Cia un dibattito per valutare se sia il caso di non aderire più ad alcuna iniziativa che preveda riduzioni di rese o blocchi produttivi. La discussione è in corso e le conclusioni non sono ancora note, ma di certo c'è che il problema è stato finalmente portato sul tappeto e difficilmente potrà essere accantonato nei prossimi mesi. Dino Scanavino presidente provinciale Cia Asti È cominciata ieri a Torino l'ormai abituale maratona di incontri, discussioni e trattative per fissare prezzi e rese del Moscato per la stagione 2004. Una consuetudine che se da una parte ha consentito di dare regole precise, ancorché sovente non rispettate, al settore, sembra costituire ormai un elemento statico nell'invece dinamico divenire delle cose dell'economia, agricole e non, del nostro paese. Da anni, infatti, esiste in Piemonte un blocco totale dei reimpianti che riguarda i vigneti di Moscato e Brachetto. Un divieto assai pesante che addirittura impedisce il reimpianto in ambito aziendale. Da anni viene anche imposta la riduzione sistematica delle rese delle due uve aromatiche più importanti del Piemonte, il Moscato e il Brachetto. I risultati di una politica di questo genere sembrano estremamente scarsi, alla luce del fatto che il reddito degli agricoltori resta sostanzialmente statico ma soprattutto incongruo rispetto ai costi di produzione e del lavoro stesso. Mi sembra appropriata a questo riguardo una ricorrente battuta del presidente della Produttori Moscato, Giovanni Satragno, che recita «si lavora per tre e si incassa per due». A questo punto credo sia utile interrogarci su due punti fondamentali dell'intera «questione Moscato» che si possono tranquillamente estendere anche al Brachetto. II primo riguarda il «Perfetto Equilibrio» che si tenta ogni anno di raggiungere, tra produzione e vendita. Siamo proprio sicuri che lo sforzo per raggiungere questo obiettivo (e che quasi sempre si traduce in sacrifici ed oneri per i produttori) sia utile alla crescita del mercato. O non è vero invece il contrario e cioè che una situazione del genere finisce per comprimere i mercati, creare pericolose rendite di posizione e soprattutto impedire che sugli stessi mercati si li Dino Scanavino, presidente Cia Asti

Persone citate: Brachetto, Dino Scanavino, Giovanni Satragno, Moscato

Luoghi citati: Piemonte, Torino