«Fagnoni non commise estorsioni» di G. Bai.

«Fagnoni non commise estorsioni» PROCESSO ALL'UROLOGO «Fagnoni non commise estorsioni» E' stato derubricato da tentata estorsione a violenza privata uno dei capi d'imputazione a carico di Marco Fagnoni, l'ex primario di urologia del Cottolengo accusato di aver gonfiato le liste d'attesa dell'ospedale per dirottare i pazienti alla clinica Fomaca, dove operava privatamente. A chiederlo è stato lo stesso pm Cesare Parodi, alla luce di recenti testimonianze nel corso del processo. Restano in piedi, invece, le accuse di tentata truffa ai danni di due pazienti che vennero operati alla Fomaca: uno dei due, Umberto Manetti, morì in seguito all'intervento. Per il suo decesso Fagnoni è stato prosciolto, mentre è stato rinviato a giudizio l'anestesista Dino Cimma, accusato di omicidio colposo. Il processo si aprirà martedì prossimo e la clinica è stata chiamata in causa come responsabile civile. Per quanto riguarda il processo contro Fagnoni, ieri sono stati sentiti i famigliari del paziente deceduto, che hanno confermato la tesi dell'accusa: l'uomo avrebbe voluto farsi operare al Cottolengo per un carcinoma, ma poiché il primario gli aveva prospettato lunghissimi tempi di attesa, alla fine optò per un intervento a pagamento alla Fomaca. «Fagnoni voleva una parte del compenso in nero - ha riferito ai giudice Cotillo il figlio - e si premurò che la nostra assicurazione non venisse assolutamente coinvolta». La famiglia Manetti si è costituita parte civile con l'avvocato Claudio Maria Papotti, così come Giuseppe D.P., un altro ex paziente di Fagnoni, ascoltato ieri come testimone. L'uomo si rivolse al Cottolengo per un anomalo rigonfiamento di un testicolo e l'urologo consigliò di intervenire per accertare se si trattasse di un tumore oppure no. Anche in questo caso si parlò di una lunghissima lista d'attesa, mentre alla Fomaca l'intervento sarebbe stato eseguito la settimana successiva. La prestazione di Fagnoni venne pagata in nero e il gonfiore risultò essere solo una ciste. Per Gian Paolo Zancan e Gian Maria Guala, difensori di Fagnoni, «il dibattimento sta dimostrando che a carico del dottore ci sono soltanto reati di natura fiscale, ma nessuna prova concreta che abbia gonfiato le liste d'attesa», [g. bai.]