Free: libero dagli schemi

Free: libero dagli schemi Free: libero dagli schemi RIGUARDAVO di recente quel vecchio film di Don Pennebaker sul primo festival rock della storia, a Monterey, nel lontanissimo 1967. Ogni volta mi intenerisco, notando le migliaia di sedie che gli organizzatori, candidi e scrupolosi, avevano preparato per il pubblico; migliaia di ragazzi stavano per fare una rivoluzione e loro pensavano che l'avrebbero fatta da seduti. Non sono più così i festival rock, ma non sono più neanche quelb enormi e statici degli Anni 70 tornati in auge di recente, con decine di migliaia di persone in un solo spazio, davanti a una o più postazioni sonore. No, il mondo cambia, la musica cambia e i modi di fruizione anche. Così l'estate rock torinese quest'anno diventa «Traffic Free Festival», cioè «un palco esploso per la città», come dice bene il direttore artistico Max Casacci, una serie di eventi fra loro concatenati e anche sovrapposti che danno l'idea della dissipazione, della frammentarietà, dell'ubiquità sonora del nostro tempo - «free festival» sta anche e soprattutto per questo, per «fuori schema», non solo per «gratuito». E' un'idea che piace e che vale agb organizzatori un 8 almeno in «filosofia»; è proprio così il nostro tempo, un'epoca discontinua molteplice mutevole,con vin'offerta strabocchevole che davvero può ingenerare quello «smarrimento» che anche Casacci e i suoi mettono in conto - i più affamati musicofili rischierebbero di perdersi per strada se cercassero di afferrare tutto, rimbalzando come palline da flipper dalla Mole Antonelbana allo Spazio 211, dal Parco della Pellerina ai Murazzi fino al lontano avamposto della Maison Musique di Rivoli. Ci sono stati festival estivi più ricebi e altri con nomi più eclatanti. Qui prevale l'idea, sotto il cui ombrello possono stare diversi ottimi nomi di culto ma a, ben guardare, nessuna star. Pura notazione storica, a me il cambio sta benissimo. Così il leader diventa il grande Iggy Pop, con i suoi Stooges ritrovati a distanza di trent'anni; e dietro di lui artisti veri ma non da heavy rotation come Sbane McGowan con i Popes, come Joe Henry, come l'Orchestra Baobab. Sempre per la storia, noto che per una volta salta la versione rock del manuale Cencelli per cui a un tot di dinosauri devono corrispondere altrettanti giovani rettib appena scovati nelle classifiche o nelle pagine delle riviste specializzate. Via il bilancino, «Traffic» è un punto della situazione che non guarda il mondo così; e anche la serata dedicata a Torino, bella e doverosa, sarà più che altro una celebrazione di quello (tanto) che è accaduto negli ultimi dieci anni, la più impetuosa e sorprendente fioritura di una città che storicamente non era mai stata un «giardino del rock». Riccardo Bertoncelii

Persone citate: Casacci, Cencelli, Iggy, Joe Henry, Max Casacci

Luoghi citati: Rivoli, Torino