Malerba gioca di rovescio di Giovanni Tesio

Malerba gioca di rovescio Malerba gioca di rovescio Giovanni Tesio UN'ACCOGLIENZA o un congedo? L'ultimo libro di Luigi Malerba s'intitola Ti saluto filosofia ma conviene coglierne da subito l'indizio ironico. Un procedere al contrario cbe viene espresso per bocca di un sedicente Descartes in vena - tra "i sentimenti e i sigari" - di dominare il caso e la contingenza con le tassonomie più incongrue. Venti racconti, che hanno per protagonista un io di tante maschere, ma anche un io che a volte sfiora - pur con tutte le cautele - un più prossimo grado di coinvolgimento autobiografico. Ad esempio nella circostanza di Ho sognato J.L. Borges, che si è tentati di leggere come un'obliqua professione di poetica: una dichiarazione d'insensatezza calata dentro un universo di dimensione domestica. Nulla, insomma, della vertigine siderale delle invenzioni borgesiane. Si va dal vero e proprio racconto (ad esempio il primo e l'ultimo del libro) alla riscrittura un po' facile della storia di tre Magi d'oggi in visita ad un Bambin Gesù, che è poi una bambina. Si passa dal "giallo filologico" alla "spy story", da una triste "lamentatio" ad imo scherzo onirico alla Gogol, da un "pulp" dissimulato ad una bizzarria robotica, da una variazione sul tema dell'ombra ad un'occasione sul tema della memoria. Nell'insieme un libro di impianto un po' addizionale, che non bastano le assennate intenzioni del risvolto di copertina a rendere del tutto persuasivo. E' ben vero che la scrittura di Malerba non è mai descrittiva, non scava nelle psicologie, non mima emozioni e sentimenti, ma incarna idee, sradica pregiudizi, narra secondo continue procedure di scarto e di rovescio giocando sull'ambiguità di interno-esterno che è qui rappresentata dal richiamo all' anello o nastro di Moebius. I protagonisti dei suoi racconti fanno i consulenti catastali, gli ascensoristi, i contabili, i geometri, gli ingegneri idraulici e s'inventano convinzioni e sistemi, sognano omicidi di mogli e compagne o magari li compiono per davvero. Muovendosi secondo traiettorie sghembe (tradimenti, spiazzamenti, attese eluse, piccoli misteri) corrono come ipotesi circensi sul filo esile che si tende tra il dramma e la farsa. Non da ora, del resto, Malerba ci racconta storie che estrae dal gioco di una "cattiveria" fredda, lontana da parole "inutili e vanitose". Una scrittura senza aloni, ruvida, sempre attenta a sostenersi su una sua misura di doppi fondi e paradossi, che viene dalla coscienza dell'enorme contraddittorietà della vita e della trascendenza limitata e ambigua che la letteratura è chiamata a rivestire: in definitiva un modo di colpire l'ipocrisia, l'enfasi dei valori, il luogo comune, il perbenismo, il vuoto. E tutto questo fin dal momento in cui con La scoperta dell'alfabeto, il primo libro di racconti, nacque un personag¬ gio rigorosamente "loico" e bertoldesco come il vecchio analfabeta Amb anelli. Sono passati quasi quarant' anni da un esordio così felicemente estroso e corposo, piantato nel triangolo "Berceto-Solignano-Valmozzola", ma Malerba è rimasto attaccato ad una sua dimensione antiretorica e anticonformistica. Semplicemente l'ha trasportata in un mondo meno connotato, più grigio, più mentale, dando voce all'amara commedia dei suoi tanti io (tutti uomini e quasi tutti anonimi) che sono portatori di inettitudini, impossibilità, stranezze, storture, distorsioni, distonie, fissazioni. Emblematico il racconto II cannocchiale, che diventa un' esplicita riflessione sul carattere della comunicazione letteraria. Un uomo vuole scrivere un romanzo senza scrittura: quello che lui chiama "romanzo verità" (con il vantaggio di poter riprodurre il caos del mondo senza dover tenere conto delle necessità formali cui un romanzo di scrittura deve in qualche modo ottemperare). L'uomo s'illude di far questo semplicemente osservando con un cannocchiale la vita che gli accade di catturare ; dal suo angolo visuale. Ma poi comprende che i fatti vanno interpretati, "altrimenti un fatto vale l'altro e tutto si confonde", e scoprendo la grottesca sequenza di un circuito adulterino finisce per approdare ad un consapevole stravolgimento del rapporto tra finzione e realtà. Se la realtà stessa diventa finzione, tutto ciò che vi accade è finto, è un semplice evento di quel "romanzo reale" che l'uomo pretende di scrivere. Uno dei tanti paradossi che nei migliori di questi racconti la "filosofia" dell'ultimo Malerba ci chiama a dipanare. «Ti saluto filosofia», venti racconti in cui si stravolge il rapporto tra realtà e finzione, storie di spiazzamenti, paradossi, piccoli misteri Si passa dal giallo filologico alla spy story, dallo scherzo alla Gogol al pulp, con protagonisti contabili e geometri, ingegneri idraulici e consulenti catastali Luigi Malerba, un nuovo libro di racconti a 40 anni dall'esordio con «La scoperta dell'alfabeto» Luigi Malerba Ti saluto filosofia Mondadori pp.172.ei6 RACCONTI

Luoghi citati: Berceto, Solignano, Valmozzola