Autoscatti di una vita

Autoscatti di una vita | TECNOLOGfA | RICERCHE MICROSOFT A CAMBRIDGE Autoscatti di una vita UNA PICCOLA MACCHINA DA «INDOSSARE» FOTOGRAFA TUTTI GLI ATTI DELLA NOSTRA GIORNATA Luciano Simonelli NON è né Leopold Bloom né Stephen Dedalus. No, non ha niente a che fare con i protagonisti di «Ulisse» di James Joyce e qui non siamo neppure a Dublino ma a Cambridge. Però un filo che la unisce al grande scrittore irlandese e al suo romanzo c'è. Accade infatti che lei offra a ciascuno, con la tecnologia, la possibilità di costruire fi racconto degli avvenimenti vissuti nel corso di una giornata: Lei, la James Joyce del microchip, è Lyndsay Williams e la sua penna è la rivoluzionaria SenseCam che ha messo a punto nel Microsoft Research Cambridge, uno dei più importanti centri del vasto programma di ricerca voluto da Bill Gates (quest'anno 6,8 miliardi di dollari di investimenti complessivi). Volto paffuto, sorriso che maschera un'istintiva timidezza, occhi chiari dallo sguardo pungente, Lynsay Williams mi porge in anteprima la sua SenseCam. Sembra di prendere in mano una leggerissima macchina fotografica, poco più grande di quelle targhette di riconoscimento che ti dan¬ no ai convegni. Ma della fotocamera ha soltanto l'obiettivo, Un fisheye, manca il mirino per fare l'inquadratura, ci sono invece una levetta per accendere/spegnere l'apparecchio e una protuberanza che è l'altro suo occhio. E' quello che percepisce variazioni di luce, di temperatura, di movimento della persona che la "indossa" come dell'ambiente circostante. Sono proprio queste variabili che danno alla SenseCam l'ordine di scattare immagini, 2000 immagini ogni giorno per i 128 MB di memoria dell'apparecchio. Basta che la macchinetta venga accesa e la si agganci al taschino o a un collarino per vedere scorrere, alla sera, sullo schermo di un computer, il documento di una intera nostra giornata. Lynsay Williams mostra così il suo giorno precedente a Cambridge e la rapida successione di quegli scatti dà efficacemente il senso di brandelli di memoria anche perché l'effetto defonnante delle immagini dell'obiettivo a occhio di pesce pare esprimere meglio il ricordo. Ma un senso di disagio si insinua di fronte a questi risultati e alla realtà di un apparecchio che, come spiega Lynsay Williams, ancora per qualche tempo rimarrà a livello di prototipo. Se da una parte può essere di grande utilità, basta pensare a chi soffre di disturbi della memoria (sono già in corso sperimentazioni da parte di un gruppo di medici), dall'altra è evidente che con la SenseCam si è aperta una strada molto dehcata nella evoluzione tecnologica. La prospettiva è che in un futuro non troppo lontano apparecchi d.eJt genere, miniaturizzati alla grandézza di una spilla, con sensori sempre più sofisticati capaci dì ordinare gli scatti parametrandolì con le variazioni che può avere il corpo in termini di temperatura, dì battiti cardiaci e di altre variabili, possano giungere davvero al risultato inquietante di registrare automaticamente le nostre più segrete emozioni. Già pronta per l'uso e in procinto di arrivare sul mercato - probabilmente sarà integrata nel nuovo sistema operativo che sostituirà Windows XP - è invece la scoperta dì un altro ricercatore al Microsoft Research Cambridge. Sì tratta dì Antonio Crìminisi, ingegnere elettronico dì 32 anni, specializzatosi a Oxford e che, insieme con Luca Cardellì, assì- stent director e specialista nei sistemi dì sicurezza, conferma l'eccellenza della ricerca italiana nel mondo. "i2i", così sì chiama il progetto realizzato da Criminisì, e consente a tutti coloro che usano la webcam dì ottenere ima immagine tridimensionale. La chiave dì questa tecnologia è quella dì usare due telecamere affiancate al posto dì una, ovvero ima stereo webcam. Le due immagini così co^e vengonq^rielaborate attraversò "particolari algoritmi in modo da ricostruire una realtà tridimensionale. Una realtà su cui sì può tra l'altro anche intervenire a vari livelli. Dal gioco di inserire, per esempio, svolazzanti cuoricini o altri disegni del genere intorno a chi è inquadrato a quello di mutare gli sfondi su cui sì staglia il soggetto. L'effetto è simile al ViewMaster che accompagnò ì giochi degli adolescenti degli Anni 60 o allo Stereoscopio dei primi del Novecento. Ma se questi casi si aveva una sensazione dì profondità tra immagini che comunque restavano piatte su piani diversi, ora, grazie agli algoritmi di Antonio Criminisi, quello che si percepisce è un reale,3D senza il bisogno dì ricorrere ai fastidiosi occhiali¬ ni che lo hanno da sempre relegato nel baraccone delle curiosità. E' una tecnica, confida il ricercatore italiano, che è stata già applicata a livello di effetti speciali in alcune recenti grandi produzioni cinematografiche. Chissà, forse un giorno si potrà dire che è stato un italiano a risolvere il problema della televisione come del cinema tridimensionale. Al Microsoft Research Cambridge lavora anche la croata Natasa Milìc-Pràylirig, che è tutta protesa a trovare soluzioni capaci dì rendere sempre più efficaci le ricerche on line. In sìntesi, il suo MSRead consente di vedere immediatamente evidenziate su una pagina on line esattamente le parti che rispondono alla domanda che abbiamo fatto. Chi usa i motori ricerca può apprezzare fino in fondo l'importanza di un servizio del genere quando ci sì muove per scovare un ago nel pagliaio delle pagine in Rete. Per finire, tra le ultime creazioni del centro di Cambridge c'è da segnalare il nuovo software Digital Image Studio 9, una soluzione a metà strada tra il ritocco professionale delle immagini digitali e l'elaborazione fatta per hobby. DUEMILA IMMAGINI OGNI 24 ORE PER IMMORTALARE OGNI NOSTRO ATTO: UNO STRUMENTO PER CHI HA DISTURBI NEL RICORDARE, MA ANCHE INQUIETANTE INTROMISSIONE NELLA PRIVACY. ALTRI RITROVATI PER MIGLIORARE LE IMMAGINI TRIDIMENSIONALI E PER RENDERE PIÙ' EFFICACI E RAPIDE LE RICERCHE ON-LINE Dal film «Kika» di Almodóvar: scena che ha precòrso i tempi

Luoghi citati: Cambridge, Dublino, Oxford