Tormenti d'amore secondo Fassbinder di Osvaldo Guerrieri

Tormenti d'amore secondo Fassbinder «COME GOCCE SU PIETRE ROVENTI» A TORINO Tormenti d'amore secondo Fassbinder Osvaldo Guerrieri TORINO Aveva soltanto diciannove anni Rainer Werner Fassbinder quando scrisse «Come gocce su pietre roventi». Un atto unico con quattro personaggi che possiamo tranquillamente definire un melodramma d'amore, radicato nella sfera medio-borghese di una Germania irresistibilmente dominata dal feticcio dell'edonismo. Importa poco osservare che l'amore di cui parla Fassbinder è omosessuale; e non porta lontano il fatto che il personaggio di Franz abbia la stessa età dell'autore. Quel che invece ha un peso è il gioco di relazioni che riesce a mettere in moto Leopold, il burattinaio della situazione, il bisex che attrae e domina tutti coloro che, come farfalle attratte dal lume, finiscono nella sua sfera per bruciarsi. Ed è qui che la precocità del genio drammatico di Fassbinder mostra un piglio già sicuro e tuia precisione di sguardo critico che fanno perdonare le ingenuità compositive. Un testo significativo, che i Teatridithalia hanno portato al Festival delle Colline con una devozione e un rigore assoluti. È la seconda volta che il dramma viene messo in scena nel nostro paese. Per primo provvide Marco Mattolini, nel 1986, in un'edizione che pochissimi ricordano. Ora, sotto le arcate afosissime della Cavallerizza, che sembrano l'esatto contrario di ciò che occorre per una buona acustica, Ferdinando Bruni rilancia come regista e come interprete il dado teatrale. Lo fa con un'ironia e con un gusto melodrammatico rinvigorito dalle folate romantiche della «Patetica» di Ciakovskij, che assicurano al testo una sottolineatura sarcastica corroborata Ferdinando Bru i da una precisa vena straniante. Il suo Leopold, commerciante cinquantenne e danaroso, irretisce Franz (il bravissimo Nicola Russo) e ne fa una specie di schiavo d'amore e un domestico. Quando la situazione è sul punto di rompersi, quando appaiono Vera (Ida Marinelli), l'ex donna di Leopold, e Anna (Elena Russo), che progetta di sposarsi con Franz, il gioco non regge più. Leopold è un dominatore possessivo. Fa del terzetto un nuovo giocattolo sessuale. Al povero Franz, infelice perché innamorato, non resta che il suicidio. Geometrismo del testo e dello spettacolo, con il quartetto sempre in scena: le donne sedute come fantasmi della memoria fino a quando non vengono chiamate in causa, e gh uomini impegnati a celebrare il rito del dominatore e del dominato, tra pavoneggiamento tronfio e disperazione. Nel suo veggio esplorativo dentro il rinnovamento teatrale, il Festival ha invitato nei giorni scorsi il «Giulio Cesare» prodotto dal CSS di Udine, che ha affidato regia e interpretazione a Paolo MazzareUi. Allievo di Nekrosius all'Ecole des maitres, MazzareUi ha intrecciato alla tragedia di Shakespeare alcuni discorsi del subcomandante Marcos dell'Esercito Zapatista che, contraddicendo i timori, dimostrano di sapersi amalgamare con il testo classico. Con Fabio Monti, Lino Musella, Tommaso Banfi, Valeria Sacco, il giovane MazzareUi prosciuga drasticamente Shakespeare, lo riduce aUa congiura di Bruto, al discorso di Antonio e al soUevamento di Roma contro i congiurati, consegnandoci uno spettacolo essenziale fino aUa nudità, affidato esclusivamente aUa suggestione dialettica. Ferdinando Bruni

Luoghi citati: Germania, Roma, Torino, Udine