Libro, oscuro oggetto indesiderato di Paolo Mastrolilli

Libro, oscuro oggetto indesiderato GLI USA PERDONO LETTORI Lib Libro, oscuro oggetto indesiderato Paolo Mastrolilli SAN Tommaso d'Aquino diceva di temere l'uomo che aveva letto un solo libro. Era un inguaribile ottimista, a giudicare dagli ultimi dati pubblicati dal National Endowment for the Arts, perché anche in America trovare una persona che ha sfoghato almeno un testo in vita sua sta diventando una rarità. Secondo lo studio del Nea Reading at Risk», basato sui dati raccolti dal Census Bureau, dal 1982 al 2002 il numero degh adulti che hanno aperto un libro è sceso del I0oZo. Nel 1992,72,6 milioni di abitanti degh Stati Uniti non leggevano letteratura; dieci anni dopo, il totale è salito a 89,9 milioni. La fascia d'età più in crisi è quella compresa tra 18 e 24 anni, dove solo il 4307o ha sfoghato un'opera nel corso del 2002. Ma la situazione non è molto migliore tra i più grandi, se perfino la First Lady LauraBush si divertiva a sfottere il marito, dicendo che «secondo George una bibhografia: è la racdolta di scritti'suha Bibbia». In totale, solo il 47^0 degh adulti americani ha consumato letteratura nel 2002, e il 570Zo ha aperto un qualsiasi testo. Gh effetti si vedono neUe vendite, che secondo il Book Industry Study Group sono calate di 23 milioni di copie durante il 2003. E tutto questo nonostante il successo di serie come Harry Potter, la diffusione di grandi catene di distribuzione tipo Bames S- Noble o Amazon, e l'aiuto offerto da personaggi televisivi come Oprah Winfrey, che nel suo popolarissimo talk show ha dedicato spazio ad un «book club» per promuovere la buona lettura. Forse la situazione non è così drammatica, se si paragonano i numeri americani a quelli di altri paesi. In fondo negli Stati Uniti 96.2 milioni di abitanti su circa 260 hanno letto almeno un testo letterario nel 2002, e l'anno scorso le case editrici hanno venduto comunque 2,22 miliardi di copie. Queste cifre, però, non bastano a confortare Dana Gioia, presidente del Nea: «Abbiamo - spiega il responsabile dello studio "Reading at Risk" un sacco di persone letteralmente funzionali, che non sono più lettori. Vuol dire che sanno leggere, ma non vogliono più farlo. Penso che stiamo testimoniando un'enorme transizione culturale, dai media stampati a quelli elettronici. Le conseguenze sono molto gravi, non solo perché chi non legge non impara, ma anche perché è provato che i lettori sono i cittadini più coinvolti nelle attività sociah». I grandi imputati, secondo il Nea, sono i soliti: televisione, cinema e internet. Questi media attirano di più il pubblico, e lo allontanano dalla lettura. Almeno da quella buona, visto che la rete comporta comunque un recupero della comunicazione scritta. Ma la cura, secondo Gioia, potrebbe stare proprio nella malattia. Internet e la tv dovrebbero essere usati per promuovere i libri, creando una nuova comunità della parola scritta. Così la lettura, tanto per smentire Italo Calvino, smetterebbe di essere solitudine.

Persone citate: Dana Gioia, Harry Potter, Italo Calvino, Noble, Oprah Winfrey, Tommaso D'aquino

Luoghi citati: America, Stati Uniti, Usa